Osservare

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Uno dei possibili modi d'intendere il termine meditazione, sia in senso orientale che occidentale, è quello di riflessione quieta ed attenta. Una contemplazione che da semplice osservazione o ascolto iniziali di un determinato soggetto diventa rilievo silente.

La meditazione implica una mente silenziosa come nel sonno profondo, ma all'erta e consapevole come nel pensiero dello stato di veglia.

Osservare

Rilassati, distenditi, assumi una posizione consona. Seduto e non supino, spina dorsale dritta.

Osserva il respiro e astieniti dal pensare di proposito, cioè volutamente, ma non escludere nulla. Diventa un puro riflesso di tutto ciò che accade. Il flusso spontaneo e naturale del respiro sarà l'oggetto primario d'attenzione. Tuttavia non rifiutare subito il suo corollario, gli eventuali pensieri apparentemente autonomi che si avvicendano, in secondo piano, sullo sfondo della coscienza, conquistando, temporaneamente la tua attenzione, un background d'immagini, gioie o vicissitudini, idee gradevoli, moleste o indifferenti. Osserva direttamente, non elaborare o etichettare quanto vedi. Se qualcosa ti distrae prendine atto, ma poi ritorna al flusso naturale del respiro. Dimentica per un po' le conoscenze pregresse. Vivi l'istante, il frangente, per ciò che è.

Osserva consapevolmente il flusso e riflusso del respiro, nonché gli eventuali pensieri, come fossero le onde di un laghetto agitato. Contemplali, con il giusto distacco, come un osservatore che diventa, via via più lontano. I pensieri e il respiro sono le onde del lago. Quando tali increspature superficiali diventano più piatte e cominciano a placarsi, la tua interiorità si rinnova divenendo progressivamente più limpida. Cos'é tale stato di calma, donde proviene? Vivilo semplicemente in quanto ottima pausa di relax, riposo, momentaneo distacco dal tran tran della vita ordinaria. Con il tempo tale metodo ti condurrà ad esplorare le tue profondità esistenziali più intime, laddove sembra riprodursi una nuova sorgente di vivida energia ristoratrice.

In questa osservazione non v'è nulla da raggiungere, conquistare, afferrare, ricevere. Ciò che conta è l'atto in sé. In realtà non importa ciò che si osserva, il flusso del respiro, un simbolo religioso, la tremula fiamma di un innocente candela, il flebile bisbiglio di un molesto pensiero ricorrente, il tacito mormorio di un'emozione volubile. Non importa quel che si osserva. Perché colui che osserva e l'oggetto osservato appartengono alla medesima arcinota realtà. Ciò che conta è solo l'atto di osservare, l'unico gesto capace di dischiudere le porte alla verità del proprio presente.

Quindi, riepilogando: osserva, l'oggetto di osservazione potrebbe sfuggirti, il cicalio dei pensieri riprendere, ma tu rimani consapevole e rileva, riscontra, sorveglia, guarda attentamente il flusso del respiro, gli eventuali pensieri, senza sostituirli con l'immagine di un laghetto, ma divenendo vieppiù come un lago di calma e silenzio le cui acque superficiali si quietano sino a consentire d'intravederne profondità via via più recondite.

Se l'esercizio testé descritto è adatto o in sintonia con le tue propensioni individuali, avvertirai ben presto dei lievi benefici, un senso d'integrazione e tranquillità cui seguirà, inevitabilmente, una disposizione compassionevole verso tutti gli esseri viventi. In caso contrario sarà inutile insistere. Esistono tante altre possibilità.

Ma se il metodo funziona è probabile che percepirai un senso di freschezza e ristoro interiori. Proprio come se da te, dal tuo interno, sgorgasse una sorgente dalle chiare fresche e limpide acque vitali. Quella è la fonte d'ogni benessere. Essa non ha una collocazione specifica. In realtà non si può dire che sia "dentro" davvero, oppure provenga dall'esterno. Diciamo pare che sgorghi dal nulla, ma da un nulla tutto, vuoto e pieno, che si manifesterà quando la tue attitudini naturali saranno divenute calma e chiarezza.

I modi di esprimere nell'immediato il risultato di queste circostanze è individuale, cioè diverso per ciascuno. Taluni ne percepiranno gioia, tal'altri un vivace senso di libertà. C'è chi svilupperà la propria intuizione, chi diverrà creativo, o silente, o amorevole, o più probabile un insieme di tutte queste caratteristiche.

Oltre la sensazione di essersi rigenerato qualcheduno sentirà di aver ritrovato se stesso. E questo "se stesso" si risolverà, con il tempo, in una percezione esistenziale che comprende anche gli altri, il mondo intero, il cosmo. Infine subentrerà la compassione ...

Nel processo appena descritto non negheremo mai l'io che osserva, che è ciascuno di noi e senza di cui non potremmo, ovviamente, operare. L'io che osserva è genuino, autentico. E' la vita che osserva, per nostro tramite, il dispiegarsi degli eventi. Ci sono alcuni maestri che suggeriscono di esaminarlo direttamente ... altri sostengono che per conoscere se stessi sia meglio evitare l'auto-osservazione diretta. Invece se questo "io" si autoafferma come osservatore, senza identificarsi con alcun oggetto, non potrà che riconoscere, con il tempo, la sua vera natura.

Egli non è, in realtà, quel piccolo, modesto e transuente ego, capriccioso e pieno di desideri quanto inconsapevole, che vive in funzione d'ingannevoli appigli. Ma è l'intramontabile e indissolubile vita che scruta se medesima attraverso il miracolo del suo occhio mortale, si rattrista per l'impermanenza di quanto scorge , ma gioisce del comporsi e ricomporsi d'ogni evento in un flusso senza inizio, fine, tempo. Si, perché ha contemplato la natura essenziale, l'intrinseco ...

Epilogo

La tua mente ordinaria non è differente dalla tua mente "buddhica". Dovunque vada o veda sei già un Buddha. Sii presente a ciò che fai, al tuo stesso presente, limitandoti ad eseguire l'azione che stai compiendo. Ecco la tua sadhana (disciplina spirituale), se mangi mangia, se dormi dormi, se cammini cammina, in ufficio lavora e se ti rilassi molla davvero la presa e rivolgiti al tuo cielo interiore, che come mente universale ha di per sé una sua incontaminabile e fulgida purezza. Certo, può sempre accadere che qualche nube l'attraversi. Tali nubi sono gli oggetti esterni, pensieri o preoccupazioni moleste. Ma così come subitamente sopraggiunti, altrettanto rapidamente si dileguano lasciandoti libero di scegliere. Entrare, uscire, ritornare ... ed ecco che il laghetto della tua mente diventa un limpido cielo interiore. Osserva e non escludere nulla, includi ogni cosa.

Bene, pensi che ti abbia descritto una nuova tecnica di meditazione? Nient'affatto! Osservare consapevolmente è il gesto più immediato, semplice e gratuito che si possa mai compiere.

Fonte:http://www.meditare.it/meditazione/osservare.htm

Identita' tra noi ed il mondo

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Intuizioni per la meditazione. "Non esistono né impurità, né purificazione, né divinità esterna a sé, né pratica, né rituale e non vi è nulla da raggiungere che sia separato da noi. La coscienza è la totalità, la totalità è la coscienza". [...] Improvvisamente non c'è più intercessore, non c'è più distanza, non c'è più separazione. Si tratta allora di liberare la coscienza dalle opacità che ci fanno credere di essere un'entità [...] indegna.
Il risultato è un rilassamento totale del corpo e della mente [...].

È la via laica per eccellenza. Vogliamo semplicemente l'indipendenza, l'armonia, il godere continuamente e profondamente del mondo [...].

La nostra paura principale, la paura della dissoluzione, di non essere nulla, ci impedisce semplicemente di comprendere che quando pensiamo di essere una cosa in particolare, quindi isolati, non siamo che quella cosa e perdiamo tutto il resto. Accettando di non essere nulla, guadagniamo il mondo. Questo ragionamento logico è la chiave [...] del ruolo creativo del desiderio e delle passioni, considerati i corrieri più veloci che, attraverso la sensorialità, ci conducono al Sé. [...]

Il piacere è una componente fondamentale della pratica [...], perché appena proviamo piacere nella presenza, abbiamo una tendenza naturale a ritornarvi. A questo punto non si tratta più di una pratica, ma di un modo di gustare più pienamente la vita e la sensorialità ed è la base di qualsiasi altra pratica. [...]

Da dove ci viene l'intuizione di una possibile identità tra noi ed il mondo? Nessuno ce l'ha suggerita [...]. Perché ci ostiniamo a pensare che questa unione sia possibile? Molto semplicemente perché ne abbiamo fatto l'esperienza diretta, intima e questa certezza è inalienabile. Abbiamo vissuto questa esperienza ben prima di essere condizionati.
Da neonati, durante le prime settimane di vita, non ci sentiamo separati né dalla madre né da ciò che ci circonda, siamo nell'unità indifferenziata. Questi momenti sono probabilmente i più sconcertanti e forti della nostra vita. Nessuna sensazione successiva riuscirà mai a far passare questa esperienza in secondo piano. È come incisa in noi, qualsiasi sia il cammino che seguiamo. Questa sensazione a volte riemerge inaspettatamente e ci ricorda per tutta la nostra vita che abbiamo la possibilità di comunicare nuovamente con lei.
Freud la chiamava «la sensazione oceanica»: «La sola presenza di questa sensazione oceanica ci autorizzerebbe a dichiararci religiosi, pur ripudiando tutte le credenze e le illusioni» (da Il disagio della civiltà e altri saggi).
Questa sensazione di unità [...] sembra essere la nostra prima esperienza di esseri umani. [...] È alla base dell'esperienza dell'essere [...].

Quando l'ego si sviluppa, molto pInserisci linkresto, ben prima della comparsa del linguaggio, con esso appare la sensazione di separazione, che l'impostazione della nostra cultura non fa che accelerare. Dobbiamo distinguerci, dobbiamo accogliere le sfide, mostrarci brillanti, intelligenti, efficaci e tutto questo non può accadere senza un'inflazione dell'ego. Allora, come mai una volta adempiute tutte queste funzioni con successo sentiamo ancora quella nostalgia dell'unità? Semplicemente perché è la nostra natura essenziale e non possiamo dimenticarla" (pp. 37-51).

(Tratto da "Desideri, passioni e spiritualità" di Daniel Odier, il più noto esponente vivente in Europa della via kashmira)

Fonte:http://www.meditare.net/consapevolezza/identita-tra-noi-ed-il-mondo-daniel-odier