TESTIMONE ASSOLUTO E CONSAPEVOLEZZA INTEGRALE(Parte 3-ultima parte)



Testimoniare il tempo-spazio

Affermare la verità il tempospazio è in me, può sembrare irrazionale. Invece, è irragionevole affermare mi trovo nel tempospazio, perché è un’affermazione basata sull’errata identificazione con il corpo. La logica comune è molto spesso irrazionale, ma sembra razionalità perché esprime credenze comuni assimilate in modo dogmatico, figlie del non aver riflettuto sufficientemente a fondo sulla loro (non) veridicità.

Ognuno testimonia il proprio tempospazio, perché appare sempre in noi stessi, ma percependolo in modo illuminante si può maturare la comprensione che:

- come Assoluto Si è l’Origine del tempospazio.

- siccome il tempo e lo spazio sono percepiti dal nostro campo esperienziale in lui stesso:

• non ci troviamo nel tempospazio, che, invece, è in noi;

• come individui siamo anche il tempo-spazio;

• il tempospazio è individuale, nel senso che ogni individuo ha il proprio tempospazio, che viene a essere con il suo concepimento e scompare definitivamente con la sua morte. Non si viene al mondo, è il mondo a venire a essere con noi nel momento della fecondazione, la quale è un “vero e proprio” Big Bang, l’inizio di un nuovo universo individuale. Maturare la conoscenza riguardo al proprio universo individuale, fa crollare le credenze e i convincimenti basati sulle false convinzioni che l’universo esiste anche senza il “conoscitore” e che tutti percepiscono lo stesso universo. Gli individui producono/percepiscono l’universo in modo molto simile tra loro, perché: il software di elaborazione (percezione) e quasi uguale per tutti e perché le fondamenta dell’universo sono i processi della Coscienza Originale, che è una e ogni individuo è una Sua espressione.

L’attimo del concepimento, che avviene nel tempospazio dei genitori, fa parte dell’avviamento di processi che permettono l’espressione di nuove vibrazioni (di un nuovo individuo) e quindi di un nuovo tempospazio (quello del neoconcepito), come manifestazione dei processi della Coscienza Originale.

Tutte le vibrazioni ed energie dell’individuo, quindi anche tutto il suo tempospazio e i cosiddetti corpi sottili, iniziano a formarsi con il suo concepimento. Ciò che Precede l’individuo, cioè la Reale Identità e la Coscienza Originale, non è vibratorio. È proprio il concepimento a stimolare l’espressione di un’entità vibratoria (individuo) da stati non vibratori (Reale Identità e Coscienza Originale). Va inoltre considerato che, come ogni avvenimento spaziotemporale, anche il concepimento e ciò che lo precede (nel tempospazio dei genitori) è un’espressione dei processi della Coscienza Originale.

La maturazione della testimonianza qualitativa del tempospazio, può essere favorita:

- dalle espressioni: Sono aperto a scoprire il tempospazio in me; Mi apro a consapevolizzare l’Origine del tempospazio e Sussisto Origine del tempospazio.

- dalle domande, poste in modo illuminante: A chi appare il tempo-spazio? Il tempo passa, oppure è fermo e soltanto sembra passare? Dove e a chi avviene? Esiste senza un conoscitore? Esiste uno spazio interiore e uno esteriore, oppure è tutto interno all’esperienza di esserci? Cosa ci fanno il tempo e lo spazio in me? A chi appare il corpo? Chi lo percepisce? Dove appare? Dove appare il mondo? A chi? Chi ne fa esperienza? Cercando risposte veritiere a queste domande, si apre la porta a constatazioni profondamente logiche, per esempio che:

• il corpo e il mondo appaiono in noi, sono nostri modi di percepirci, di fare esperienza di noi stessi;

• non ci può essere alcuna separazione tra il corpo e il mondo, sono ambedue aspetti della percezione (di esserci);

• il corpo non è il vero conoscitore, ma è un aspetto del conoscitore effettivo (conoscenza in essere), espressione del Conoscitore Reale (Testimone Assoluto).

Si tratta di conclusioni profondamente razionali, alle quali si può giungere, anche senza una grande maturità spirituale, con un profondo ragionamento veritiero sulla percezione, per esempio:

- Visto che il mondo che percepisco appare nella percezione, è impossibile che sia esteriore, esterno a me.

- Dato che il corpo appare a me, nella mia percezione, il corpo fa parte di me.

- Siccome sia il corpo sia l’universo che percepisco avvengo nella mia percezione, non ci può essere alcuna separazione tra il corpo e l’universo. Un modo per giungere a questa definizione è cercare in modo illuminante il (presunto) confine tra corpo e mondo “esteriore”, anche trasbordando dal concetto confine al termine nesso.

- Siccome l’universo appare in me, come individuo sono anche l’universo percepito.

- Dato che l’universo percepito è una questione di percezione, non può esistere un universo “esteriore” uguale a quello che percepisco.

- Dato che tutto lo spazio che percepisco è in me: dov’è il fuori, l’esterno?, Cos’è, c’è?

- Poiché tutto il tempo che percepisco è una mia percezione, non può esserci senza di me. Allora, esiste il prima di me? Per chi?

Queste riflessioni possono portare a volgersi talmente verso l’Origine, da far ritrarre completamente il conosciuto nel “conoscitore” e far cessare le percezioni corpo e universo. Così può essere sperimentato integralmente il nucleo del campo esperienziale, che è vibrazionale e contiene il potenziale dell’universo materiale, che si presenta come tale con l’attivazione dei cinque sensi. Questo fa comprendere che la pura esperienza di esserci (stato vibrazionale) è più “reale” della materia, perché ciò che è percepito come materia, alla base è vibrazione. Scomparsa, con l’Estinzione, la pura esperienza di esserci e poi riapparsa, si può comprendere che anche questo stato vibrazionale è irReale e che il Testimone Assoluto è l’unica Realtà.

La mancanza di Presenza integrale, rende la percezione/idea che il tempo scorra dal presente verso il futuro, formando così il passato. Invece, esiste soltanto il presente, che in sostanza è un’espressione delle vibrazioni dell’Attimo presente. Il tempospazio della testimonianza totale è “unidimensionale”, è pura conoscenza in essere, senza “separazione” in “conoscitore” e conosciuto. Meno il tempo è percepito come (se fosse) tripartito in passato, presente e futuro, meno lo spazio è sperimentato come (se fosse) “diviso” in altezza, larghezza e profondità. In sostanza, lo spazio può essere definito come espressione del Tempo, inteso come Attimo presente. Con l’Estinzione cessa la produzione/sperimentazione del tempospazio. Permangono, impercettibili, la Reale Identità, la Coscienza Originale e l’Attimo presente.

Questo processo di consapevolizzazione si può sollecitare anche con il seguente esercizio meditativo per la liberazione dal passato e dal futuro:

1. Dedico questa meditazione all’Attimo presente.

Visualizzazione: il terzo occhio, “guardando” dal centro del cervello verso il centro della fronte. Tempo: 1’-2’

2. Chiedo la meditazione massima.

Visualizzazione: testa. Tempo: 2’-3’

3. Chiedo la riprogrammazione del passato.

Visualizzazione: il terzo occhio, “guardando” dal centro del cervello verso il centro della fronte. Tempo: minimo 3’

4. Chiedo l’eliminazione della proiezione futuro.

Visualizzazione: il terzo occhio, “guardando” dal centro del cervello verso l’esterno. Tempo: minimo 3’

5. Abbandono il passato e il futuro all’Attimo presente.

Senza visualizzare. Tempo: minimo 3’

6. Chi vuole liberarsi dal passato e dal futuro?

Senza visualizzare. Tempo: minimo 3’

La mente si domanda: Chi vuole liberarsi dal passato e dal futuro?, per rendersi Vuota.

Altre espressioni utili:

- Chiedo l’eliminazione delle cause delle percezioni passato e futuro.

- Abbandono alla Reale Identità le percezioni passato e futuro.

- Mi apro a consapevolizzare l’Attimo presente.

- Chi sta consapevolizzando l’Attimo presente, come?

Testimoniare il punto esperienziale primario

La consapevolizzazione del “nesso-confine” tra l’esperienza di esserci e la sua assenza, è uno dei processi fondamentali della maturazione della consapevolezza. Il ricercatore saggio punta direttamente l’attenzione su questo “punto” esperienziale primario (di ciò che lo precede non può essere fatta esperienza). In sostanza, la vera concentrazione meditativa esperienziale è il concentrarsi su questo “punto”, mentre quella non esperienziale e il focalizzarsi sulla (ricerca diretta della) Reale Identità.

Tendendo a consapevolizzare il punto esperienziale primario, ci si concentra sull’essenziale e si stimola la trasformazione qualitativa di altri segmenti dell’esserci. Si rende così il percorso spirituale un tragitto sempre più sostanziale, anche perché questo consente di diminuire il rischio di: a) impaludarsi in zone improprie, che può sembrare di grande importanza esaminare, senza però esserlo, e b) crearsi un itinerario di ricerca zigzagante o peggio ancora circolare, per percorrere il quale si bruciano molte energie e si consuma molto tempo, senza però incenerire gli ostacoli per il divenire veritiero. Tendere direttamente a consapevolizzare il “punto” esperienziale primo e ultimo, è anche la via diretta verso il Discernimento del Reale dall’irReale.

La maturazione della testimonianza indiretta

Nessuno ha mai visto veramente la propria madre, nessuno ha mai abbracciato altri, nessuno ha mai sentito i Beatles, soltanto Bob Marley ha sentito Bob Marley.

Solamente Bob Marley ha potuto percepire direttamente la propria voce (percezione dell’individuo Marley che percepisce la voce di Marley). Gli altri, più precisamente le altre percezioni, hanno sentito la propria elaborazione di alcuni processi stimolati dal cantare di Bob Marley.

I Beatles, invece, non hanno sentito nemmeno loro stessi. Ognuno dei quattro ha udito in sé un’elaborazione di ciò che è definita musica dei Beatles. Ha sentito: direttamente un quarto dei Beatles (la parte della band rappresentata da lui stesso) e indirettamente gli altri tre quarti della band, elaborando nella propria percezione i processi stimolati dai suoi tre compagni.

Abbracciare altri significa prendere tra le braccia segmenti di se stessi. L’abbraccio avviene nella propria percezione. In un abbraccio tra due persone ci sono due abbracci, uno per partecipante. Ognuno fa l’esperienza abbraccio nel proprio mondo, campo esperienziale.

Percepire la propria madre significa elaborare dei processi relativi a lei, non vuole dire sperimentarla direttamente. Nella percezione appare una figura che è definita madre, che è una proiezione del “conoscitore” sullo schermo conosciuto. È un gioco del campo esperienziale con sé in sé.

Chi è attaccato (tra l’altro: Chi è questo chi?) all’idea sbagliata di percepire un mondo veramente esteriore, può reputare negativo il fatto che non si possa veramente abbracciare l’altro o percepire la propria madre. Invece, non si tratta di qualcosa di negativo, ma di un’impossibilità del tutto naturale. Negativo, perché abbagliante, è ritenere che il mondo percepito sia esteriore. Quasi paradossalmente, nonostante non ci sia alcuna separazione, è impossibile fare esperienza di altri.

Può essere veramente difficile far crollare i convincimenti che si basano sull’esistenza di un mondo esteriore, ma l’idealizzazione della vita impossibilita la vita vera. Le certezze basate sull’idea che c’è un mondo esteriore sono false. Come potrebbe essere diversamente, visto che si basano su una percezione non corrispondente all’effettivo stato dei processi?! Le vere certezze sono incrollabili, quelle che possono crollare non sono sicurezze, ma abbagli. La Certezza da maturare è che Dio è l’unica Realtà e Reale Identità. Maturandola, emerge la Sicurezza che qualsiasi cosa accada all’individuo e al mondo in lui, non tange minimamente Quello che si è in Realtà: il Testimone Assoluto.

La conoscenza che il mondo “esteriore” è interiore, fa comprendere, tra l’altro: a) che i conflitti percepiti come esteriori sono invece interni; b) che quelle che si percepivano come lacune altrui sono, in effetti, proiezioni delle proprie (ritenute) mancanze. Chi non sente carenze, non proietta lacune e proprio per questo può constatare l’effettivo stato delle cose, molto sobriamente e senza giudizio.

Immaginare l’esistenza di un mondo esteriore può fare comodo a chi (chi è questo chi?) vuole addossare ad altri le colpe del proprio malessere, ma per maturare il BenEssere dell’Amore è necessario assumersi la responsabilità del proprio mondo, migliorandone la qualità e accettando pienamente l’umanità percepita come propria illusoria proiezione. Immaginare un universo esteriore impedisce la scoperta che la propria sofferenza e felicità sono sostanzialmente mali/beni del prodotto interno, non prodotti importati.

Scoprire che il cosiddetto mondo “esterno” è dentro di noi, fa crollare l’abbaglio di poter incontrare qualcuno. Si può incontrare solo se stessi (l’esperienza di esserci è in perdurante meeting con sé), più precisamente si è sempre soli con se stessi. Essere pienamente consapevoli di questa solitudine significa essere in compagnia di tutti: la piena percezione di essere sempre soli con se stessi fa sperimentare la compagnia di ognuno. Il senso di vuoto, nel senso di perdita, conseguente a un abbandono, alla fine di un rapporto, alla morte di una persona cara…, è causato dalla scomparsa del proprio segmento percettivo rappresentante quella persona. L’unica vera soluzione, per colmare compiutamente il vuoto emotivo lasciato dalla scomparsa di “qualcuno”, è rendere il campo esperienziale vuoto di ogni percezione di separazione, rendendolo integralmente Amore.

Testimoniare emozioni e idee altrui

Durante la testimonianza non totale:

- il “conoscitore” proietta i propri contenuti su ciò che conosce. Dunque, anche su ciò che percepisce come altri individui, immaginando che facciano parte di un mondo esteriore.

- la percezione è in gran parte diversa dalla Pace ed è automaticamente in conflitto anche con gli altri, c’è ostilità tra i suoi segmenti.

- non essendo integralmente Amore, l’esserci prova/produce verso gli altri emozioni diverse dall’Amore, perché costituisce in sé un mondo che non vibra di Amore.

Soltanto la Consapevolezza integrale può avere una visione chiara delle emozioni e dei pensieri altrui. Essendo priva di proiezioni, può essere nitidamente consapevole dei processi altrui. La Consapevolezza integrale è anche un grande aiuto per gli altri, perché i loro processi sono trasformati positivamente dal suo ascolto silente. Più la testimonianza è integrale, meglio testimonia le emozioni e le idee altrui, influendo beneficamente sulla loro trasformazione positiva.

Affrancata da ogni conflitto, compiutamente Amore e pienamente consapevole dell’unità, la Consapevolezza integrale non ha la possibilità di proiettare i propri contenuti su altri. Poiché è anche eguaglianza del “conoscitore” e del conosciuto, non sperimenta la molteplicità (nel senso di percezione di separazione tra i vari elementi percepiti) ed è consapevole che tutto ciò che percepisce sono suoi contenuti. Inoltre, a differenze delle emozioni diverse da Lui, l’Amore non può essere proiettato, perché implica l’assenza di uno schermo (su cui proiettare) diverso dallo spettatore. Quando c’è Amore, il campo esperienziale Lo è integralmente ed è quindi caratterizzato dall’uguaglianza tra soggetto “conoscitore”, atto conoscitivo e oggetto conosciuto.

Testimoniare la Coscienza e il Testimone

Precedenti l’individuo e inspiegabili, la Coscienza Originale e il Testimone Assoluto possono essere consapevolizzati (non sperimentati), anche con l’aiuto delle seguenti:

- affermazioni: Sono Dio, Sussisto Assoluto, In Realtà sono il Testimone

- richieste: Mi apro a consapevolizzare la Coscienza Originale; Mi apro a consapevolizzare la Reale Identità; Chiedo alla Reale Identità di eliminarmi gli ostacoli per l’Estinzione

- domande: Chi sono in Realtà?; Qual è la Reale Identità?; Cos’è la Coscienza Infinita?; Cos’è il Testimone Assoluto?...

Testimoniare la Coscienza Originale significa anche essere consapevoli del suo più che spontaneo esprimersi e del fatto che le idee e le emozioni diverse concretizzano il potenziale espressivo della Coscienza Originale, in forma di avvenimenti spaziotemporali.

Testimoniare il Testimone significa essere pienamente consapevoli che Dio è l’Unica Realtà e la Reale Identità, l’Origine Reale dell’irReale Manifestazione. Vuole cioè dire anche Discernere la Realtà (Testimone) dal suo esprimersi (Coscienza, vibrazioni, energie, materia).

Fonte:http://www.andreapangos.it/advaita_vedanta_testimone_assoluto.html

TESTIMONE ASSOLUTO E CONSAPEVOLEZZA INTEGRALE(Parte 2)



Testimonianza e distacco

La testimonianza qualitativa non significa distacco, anzi dissolve l’abbaglio che ci possa essere distacco, separazione. Consapevolizzandosi, l’esserci si avvicina a percepire in modo da constatare che tutto ciò di cui fa esperienza (spazio, tempo, avvenimenti, “altri”, emozioni, pensieri...) sono sempre sue forme, che non possono in alcun caso essere scisse le une dalle altre. Non si tratta di varie “cose” separate tra loro, ma del campo esperienziale che si percepisce in forme diverse. Il distacco implica invece la fantasia di essere un qualcuno diviso dal resto.

Il distacco spirituale è il Vuoto mentale caratterizzato dalla piena certezza che ogni percezione è irReale. È distacco nel senso che il campo esperienziale rimane Pace, indipendentemente dalle vicissitudini che si svolgono in lui, anche perché sono sempre caratterizzate dall’Amore.

La Coscienza e l’Assoluto testimoniano senza percezione

La percezione riguarda l’individuo, trova fondamento nella sua esperienza di esserci, mentre la Coscienza Originale e la Reale Identità testimoniano senza percezione, senza esperienza di esserci.

Il concetto coscienza che testimonia, spesso utilizzato nella letteratura spirituale, va inteso come segue. Quando la parola coscienza è utilizzata per indicare:

- la consapevolezza di esserci, va compreso come testimoniare totale,

- la Coscienza Divina, va interpretato come testimoniare della Coscienza Originale, che c’è sempre.

Va inoltre considerato che in alcuni testi, il termine coscienza è utilizzato al posto di consapevolezza, causa traduzione erronea.

Il concetto Assoluto che testimonia, andrebbe invece inteso in due modi:

- come Eterna Presenza (dell’)Assoluto, testimoniante in quanto Origine della manifestazione. In questo senso, l’Assoluto può essere considerato come una specie di “prospettiva Suprema”, ma si tratta soltanto di un’idea. L’Assoluto precede ogni prospettiva, non esiste alcuna prospettiva Assoluta o dell’Assoluto.

- come Alternanza tra l’Estinzione e la Consapevolezza integrale, perché quest’ultima ha piena consapevolezza riguardo alla propria Origine (Assoluto).

L’Assoluto non sperimenta né se stesso, né la Coscienza, né gli individui.

La Coscienza non sperimenta né gli individui né l’Assoluto.

L’individuo, più precisamente il suo campo esperienziale, fa esperienza esclusivamente di se stesso. Non può sperimentare né la Coscienza né l’Assoluto, ma può divenire consapevole della loro esistenza.

Come individuo puoi essere più o meno consapevole. Come Assoluto precedi la consapevolezza di esserci, sei pura Consapevolezza senza esperienza.

Maturazione del testimoniare

Il grado di capacità di testimoniare è uno dei maggiori indicatori di maturità spirituale.

L’individuo mediamente consapevole deve sforzarsi molto per testimoniare qualitativamente, riuscendo peraltro a farlo soltanto per periodi molto brevi. Maturando, testimonia invece con sempre maggior qualità e minor sforzo, perché le sue vibrazioni, primariamente quelle di emozioni e pensieri, si coordinano sempre più facilmente con la vibrazione dell’Amore. Maturare la qualità della testimonianza significa maturare la Presenza integrale ora-qua.

La maturazione del testimoniare consiste primariamente nell’aumento:

- della capacità del “conoscitore” di testimoniare;

- della qualità del conosciuto, quando:

1) la qualità delle vibrazioni del “conoscitore” accresce la qualità di quelle del conosciuto[7]; la positività del nostro influsso sugli altri è determinata dalla qualità del nostro vibrare. Più il “conoscitore” è dissimile dalla Pace, più proietta idee ed emozioni e minore è la qualità del mondo da lui proiettato. Consapevolizzandosi, il “conoscitore” si volge sempre più verso l’Origine (Testimone Assoluto) e così ritrae il mondo in sé, sino a divenire pura conoscenza in essere, che può essere definito come Regno dei Cieli.

Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senape, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami.”

Matteo 13,31-32

2) si trasformano le circostanze vitali in sempre più idonee al divenire veritiero. In sostanza, si tratta del “conoscitore” che con accorgimenti “tecnici” (miglioramento dell’alimentazione, eliminazione del superfluo, frequentazioni migliori, nuovo lavoro, rapporti di maggior qualità …), migliora la qualità del mondo che lui stesso proietta. La qualità della vita migliora automaticamente con l’integrarsi dell’esserci, ma alcuni miglioramenti “possono essere anticipati decidendo” di eliminare il nocivo e il superfluo (anche con la richiesta: Chiedo l’eliminazione delle cause del superfluo), per far spazio all’utile per la maturazione.

Questi elementi positivi fanno parte della testimonianza consapevolizzante, che è il modo dell’individuo di agire su se stesso per individualizzarsi meglio.

La testimonianza consapevolizzante:

- neutralizza l’immaginare la separazione da altri, dal mondo e da Dio.

- non porta alla passività, al fatalismo o all’arrendevolezza, ma matura la risolutezza, la visione chiara e fa agire in modo più determinato, incisivo ed efficace, anche perché favorisce la disidentificazione dall’agente immaginario (identità immaginata) e sollecita ad agire in modo sempre più globale.

La maturazione del testimoniare, può essere favorita anche con la richiesta: Chiedo la maturazione della capacità di testimoniare.

Maturazione della testimonianza diretta

Testimoniare il corpo fisico

Testimoniare il corpo fisico significa osservare la percezione definita corpo. Questo testimoniare è:

- ingannevole, quando il corpo è percepito come (se fosse) reale e c’è l’idea che il corpo è il sé reale: io sono (soltanto) il corpo, oppure in realtà, sono il corpo;

- veritiera, quando c’è la consapevolezza che il corpo:

• è un aspetto irReale di se stessi individuo, quindi dell’esprimersi di Se Stessi Assoluto;

• appare in se stessi, nel proprio campo esperienziale;

• non è diviso da ciò che in genere è sperimentato e definito come mondo esterno e altri corpi.

Testimoniare il corpo fisico è spesso definito come osservare se stessi, il che va inteso come: io individuo osservo un aspetto di me, un segmento dell’espressione di Me Reale Identità. Se invece è compreso come: sto osservando me stesso corpo fisico, allora è un ostacolo per la consapevolizzazione, perché potenzia l’abbaglio che il corpo sia il sé reale.

Alcune delle funzioni della testimonianza illuminante del corpo fisico sono:

- eliminare i meccanismi comportamentali nocivi, i modelli di reazione non in funzione del divenire veritiero;

- aiutare la disidentificazione dal corpo fisico, nobilitata dalla comprensione che va utilizzato in funzione del riconoscersi come Amore e del riconoscerSi come Testimone Assoluto;

- consapevolizzare come la percezione corpo fisico appare con l’attività sensoriale e scompare con la sua cessazione;

- maturare la capacità di concentrazione;

- trasformare l’eventuale negazione del corpo fisico (io non sono il corpo fisico, è un peso per me), in accettazione consapevolizzante del corpo (il corpo è un aspetto di me individuo, un segmento dell’espressione di Me Assoluto);

- integrare i processi emotivi e intellettivi con quelli fisici, ciò permette un maggior radicamento (che non è attaccamento) nella materia.

Durante la Consapevolezza integrale, il corpo è sperimentato come sottile forma irReale che appare nel Vuoto mentale.

Per aumentare la qualità del testimoniare il corpo fisico, possono essere utilizzate le seguenti richieste e affermazioni:

- Chiedo l’eliminazione degli ostacoli per testimoniare il corpo fisico.

- Mi apro a consapevolizzare il corpo fisico in me.

- Chiedo la maturazione della capacità di osservare l’esperienza corpo fisico.

- Abbandono l’esperienza corpo fisico alla Reale Identità.

Testimoniare le proprie emozioni e idee

Testimoniando qualitativamente le proprie emozioni e idee, le loro vibrazioni si armonizzano con le vibrazioni dell’Amore. Matura così la Presenza integrale ora-qui che riduce la tendenza a inseguire e subire emozioni e idee.

La massima qualità della testimonianza è il Vuoto mentale nobilitato dal Discernimento del Reale dall’irReale, quando il campo esperienziale è integralmente Amore e (praticamente) non ci sono pensieri. Si tratta dell’Amore che testimonia integralmente se stesso, totalmente indisturbato.

Nel senso ampio del fenomeno, il Vuoto mentale ci può essere anche con pensieri ed emozioni molto fini. In questo caso:

- le emozioni, leggermente diverse dall’Amore, sono testimoniate con qualità. Si osserva quietamente la loro formazione, durata e fine, nonché l’intervallo tra l’emozione appena finita e quella che andrà a manifestarsi;

- le vibrazioni dei pensieri, sono in armonia con la vibrazione Amore e si può osservare, con piena chiarezza, l’intervallo tra i pensieri e come questi si formano, durano e scompaiono, praticamente senza turbare la Pace. Durante l’intermezzo tra la cessazione di un pensiero e la comparsa di un altro, l’esserci produce in tutto sé la pura Conoscenza di esserci esente da pensieri, la è integralmente. Può così maturare la certezza che il suo stato primario non ha pensieri, cioè che per esistere non ha bisogno di pensare.

Questo diminuisce l’attaccamento al pensiero, caratteristico per l’individuo mediamente consapevole, che associa spesso l’esserci alla presenza di pensieri. Penso dunque sono è un’affermazione veritiera, perché senza l’esperienza di esserci non ci possono essere pensieri, ma:

- l’esperienza di esserci c’è anche senza pensieri, esiste a prescindere dall’attività intellettiva;

- l’individuo c’è anche durante il sonno profondo, quando l’esserci è silente, e durante l’Estinzione, quando l’esserci cessa temporaneamente.

- il puro esserci (Amore) implica l’assenza di pensieri.

- come Reale Identità si precede se stessi individuo, quindi ogni esserci.

La testimonianza illuminante delle emozioni e dei pensieri può essere fatta durante:

- la meditazione dinamica, quando si osservano durante le attività quotidiane,

- il sonno consapevole, che può essere stimolato con l’affermazione, da fare prima di addormentarsi: Mi apro a consapevolizzare le emozioni e i pensieri durante il sonno.

- la meditazione appartata, per esempio con i due esercizi che seguono.

Meditazione per consapevolizzare i pensieri

1) Dedico questa meditazione al Vuoto mentale.

Visualizzazione: terzo occhio, “guardando” dal centro del cervello verso il centro della fronte. Tempo: 1’-2’

2) Mi apro alla meditazione massima.

Visualizzazione: la testa. Tempo: 2’-3’

3) Mi apro a consapevolizzare i pensieri.

Visualizzazione: terzo occhio, “guardando” dal centro del cervello verso il centro della fronte. Tempo: minimo 10’. Durante la meditazione:

a) indirizzare i pensieri verso il terzo occhio,

b) far scendere i pensieri a cascata verso il centro del petto,

c) poi, testimoniare come i pensieri si creano, durano e scompaiono,

d) a seguire, consapevolizzare l’intervallo tra un pensiero e l’altro,

e) infine, prolungare al massimo gli intervalli, sino allo stato senza pensieri.

TESTIMONE ASSOLUTO E CONSAPEVOLEZZA INTEGRALE(Parte 1)


Testimone Assoluto e testimone relativo

Il Testimone Assoluto è Dio, la Reale Identità. Da Lui traggono espressione i testimoni relativi, gli individui.

Sempre privo di esperienza, il Testimone Assoluto rende possibile ogni percezione. Precede il testimone relativo, non in termini di tempospazio, ma di sua assenza. In quanto Senzatempo, è l’Origine del tempo.

Il testimone relativo è invece temporale, è portatore del proprio tempospazio, che inizia e termina con lui. Il principio universale testimone relativo perdura manifestandosi come ogni individuo, ma in quanto singola espressione permane come una vita soltanto.

Precedendolo, il Testimone Assoluto testimonia il testimone relativo (da ora in avanti semplicemente testimone oppure individuo), che a sua volta Lo testimonia in modo perlomeno triplice:

- come Sua manifestazione è la “prova indiretta” del Suo Sussistere;

- maturando spiritualmente, diviene consapevole di Lui;

- una volta Divenuto del tutto, è per l’umanità la prova lucente dell’Esistenza Assoluta definita Dio.

Testimoniare diretto e indiretto

Il testimoniare diretto

Il testimoniare diretto è l’esperienza che l’esserci ha di sé, integralmente o parzialmente, per esempio delle esperienze di sé definite: corpo fisico, aria, acqua, casa, universo, tempo-spazio, sensazioni, emozioni, pensieri, vibrazioni-energie…

L’esserci è il campo esperienziale dell’individuo, la totalità delle sue esperienze in un dato momento, ma anche nel suo complesso, dal concepimento alla morte. Inizia con la percezione primaria di esserci, senza la quale non ci può essere altra esperienza. Termina, da una parte, con l’esperienza di esserci, dall’altra con l’orizzonte ultimo della percezione.

L’esserci è sempre conscio di sé, testimonia sempre se stesso, anche senza constatare intellettualmente la propria esistenza: nella sua essenza precede il pensiero io sono, io esisto. Essere consci del proprio esserci, in senso più ampio della propria esistenza individuale, è il testimoniare primario, che andrebbe utilizzato anche per consapevolizzare la propria Esistenza Assoluta, la Reale Identità. Alla propria base, l’esserci è sempre Pace-Amore-pura Conoscenza, esente da pensieri. La Conoscenza è la reazione all’Amore, che è la risposta alla Pace della pura percezione di esserci. L’esserci non può sperimentare la totalità dell’individuo, ma soltanto se stesso. Il segmento dell’individuo che avviene nell’ambito dell’Attimo presente non è sperimentabile. Le esperienze iniziano con il presente, conseguente all’Attimo presente.

Il testimoniare diretto è:

- totale, quando l’esserci fa esperienza integrale di sé come Vuoto mentale, Pace. Libero dall’identità immaginata, si conosce da una prospettiva globale caratterizzata dall’Amore. Il testimoniare totale è dell’individuo libero dall’identificazione con l’individualità e con il manifesto. L’esserci privo di stati diversi dall’Amore e di pensieri, sperimenta compiutamente il proprio essere Vuoto colmo di Pace. Si tratta della pura Conoscenza di essere applicata all’intero campo esperienziale. L’esserci realizza questo stato, quando le sue vibrazioni sono pienamente armonizzate con quelle del Vuoto esperienziale su cui si basa, cioè con la vibrazione dell’Amore.

- parziale, quando è consapevole soltanto di parti di se stesso, perché condizionato dall’identità immaginata, a causa della quale invece di una prospettiva conoscitiva globale, c’è un punto di osservazione ristretto (conoscitore limitato relativo al segmento di identità immaginata che sta predominando in quel momento), che può essere consapevole soltanto di alcuni segmenti dell’esserci, immaginandoli separati (percezione frammentata) tra loro e da lui stesso, che immagina di essere il fulcro dell’attività conoscitiva.

Nel testimoniare diretto, la sperimentazione e la conoscenza dell’oggetto coincidono. Il conoscitore percepisce l’oggetto che conosce, perché fa parte della stessa percezione. Percepire il mondo è una definizione approssimativa, basata sull’idea errata che il mondo percepito sia esteriore, mentre è interiore perché appare nella percezione. Non esiste la percezione del mondo, ma una percezione definita mondo. Non esiste la separazione “conoscitore”-conosciuto, sono ambedue aspetti della conoscenza in essere, che è un modo di definire l’esserci. Ognuno fa esperienza del proprio mondo in se stesso.

Il testimoniare indiretto

L’individuo, più precisamente l’esserci, può essere consapevole di altri aspetti della Totalità, ma può sperimentare soltanto parti di sé. Il testimoniare indiretto concerne proprio la sua conoscenza riguardo a elementi che lui non è: altri individui, Coscienza Originale, Reale Identità… Nel testimoniare indiretto, la sperimentazione e la conoscenza dell’oggetto non coincidono. L’individuo non fa esperienza dell’elemento che conosce, ma ha conoscenza riguardo al suo esistere.

Per esempio:

- si può essere consapevoli delle emozioni e idee altrui, non percepirle. La percezione di emozioni e di idee definite come altrui, è la produzione di impressioni che si formano in noi, anche come conseguenza dell’influsso di emozioni e idee prodotte da altri. Si tratta di un modo di percepirsi del nostro campo esperienziale, che elabora se stesso condizionato da specifici processi altrui.

- la percezione “del” corpo fisico altrui non è una sperimentazione dello stesso, ma un’elaborazione che avviene in noi, relativa ai processi corpo fisico altrui. Il corpo altrui non si può toccare, vedere… Come tutte le percezioni, la visione e il tatto sono esperienze interiori, non ci possono essere esperienze esteriori.

Il testimoniare indiretto dei processi altrui è una capacità innata, che va migliorata maturando la capacità di Amare, per conoscere senza proiettare. Quella relativa alla Coscienza e alla Reale Identità, non è invece innata e per maturarla bisogna consapevolizzare Ciò che precede l’individuo, cioè Ciò che si è Precedentemente all’individuo.

Qualità del testimoniare

La qualità del Testimone Assoluto è sempre Assoluta; questo è chiaramente soltanto un concetto riguardo a Ciò che precede ogni definizione.

La qualità del testimoniare dipende, invece, in generale dalla maturità spirituale dell’individuo, mentre nello specifico dalla sua capacità di testimoniare (osservare) particolari processi (circostanze, avvenimenti, emozioni, pensieri…).

Per esempio, qualcuno può testimoniare qualitativamente i processi riguardanti il lavoro, che chiaramente appaiono in lui, mentre non riesce a osservare come dovuto la percezione rapporto con i genitori. Altri possono testimoniare con qualità i processi concernenti il rapporto di coppia, non quelli relativi al rapporto con il fratello.

Di solito, è più facile maturare l’osservazione qualitativa in un campo piuttosto che in un altro. La qualità in un ambito specifico dipende primariamente da quanto sono stati trasformati in Amore, i processi relativi alla sfera in questione: lavoro, famiglia, rapporto di coppia, tempo libero… L’avvicinamento alla massima qualità del testimoniare in ogni aspetto della vita, è un indicatore chiaro che si sta divenendo veramente.

L’ambito più qualitativo di testimonianza è l’Alternanza tra l’Estinzione e la Consapevolezza integrale.

La Consapevolezza integrale è Amare (Vuoto mentale, testimoniare totale) nobilitato dal Discernimento del Reale (Reale Identità) dall’irReale (Manifestazione). La Consapevolezza integrale può essere definita anche testimonianza integrale. Durante l’Estinzione il testimoniare cessa temporaneamente, ma l’Estinzione matura la conoscenza illuminata riguardo al Testimone Assoluto.

Qualità del “conoscitore” e del conosciuto

La qualità della testimonianza può essere definita anche in base alla qualità del “conoscitore”, del conosciuto e del loro rapporto.

La maturazione della capacità di testimoniare porta: 1) a consapevolizzare l’unità del “conoscitore” e del conosciuto, 2) a maturare l’eguaglianza dei due, a far emergere la pura conoscenza di essere, e 3) alla temporanea Estinzione della conoscenza in essere. Questa è anche la mappa essenziale del percorso spirituale. L’aumento della frequenza e della durata di questi tre stati (1. percezione unitaria, 2. eguaglianza e 3. Estinzione) rappresenta la sostanza del progresso spirituale. Ignorare ciò, è uno dei motivi fondamentali per cui molti cercano tanto senza scoprire nulla di veramente essenziale.

Il testimoniare non caratterizzato dalla percezione unitaria, immagina il “conoscitore” separato dall’atto conoscitivo e da ciò che conosce, mentre la percezione unitaria sperimenta, giustamente, la loro unità. Va specificato che conoscere l’unità del campo esperienziale significa sperimentarla, essendola, mentre conoscere l’unità della Totalità significa esserne consapevoli, non sperimentarla.

Quando il “conoscitore” e il conosciuto sono dissimili, il campo esperienziale di cui fanno parte, “si muove e si sussegue nel tempo”, nel senso che è uno svolgersi di avvenimenti che vengono percepiti come se fossero in movimento dal passato verso il futuro.

Quando il “conoscitore” e il conosciuto sono eguali, il testimoniare è “immobile”, non c’è più l’abbaglio che il tempo scorra veramente dal passato verso il futuro, c’è la Presenza integrale ora-qui.

Un altro indicatore della qualità della testimonianza, è il grado di (non) attaccamento a se stessa, specificatamente l’attaccamento al corpo fisico, alle emozioni, ai pensieri, ma anche all’Amore, quale esperienza primaria, quindi illusione.

Fonte:http://www.andreapangos.it/advaita_vedanta_testimone_assoluto.html

Meditare è guardare per la prima volta - Jean Bouchart d’Orval



La meditazione non ha veramente niente a che vedere con una tecnica. Meditare è guardare per la prima volta, mentre praticare una tecnica consiste nel ripete per l’ennesima volta. Concentrarsi è astrarsi dalla vita, un mancare di rispetto a ciò che è lì. Cos’è che non volete vedere nella vostra vita, e perché? Non c’è da concentrarsi, non c’è che da ascoltare, guardare. Meditare non è fuggire gli oggetti, né andare a pesca per prenderli: sono due facce della stessa mancanza di maturità.

Tutto ciò che ci si attende, tutto ciò che si spera, tutto ciò che si può comprendere, sono degli oggetti, cioè qualcosa che un osservatore taglia da ogni parte in rapporto ad altri “oggetti” e in rapporto allo sfondo silenzioso. Se andate a caccia, o a pesca, nel fitto del bosco rischiate di uccidere un animale o un pesce che, come voi, non domanda che di vivere. Non è certo segno di una gran sensibilità, ma quando andate ogni giorno alla pesca interiore per acchiappare qualcosa di sostanziale, date prova di una insensibilità ancor più fondamentale: forse non ucciderete un animale, ma ucciderete, o almeno seppellite, ciò che è vivo in voi. In capo a qualche anno, ingrosserete le file dei vecchi crostini che galleggiano nella zuppa cosiddetta spirituale del vecchio pianeta. Cercare di distinguere un oggetto, cercare di comprendere, cercare uno stato di coscienza, voler trascendere il mondo, diventare un essere realizzato, tutto ciò riflette una mancanza di chiarezza ed è ancora un compromesso. ...

La vita meditativa è la maturità dello sguardo, in cui non c’è più la solita corsa bovina verso gli oggetti. È un persistere dello sguardo. È per impazienza che ci gettiamo su oggetti e situazioni. L’impazienza è la paura e questa paura si fonda unicamente su un pensiero.

Meditare è persistere con ciò che è lì. Questo implica il rifiuto delle immagini. Non combatterle, non cercare di distruggerle. Cosa c’è da combattere? No. Consiste nel rifiutare di accontentarsi del pallido riflesso della realtà che è l’immagine di se stessi. Quando state con “ciò che è lì”, ad un certo momento questa attenzione diventa silenzio, meraviglia, rapimento, tranquillità.

La nebbia delle immagini si dissipa e resta una lucidità, nella quale non c’è più oggetto né soggetto. Meditare è vivere senza localizzarsi. Non c’è che puro sguardo, pura attenzione. ...

Fonte:http://www.meditare.net/meditazione/meditare-guardare-per-la-prima-volta-jean-bouchart-d-orval