Santità e Nobiltà

All’idea che in questi giorni i media siano tutti concentrati sulla beatificazione di un Papa e sulle nozze di una coppia reale, mi verrebbe da pensare di trovarmi nel Seicento, eppure no, un’occhiata al calendario e mi rendo conto che siamo proprio nell’anno 2011 d.C. Dunque non è il tempo ad aver fatto una svolta all’indietro, siamo noi che fatichiamo a staccarci da un’epoca che, invece, dovremmo considerare conclusa. Con questo, non voglio assolutamente negare il mio rispetto alle persone di Karol Wojtyla, William Mountbatten-Windsor, o Catherine Middleton, sia ben chiaro; ma considerate in quanto persone, appunto, e non in ragione dei titoli che sono loro attribuiti. Anche se sui libri di scuola, e persino su alcune monete della valuta europea, viene ancora riportato il motto dei rivoluzionari francesi “Liberté, Egalité, Fraternité”, probabilmente esso compare come semplice citazione di un ideale che provò a imporsi nell’Età dei Lumi, e non come una trinità di valori su cui ogni stato civile dovrebbe basarsi. Sì perché oggi è facile, leggendo i giornali, o guardando la tv, dimenticare o perlomeno sottovalutare, che le idee di “Santità” e “Nobiltà”, su cui per secoli la Chiesa e lo Stato hanno costruito le loro oligarchie, siano in realtà delle inutili zavorre che ci portiamo dietro grazie a chi, in passato, ha preteso di dimostrare che tra gli uomini vi fossero sostanziali differenze di valore. Quale meraviglioso passo in avanti compiremmo, se capissimo che tra noi non vi è nessuno che sia migliore o peggiore degli altri, né dunque qualcuno che sia Santo, o Nobile, e qualcuno che non lo sia. Pensate forse che questo discorso vada contro la fede cristiana? Tutt’altro. Il fatto che io non sia Cristiano non influenza in nulla questo mio scritto, che anzi, ritengo avvicinarsi agli insegnamenti del Vangelo, molto più di quanto non faccia la condotta del Vaticano. Ricordo, infatti, a chi legge, che tra quelli che vengono tramandati come insegnamenti di Gesù, vi è una frase, emblematica, su cui si dovrebbe fondare il nostro modo di porci all’umanità nel suo insieme: “Voi siete Dei”, disse, “tutti figli dell’Altissimo” (per altro ripresa dall’Antico Testamento, cfr. Salmi 82,6). Tutti. Questa rivelazione, da sola, dovrebbe bastare a conferire ad ogni singolo essere umano la dignità e il valore di una creatura sacra, poiché fatta a immagine e somiglianza di Dio. Non servono Santi e Nobili eletti dagli uomini: ognuno di noi lo è per nascita. Credete forse che, nella storia, Papi, Santi, Re e Principi, siano stati personaggi dalle virtù spirituali superiori? No di certo. Aureole e corone, molto più spesso di quanto si possa pensare, hanno brillato sulla testa di individui dalla dubbia moralità, assassini e torturatori che ancor oggi godono dell’onore di essere ricordati, invocati o celebrati. Al contrario, milioni di uomini e donne che gli annali hanno dimenticato, genitori, lavoratori, pensatori, che con i loro buoni sentimenti, le loro fatiche e le loro scoperte, hanno mantenuto viva e fatto progredire la civiltà umana, non hanno goduto di alcun titolo, né, per questo, di alcuna devozione o pubblica ammirazione. Alla santità del cuore e alla nobiltà d’animo, nessuno ha mai costruito troni o altari, stampato immaginette o eretto monumenti nelle piazze. Ma è a quest’ultimo tipo di umana grandezza, e cioè quella degli anonimi che nessuno considera Santi, che dovremmo rivolgere la nostra gratitudine…