Un piccolo OFF-Topic:
Una delle mie ultime creazioni musicali, buon ascolto ;)
La prassi di questi racconti richiederebbe che adesso il maestro per eccellenza desse il suo parere, offrisse una soluzione, una via di fuga. Ma queste sono storie zen in cui l'insegnante tenta solo di svegliarti, di aiutarti a superare quegli stessi schemi concettuali che ti hanno irretito e condotto sin qui. Quindi l'autorevole saggio ...
No, non bacchettò la discepola, non andò via e nemmeno rise. Non rimase in silenzio, né pronunciò sermoni, discorsi ... Si mise a piangere e abbracciò la rana zen pressoché disperato, dispiaciuto, amareggiato. Ma, così facendo le indicò ugualmente la via.
Yajnavalkya aveva due mogli, Maitreyi e Katyayani. Di esse Maitreyi possedeva la scienza dell'Assoluto, Katyayani invece era paga di quel che le donne son solite conoscere. Ed ecco un giorno Yajnavalkyi, che stava per abbracciare un nuovo stadio di vita, così parlò:
Brhadaranyakopanisad V 2. 1
- "O Maitreyi", disse Yajnavalkya - "io sono in procinto di abbandonare questo stadio di vita. Voglio dunque definire la tua posizione insieme a quella di Katyayani."
Disse allora Maitreyi: "O signore, se pure mi toccasse in sorte l'intera terra ricolma di ricchezze, forse grazie a ciò potrei divenire immortale?".
- "No", rispose Yajnavalkya ", la tua vita scorrerà simile a quella di coloro che sono dotati di mezzi, ma dalla ricchezza non si può sperare di trarre l'immortalità".
Disse allora Maitreyi: "Che me ne faccio di ciò che non mi fa raggiungere l'immortalità? Ma ti prego, dimmi, o Signore, quel che tu conosci".
Disse allora Yajnavalkya: "Care cose dici tu che mi sei così cara. Vieni e siedi, tutto quanto io ti dirò. Ma tu presta piena attenzione a quel che ti vado esponendo". E così prese a dire:" Non a causa dell'amore per lo sposo lo sposo è caro: è a causa dell'amore per il Sé che lo sposo è caro. Non a causa dell'amore per la moglie la moglie è cara: è a causa dell'amore per il Sé che la moglie è cara. Non ha causa dell'amore per i figli i figli sono cari: è a causa dell'amore per il Sé che i figli sono cari. Non a causa dell'amore per le ricchezze le ricchezze sono care: è a causa dell'amore per il Sé che le ricchezze
sono care. Non a causa dell'amore per la condizione di sacerdote specialista del sacro la condizione di sacerdote specialista del sacro è cara. Non a causa dell'amore per la condizione di guerriero la condizione di guerriero è cara: è a causa dell'amore per il Sé che la condizione di guerriero è cara. Non a causa dell'amore per i mondi i mondi sono cari: è a causa dell'amore per il Sé che i mondi sono cari. Non a causa dell'amore per gli dei gli dei sono cari: è a causa dell'amore per il Sé che gli dei sono cari. Non a causa dell'amore per gli esseri gli esseri sono cari: è a causa dell'amore per il Sé che gli esseri sono cari. Non a causa dell'amore per qualsivoglia oggetto qualsivoglia oggetto è caro: è a causa dell'amore per il Sé che qualsivoglia oggetto è caro. E` il Sé dunque che bisogna scrutare ed ascoltare, è al Sé che occorre pensare e meditare con attenzione. O Maitreyi: è solo guardando, ascoltando, considerando e conoscendo il Sé che si conosce tutto quest'universo".
Brhadaranyakopanisad II 4. 1 - 5
Uno dei possibili modi d'intendere il termine meditazione, sia in senso orientale che occidentale, è quello di riflessione quieta ed attenta. Una contemplazione che da semplice osservazione o ascolto iniziali di un determinato soggetto diventa rilievo silente.
La meditazione implica una mente silenziosa come nel sonno profondo, ma all'erta e consapevole come nel pensiero dello stato di veglia.
Rilassati, distenditi, assumi una posizione consona. Seduto e non supino, spina dorsale dritta.
Osserva il respiro e astieniti dal pensare di proposito, cioè volutamente, ma non escludere nulla. Diventa un puro riflesso di tutto ciò che accade. Il flusso spontaneo e naturale del respiro sarà l'oggetto primario d'attenzione. Tuttavia non rifiutare subito il suo corollario, gli eventuali pensieri apparentemente autonomi che si avvicendano, in secondo piano, sullo sfondo della coscienza, conquistando, temporaneamente la tua attenzione, un background d'immagini, gioie o vicissitudini, idee gradevoli, moleste o indifferenti. Osserva direttamente, non elaborare o etichettare quanto vedi. Se qualcosa ti distrae prendine atto, ma poi ritorna al flusso naturale del respiro. Dimentica per un po' le conoscenze pregresse. Vivi l'istante, il frangente, per ciò che è.
Osserva consapevolmente il flusso e riflusso del respiro, nonché gli eventuali pensieri, come fossero le onde di un laghetto agitato. Contemplali, con il giusto distacco, come un osservatore che diventa, via via più lontano. I pensieri e il respiro sono le onde del lago. Quando tali increspature superficiali diventano più piatte e cominciano a placarsi, la tua interiorità si rinnova divenendo progressivamente più limpida. Cos'é tale stato di calma, donde proviene? Vivilo semplicemente in quanto ottima pausa di relax, riposo, momentaneo distacco dal tran tran della vita ordinaria. Con il tempo tale metodo ti condurrà ad esplorare le tue profondità esistenziali più intime, laddove sembra riprodursi una nuova sorgente di vivida energia ristoratrice.
In questa osservazione non v'è nulla da raggiungere, conquistare, afferrare, ricevere. Ciò che conta è l'atto in sé. In realtà non importa ciò che si osserva, il flusso del respiro, un simbolo religioso, la tremula fiamma di un innocente candela, il flebile bisbiglio di un molesto pensiero ricorrente, il tacito mormorio di un'emozione volubile. Non importa quel che si osserva. Perché colui che osserva e l'oggetto osservato appartengono alla medesima arcinota realtà. Ciò che conta è solo l'atto di osservare, l'unico gesto capace di dischiudere le porte alla verità del proprio presente.
Quindi, riepilogando: osserva, l'oggetto di osservazione potrebbe sfuggirti, il cicalio dei pensieri riprendere, ma tu rimani consapevole e rileva, riscontra, sorveglia, guarda attentamente il flusso del respiro, gli eventuali pensieri, senza sostituirli con l'immagine di un laghetto, ma divenendo vieppiù come un lago di calma e silenzio le cui acque superficiali si quietano sino a consentire d'intravederne profondità via via più recondite.
Se l'esercizio testé descritto è adatto o in sintonia con le tue propensioni individuali, avvertirai ben presto dei lievi benefici, un senso d'integrazione e tranquillità cui seguirà, inevitabilmente, una disposizione compassionevole verso tutti gli esseri viventi. In caso contrario sarà inutile insistere. Esistono tante altre possibilità.
Ma se il metodo funziona è probabile che percepirai un senso di freschezza e ristoro interiori. Proprio come se da te, dal tuo interno, sgorgasse una sorgente dalle chiare fresche e limpide acque vitali. Quella è la fonte d'ogni benessere. Essa non ha una collocazione specifica. In realtà non si può dire che sia "dentro" davvero, oppure provenga dall'esterno. Diciamo pare che sgorghi dal nulla, ma da un nulla tutto, vuoto e pieno, che si manifesterà quando la tue attitudini naturali saranno divenute calma e chiarezza.
I modi di esprimere nell'immediato il risultato di queste circostanze è individuale, cioè diverso per ciascuno. Taluni ne percepiranno gioia, tal'altri un vivace senso di libertà. C'è chi svilupperà la propria intuizione, chi diverrà creativo, o silente, o amorevole, o più probabile un insieme di tutte queste caratteristiche.
Oltre la sensazione di essersi rigenerato qualcheduno sentirà di aver ritrovato se stesso. E questo "se stesso" si risolverà, con il tempo, in una percezione esistenziale che comprende anche gli altri, il mondo intero, il cosmo. Infine subentrerà la compassione ...
Nel processo appena descritto non negheremo mai l'io che osserva, che è ciascuno di noi e senza di cui non potremmo, ovviamente, operare. L'io che osserva è genuino, autentico. E' la vita che osserva, per nostro tramite, il dispiegarsi degli eventi. Ci sono alcuni maestri che suggeriscono di esaminarlo direttamente ... altri sostengono che per conoscere se stessi sia meglio evitare l'auto-osservazione diretta. Invece se questo "io" si autoafferma come osservatore, senza identificarsi con alcun oggetto, non potrà che riconoscere, con il tempo, la sua vera natura.
Egli non è, in realtà, quel piccolo, modesto e transuente ego, capriccioso e pieno di desideri quanto inconsapevole, che vive in funzione d'ingannevoli appigli. Ma è l'intramontabile e indissolubile vita che scruta se medesima attraverso il miracolo del suo occhio mortale, si rattrista per l'impermanenza di quanto scorge , ma gioisce del comporsi e ricomporsi d'ogni evento in un flusso senza inizio, fine, tempo. Si, perché ha contemplato la natura essenziale, l'intrinseco ...