Non esiste niente - racconto zen

 http://profetaincerto.altervista.org/wp-content/uploads/2010/06/Nulla2.png



«Quando era un giovane studente di Zen, Yamaoka Tesshu andava sempre a trovare tutti i maestri. Andò a far visita a Dokuon di Shokoku.
Volendo mostrare la sua preparazione, disse: "La mente, Buddha e gli esseri senzienti, in fondo, non esistono. La vera natura dei fenomeni è il vuoto. Non c'è nessuna realizzazione, nessuna illusione, nessun saggio, nessuna mediocrità. Non c'è nessuno che dia e niente che si riceva".
Dokuon, che stava fumando in silenzio, non fece commenti. Tutt'a un tratto colpì Yamaoka con la sua pipa di bambù. Questo fece arrabbiare moltissimo il giovane.
"Se niente esiste," domandò Dokuon "da dove viene questa tua collera?".»

Fonte:http://www.meditare.net/racconti/non-esiste-niente-racconto-zen

Chi segue il cammino della Verita' ... non inciampa

http://www.italiagroup.com/carmen/autori/foto_autori/gibran.jpg

Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante - di meditazione, ndr - che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente ..."

"... l'astronomo? può dirvi ciò che sa degli spazi, ma non può darvi la propria conoscenza. Il musico può darvi la melodia che è nell'aria, ma non può darvi il suono fissato nell'orecchio, né l'eco della voce. ... E il matematico potrà descrivervi ragioni di pesi e misure, ma colà non vi potrà guidare. Giacché la visione di un uomo non impresta le sue ali a un altro uomo. E come Dio vi conosce da soli, così tra voi ognuno deve essere solo a conoscere Dio, e da solo comprenderà la terra."
(parole di Kahlil Gibran)

Fonte: http://www.meditare.net/spiritualita/chi-segue-il-cammino-della-verita-non-inciampa

La rivoluzione della rana zen

http://www.meditare.it/images/copyright/dreamstime/444/dreamstime_12120095.jpg

Un bel giorno – che modo d'iniziare un racconto, non potevi sceglier di meglio? – la nostra cara amica rana zen fu assalita da ricordi così nostalgici che decise di rispolverare gli antichi ideali di gioventù e dare un taglio netto all'alienante routine quotidiana.

"Cos'è che sognavo?", si chiese. Un mondo più giusto, più equo. Una società meno egoista, compassionevole, che offrisse svariate opportunità, ma soprattutto un lavoro e una casa a chiunque ne avesse davvero bisogno, a chi volesse creare una nuova famiglia ...", ribadì.

"Ingenua, chi è che dovrebbe finanziare tutto questo? Oggi vige il mercato. Non puoi contravvenirne le leggi senza chiamarti fuori dal contesto civile.", le bisbigliò la voce della coscienza.

Già, il mercato, la coscienza, ciò che è giusto, pertinente, appropriato. Quindi l'educazione, la scuola primaria, secondaria e così via. I corsi, i su-per-corsi, gli stages, gli stagni, la cura del corpo, quella dell'anima, fino al benessere olistico. Civiltà? L'affresco istantaneo di un mondo poliedrico, irrimediabilmente compromesso.

"Tutto da rigettare?", interloquì il maestro che, appena giunto, sembrava avesse già intuito i pensieri più riposti dell'assorta discepola.

La prassi di questi racconti richiederebbe che adesso il maestro per eccellenza desse il suo parere, offrisse una soluzione, una via di fuga. Ma queste sono storie zen in cui l'insegnante tenta solo di svegliarti, di aiutarti a superare quegli stessi schemi concettuali che ti hanno irretito e condotto sin qui. Quindi l'autorevole saggio ...

No, non bacchettò la discepola, non andò via e nemmeno rise. Non rimase in silenzio, né pronunciò sermoni, discorsi ... Si mise a piangere e abbracciò la rana zen pressoché disperato, dispiaciuto, amareggiato. Ma, così facendo le indicò ugualmente la via.

Divagazioni

Consentitemi una breve digressione. La via che indicò implicitamente il maestro è quella del cuore. Anche se si rendeva conto che i nuclei di corruttele degli attuali regimi democratici sono annidati soprattutto nel partitismo – vedi, ad esempio, l'efferata prassi del mercimonio clientelare (vale a dire: sistema delle raccomandazioni) che tra l'altro ha promosso ai posti di potere professionalità, nel migliore dei casi, del tutto inadeguate – non disse nulla. E che doveva dire, ...? Semmai combatti l'egoismo, diffondi la consapevolezza che siamo connessi con ogni cosa, noi siamo l'un l'altro. Comincia con l'aiutare te stesso e quindi tutti coloro che riusciranno a comprenderti o seguirti. Lo Stato non dev'essere governato da quel ricettacolo di ... omissis, immaginate il peggio, grazie ... che sono i partiti – consorterie che in realtà rappresentano anzitutto le istanze più squallide di caste, lobby e conventicole varie – bensì dai cittadini, per un tempo limitato e come servizio civile. La politica non deve avvalersi d'intermediari. Fare politica è giusto, ma senza quelle sovrastrutture autoreferenziali che si chiamano "partiti". Quindi, politica si, ma senza l'intermediazione di nuclei parassitari. L'obbiettivo da perseguire è la democrazia reale – di cui peraltro esistono già limpidi esempi – rispetto a cui, quella attuale, è solo una goffa parodia.
- Maestro, la realtà è molto dura, durante le rivoluzioni è stato versato sempre del sangue.
- In molti offriranno il loro obolo d'ira, figliola. Tu, invece, elargisci la concentrazione. Individua un obbiettivo impersonale, molto nobile, ma circoscritto e realizzalo con l'ausilio della meditazione collettiva.

Fonte : http://www.meditare.it/racconti/la-rivoluzione-della-rana-zen.htm

IL DIALOGO TRA YAJNAVALKYA E MAITREYI

http://www.freeindia.org/biographies/sages/yajnavalkya/yajnavalkya.jpg

Yajnavalkya aveva due mogli, Maitreyi e Katyayani. Di esse Maitreyi possedeva la scienza dell'Assoluto, Katyayani invece era paga di quel che le donne son solite conoscere. Ed ecco un giorno Yajnavalkyi, che stava per abbracciare un nuovo stadio di vita, così parlò:
Brhadaranyakopanisad V 2. 1

- "O Maitreyi", disse Yajnavalkya - "io sono in procinto di abbandonare questo stadio di vita. Voglio dunque definire la tua posizione insieme a quella di Katyayani."
Disse allora Maitreyi: "O signore, se pure mi toccasse in sorte l'intera terra ricolma di ricchezze, forse grazie a ciò potrei divenire immortale?".
- "No", rispose Yajnavalkya ", la tua vita scorrerà simile a quella di coloro che sono dotati di mezzi, ma dalla ricchezza non si può sperare di trarre l'immortalità".
Disse allora Maitreyi: "Che me ne faccio di ciò che non mi fa raggiungere l'immortalità? Ma ti prego, dimmi, o Signore, quel che tu conosci".
Disse allora Yajnavalkya: "Care cose dici tu che mi sei così cara. Vieni e siedi, tutto quanto io ti dirò. Ma tu presta piena attenzione a quel che ti vado esponendo". E così prese a dire:" Non a causa dell'amore per lo sposo lo sposo è caro: è a causa dell'amore per il Sé che lo sposo è caro. Non a causa dell'amore per la moglie la moglie è cara: è a causa dell'amore per il Sé che la moglie è cara. Non ha causa dell'amore per i figli i figli sono cari: è a causa dell'amore per il Sé che i figli sono cari. Non a causa dell'amore per le ricchezze le ricchezze sono care: è a causa dell'amore per il Sé che le ricchezze
sono care. Non a causa dell'amore per la condizione di sacerdote specialista del sacro la condizione di sacerdote specialista del sacro è cara. Non a causa dell'amore per la condizione di guerriero la condizione di guerriero è cara: è a causa dell'amore per il Sé che la condizione di guerriero è cara. Non a causa dell'amore per i mondi i mondi sono cari: è a causa dell'amore per il Sé che i mondi sono cari. Non a causa dell'amore per gli dei gli dei sono cari: è a causa dell'amore per il Sé che gli dei sono cari. Non a causa dell'amore per gli esseri gli esseri sono cari: è a causa dell'amore per il Sé che gli esseri sono cari. Non a causa dell'amore per qualsivoglia oggetto qualsivoglia oggetto è caro: è a causa dell'amore per il Sé che qualsivoglia oggetto è caro. E` il Sé dunque che bisogna scrutare ed ascoltare, è al Sé che occorre pensare e meditare con attenzione. O Maitreyi: è solo guardando, ascoltando, considerando e conoscendo il Sé che si conosce tutto quest'universo".
Brhadaranyakopanisad II 4. 1 - 5


Perchè "L'ORO DI POLIA" vi conquisterà



È un avvincente giallo esoterico tutto ambientato in Italia. Non soltanto nell’Italia più conosciuta, quella delle città da cartolina, ma anche in alcuni tra i luoghi più enigmatici, suggestivi e poco noti della penisola. Così, seguendo il viaggio dei protagonisti, il lettore si troverà a passare da ville, monasteri, grotte, musei, piazze, monumenti, chiese e biblioteche, riscoprendo o, in certi casi, riscrivendo, intere pagine di storia.
È il giallo della ricerca di un tesoro. Un tesoro antico, inestimabile, rimasto sepolto da secoli. Un tesoro legato alla donna più conturbante del Rinascimento: Lucrezia Borgia.
La via che conduce al tesoro, è costellata di simboli misteriosi, messaggi in codice, e anagrammi da interpretare. Riuscire nell’impresa, richiederà concentrazione, arguzia, ma anche molta prudenza: per trovare gli indizi necessari, i ricercatori dovranno talvolta passare da vie non del tutto legali… Con la polizia alle calcagna, poi, il tempo incalza. Le decisioni devono essere prese rapidamente. Gli obiettivi, scelti con attenzione. Senza contare i possibili trabocchetti: una mossa falsa, un’interpretazione sbagliata, e la missione può fallire. Oppure costare la vita.
La chiave di tutto, sembra essere un libro. “Hypnerotomachia Poliphili”, significa “Combattimento d’amore in sogno di Polifilo”. È un celebre incunabolo stampato per la prima volta a Venezia nel 1499, attribuito ad un Francesco Colonna non meglio identificato (nobile romano secondo alcuni, frate domenicano secondo altri, o persino pseudonimo di un altro autore). Un libro scritto con in linguaggio composto da parole di diverse lingue (latino, italiano, greco, arabo…), arricchito da pregevoli xilografie, che parla del viaggio onirico di Polifilo in cerca della sua amata, la ninfa Polia.
Che rapporto aveva questo libro con Lucrezia Borgia?
Questo è solo uno dei tanti interrogativi che riguardano l’esoterismo dei Borgia. Ad esempio, perché papa Alessandro VI, padre di Lucrezia, fece affrescare nelle stanze vaticane la processione in onore del Dio toro Apis, e la storia di Iside e Osiride? A causa di quali strani rituali i Borgia vennero accusati di Satanismo da Burcardo, il cerimoniere vaticano?
Ma torniamo ai nostri giorni. A Ferrara viene assaltato un furgone portavalori che stava riportando un importante reperto storico alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Nella stessa città, poco tempo dopo, in un antico convento, una tomba viene profanata. Entrambi i casi sembrano collegati fra loro, ma qual è il vero movente? 

Osservare

http://www.ioarte.org/img/artisti/enrico__Osservare_g.jpg

Uno dei possibili modi d'intendere il termine meditazione, sia in senso orientale che occidentale, è quello di riflessione quieta ed attenta. Una contemplazione che da semplice osservazione o ascolto iniziali di un determinato soggetto diventa rilievo silente.

La meditazione implica una mente silenziosa come nel sonno profondo, ma all'erta e consapevole come nel pensiero dello stato di veglia.

Osservare

Rilassati, distenditi, assumi una posizione consona. Seduto e non supino, spina dorsale dritta.

Osserva il respiro e astieniti dal pensare di proposito, cioè volutamente, ma non escludere nulla. Diventa un puro riflesso di tutto ciò che accade. Il flusso spontaneo e naturale del respiro sarà l'oggetto primario d'attenzione. Tuttavia non rifiutare subito il suo corollario, gli eventuali pensieri apparentemente autonomi che si avvicendano, in secondo piano, sullo sfondo della coscienza, conquistando, temporaneamente la tua attenzione, un background d'immagini, gioie o vicissitudini, idee gradevoli, moleste o indifferenti. Osserva direttamente, non elaborare o etichettare quanto vedi. Se qualcosa ti distrae prendine atto, ma poi ritorna al flusso naturale del respiro. Dimentica per un po' le conoscenze pregresse. Vivi l'istante, il frangente, per ciò che è.

Osserva consapevolmente il flusso e riflusso del respiro, nonché gli eventuali pensieri, come fossero le onde di un laghetto agitato. Contemplali, con il giusto distacco, come un osservatore che diventa, via via più lontano. I pensieri e il respiro sono le onde del lago. Quando tali increspature superficiali diventano più piatte e cominciano a placarsi, la tua interiorità si rinnova divenendo progressivamente più limpida. Cos'é tale stato di calma, donde proviene? Vivilo semplicemente in quanto ottima pausa di relax, riposo, momentaneo distacco dal tran tran della vita ordinaria. Con il tempo tale metodo ti condurrà ad esplorare le tue profondità esistenziali più intime, laddove sembra riprodursi una nuova sorgente di vivida energia ristoratrice.

In questa osservazione non v'è nulla da raggiungere, conquistare, afferrare, ricevere. Ciò che conta è l'atto in sé. In realtà non importa ciò che si osserva, il flusso del respiro, un simbolo religioso, la tremula fiamma di un innocente candela, il flebile bisbiglio di un molesto pensiero ricorrente, il tacito mormorio di un'emozione volubile. Non importa quel che si osserva. Perché colui che osserva e l'oggetto osservato appartengono alla medesima arcinota realtà. Ciò che conta è solo l'atto di osservare, l'unico gesto capace di dischiudere le porte alla verità del proprio presente.

Quindi, riepilogando: osserva, l'oggetto di osservazione potrebbe sfuggirti, il cicalio dei pensieri riprendere, ma tu rimani consapevole e rileva, riscontra, sorveglia, guarda attentamente il flusso del respiro, gli eventuali pensieri, senza sostituirli con l'immagine di un laghetto, ma divenendo vieppiù come un lago di calma e silenzio le cui acque superficiali si quietano sino a consentire d'intravederne profondità via via più recondite.

Se l'esercizio testé descritto è adatto o in sintonia con le tue propensioni individuali, avvertirai ben presto dei lievi benefici, un senso d'integrazione e tranquillità cui seguirà, inevitabilmente, una disposizione compassionevole verso tutti gli esseri viventi. In caso contrario sarà inutile insistere. Esistono tante altre possibilità.

Ma se il metodo funziona è probabile che percepirai un senso di freschezza e ristoro interiori. Proprio come se da te, dal tuo interno, sgorgasse una sorgente dalle chiare fresche e limpide acque vitali. Quella è la fonte d'ogni benessere. Essa non ha una collocazione specifica. In realtà non si può dire che sia "dentro" davvero, oppure provenga dall'esterno. Diciamo pare che sgorghi dal nulla, ma da un nulla tutto, vuoto e pieno, che si manifesterà quando la tue attitudini naturali saranno divenute calma e chiarezza.

I modi di esprimere nell'immediato il risultato di queste circostanze è individuale, cioè diverso per ciascuno. Taluni ne percepiranno gioia, tal'altri un vivace senso di libertà. C'è chi svilupperà la propria intuizione, chi diverrà creativo, o silente, o amorevole, o più probabile un insieme di tutte queste caratteristiche.

Oltre la sensazione di essersi rigenerato qualcheduno sentirà di aver ritrovato se stesso. E questo "se stesso" si risolverà, con il tempo, in una percezione esistenziale che comprende anche gli altri, il mondo intero, il cosmo. Infine subentrerà la compassione ...

Nel processo appena descritto non negheremo mai l'io che osserva, che è ciascuno di noi e senza di cui non potremmo, ovviamente, operare. L'io che osserva è genuino, autentico. E' la vita che osserva, per nostro tramite, il dispiegarsi degli eventi. Ci sono alcuni maestri che suggeriscono di esaminarlo direttamente ... altri sostengono che per conoscere se stessi sia meglio evitare l'auto-osservazione diretta. Invece se questo "io" si autoafferma come osservatore, senza identificarsi con alcun oggetto, non potrà che riconoscere, con il tempo, la sua vera natura.

Egli non è, in realtà, quel piccolo, modesto e transuente ego, capriccioso e pieno di desideri quanto inconsapevole, che vive in funzione d'ingannevoli appigli. Ma è l'intramontabile e indissolubile vita che scruta se medesima attraverso il miracolo del suo occhio mortale, si rattrista per l'impermanenza di quanto scorge , ma gioisce del comporsi e ricomporsi d'ogni evento in un flusso senza inizio, fine, tempo. Si, perché ha contemplato la natura essenziale, l'intrinseco ...

Epilogo

La tua mente ordinaria non è differente dalla tua mente "buddhica". Dovunque vada o veda sei già un Buddha. Sii presente a ciò che fai, al tuo stesso presente, limitandoti ad eseguire l'azione che stai compiendo. Ecco la tua sadhana (disciplina spirituale), se mangi mangia, se dormi dormi, se cammini cammina, in ufficio lavora e se ti rilassi molla davvero la presa e rivolgiti al tuo cielo interiore, che come mente universale ha di per sé una sua incontaminabile e fulgida purezza. Certo, può sempre accadere che qualche nube l'attraversi. Tali nubi sono gli oggetti esterni, pensieri o preoccupazioni moleste. Ma così come subitamente sopraggiunti, altrettanto rapidamente si dileguano lasciandoti libero di scegliere. Entrare, uscire, ritornare ... ed ecco che il laghetto della tua mente diventa un limpido cielo interiore. Osserva e non escludere nulla, includi ogni cosa.

Bene, pensi che ti abbia descritto una nuova tecnica di meditazione? Nient'affatto! Osservare consapevolmente è il gesto più immediato, semplice e gratuito che si possa mai compiere.

Fonte:http://www.meditare.it/meditazione/osservare.htm

Identita' tra noi ed il mondo

http://www.neripozza.it/_files/autori/foto/Daniel_Odier.jpg

Intuizioni per la meditazione. "Non esistono né impurità, né purificazione, né divinità esterna a sé, né pratica, né rituale e non vi è nulla da raggiungere che sia separato da noi. La coscienza è la totalità, la totalità è la coscienza". [...] Improvvisamente non c'è più intercessore, non c'è più distanza, non c'è più separazione. Si tratta allora di liberare la coscienza dalle opacità che ci fanno credere di essere un'entità [...] indegna.
Il risultato è un rilassamento totale del corpo e della mente [...].

È la via laica per eccellenza. Vogliamo semplicemente l'indipendenza, l'armonia, il godere continuamente e profondamente del mondo [...].

La nostra paura principale, la paura della dissoluzione, di non essere nulla, ci impedisce semplicemente di comprendere che quando pensiamo di essere una cosa in particolare, quindi isolati, non siamo che quella cosa e perdiamo tutto il resto. Accettando di non essere nulla, guadagniamo il mondo. Questo ragionamento logico è la chiave [...] del ruolo creativo del desiderio e delle passioni, considerati i corrieri più veloci che, attraverso la sensorialità, ci conducono al Sé. [...]

Il piacere è una componente fondamentale della pratica [...], perché appena proviamo piacere nella presenza, abbiamo una tendenza naturale a ritornarvi. A questo punto non si tratta più di una pratica, ma di un modo di gustare più pienamente la vita e la sensorialità ed è la base di qualsiasi altra pratica. [...]

Da dove ci viene l'intuizione di una possibile identità tra noi ed il mondo? Nessuno ce l'ha suggerita [...]. Perché ci ostiniamo a pensare che questa unione sia possibile? Molto semplicemente perché ne abbiamo fatto l'esperienza diretta, intima e questa certezza è inalienabile. Abbiamo vissuto questa esperienza ben prima di essere condizionati.
Da neonati, durante le prime settimane di vita, non ci sentiamo separati né dalla madre né da ciò che ci circonda, siamo nell'unità indifferenziata. Questi momenti sono probabilmente i più sconcertanti e forti della nostra vita. Nessuna sensazione successiva riuscirà mai a far passare questa esperienza in secondo piano. È come incisa in noi, qualsiasi sia il cammino che seguiamo. Questa sensazione a volte riemerge inaspettatamente e ci ricorda per tutta la nostra vita che abbiamo la possibilità di comunicare nuovamente con lei.
Freud la chiamava «la sensazione oceanica»: «La sola presenza di questa sensazione oceanica ci autorizzerebbe a dichiararci religiosi, pur ripudiando tutte le credenze e le illusioni» (da Il disagio della civiltà e altri saggi).
Questa sensazione di unità [...] sembra essere la nostra prima esperienza di esseri umani. [...] È alla base dell'esperienza dell'essere [...].

Quando l'ego si sviluppa, molto pInserisci linkresto, ben prima della comparsa del linguaggio, con esso appare la sensazione di separazione, che l'impostazione della nostra cultura non fa che accelerare. Dobbiamo distinguerci, dobbiamo accogliere le sfide, mostrarci brillanti, intelligenti, efficaci e tutto questo non può accadere senza un'inflazione dell'ego. Allora, come mai una volta adempiute tutte queste funzioni con successo sentiamo ancora quella nostalgia dell'unità? Semplicemente perché è la nostra natura essenziale e non possiamo dimenticarla" (pp. 37-51).

(Tratto da "Desideri, passioni e spiritualità" di Daniel Odier, il più noto esponente vivente in Europa della via kashmira)

Fonte:http://www.meditare.net/consapevolezza/identita-tra-noi-ed-il-mondo-daniel-odier