La rivoluzione della rana zen

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Un bel giorno – che modo d'iniziare un racconto, non potevi sceglier di meglio? – la nostra cara amica rana zen fu assalita da ricordi così nostalgici che decise di rispolverare gli antichi ideali di gioventù e dare un taglio netto all'alienante routine quotidiana.

"Cos'è che sognavo?", si chiese. Un mondo più giusto, più equo. Una società meno egoista, compassionevole, che offrisse svariate opportunità, ma soprattutto un lavoro e una casa a chiunque ne avesse davvero bisogno, a chi volesse creare una nuova famiglia ...", ribadì.

"Ingenua, chi è che dovrebbe finanziare tutto questo? Oggi vige il mercato. Non puoi contravvenirne le leggi senza chiamarti fuori dal contesto civile.", le bisbigliò la voce della coscienza.

Già, il mercato, la coscienza, ciò che è giusto, pertinente, appropriato. Quindi l'educazione, la scuola primaria, secondaria e così via. I corsi, i su-per-corsi, gli stages, gli stagni, la cura del corpo, quella dell'anima, fino al benessere olistico. Civiltà? L'affresco istantaneo di un mondo poliedrico, irrimediabilmente compromesso.

"Tutto da rigettare?", interloquì il maestro che, appena giunto, sembrava avesse già intuito i pensieri più riposti dell'assorta discepola.

La prassi di questi racconti richiederebbe che adesso il maestro per eccellenza desse il suo parere, offrisse una soluzione, una via di fuga. Ma queste sono storie zen in cui l'insegnante tenta solo di svegliarti, di aiutarti a superare quegli stessi schemi concettuali che ti hanno irretito e condotto sin qui. Quindi l'autorevole saggio ...

No, non bacchettò la discepola, non andò via e nemmeno rise. Non rimase in silenzio, né pronunciò sermoni, discorsi ... Si mise a piangere e abbracciò la rana zen pressoché disperato, dispiaciuto, amareggiato. Ma, così facendo le indicò ugualmente la via.

Divagazioni

Consentitemi una breve digressione. La via che indicò implicitamente il maestro è quella del cuore. Anche se si rendeva conto che i nuclei di corruttele degli attuali regimi democratici sono annidati soprattutto nel partitismo – vedi, ad esempio, l'efferata prassi del mercimonio clientelare (vale a dire: sistema delle raccomandazioni) che tra l'altro ha promosso ai posti di potere professionalità, nel migliore dei casi, del tutto inadeguate – non disse nulla. E che doveva dire, ...? Semmai combatti l'egoismo, diffondi la consapevolezza che siamo connessi con ogni cosa, noi siamo l'un l'altro. Comincia con l'aiutare te stesso e quindi tutti coloro che riusciranno a comprenderti o seguirti. Lo Stato non dev'essere governato da quel ricettacolo di ... omissis, immaginate il peggio, grazie ... che sono i partiti – consorterie che in realtà rappresentano anzitutto le istanze più squallide di caste, lobby e conventicole varie – bensì dai cittadini, per un tempo limitato e come servizio civile. La politica non deve avvalersi d'intermediari. Fare politica è giusto, ma senza quelle sovrastrutture autoreferenziali che si chiamano "partiti". Quindi, politica si, ma senza l'intermediazione di nuclei parassitari. L'obbiettivo da perseguire è la democrazia reale – di cui peraltro esistono già limpidi esempi – rispetto a cui, quella attuale, è solo una goffa parodia.
- Maestro, la realtà è molto dura, durante le rivoluzioni è stato versato sempre del sangue.
- In molti offriranno il loro obolo d'ira, figliola. Tu, invece, elargisci la concentrazione. Individua un obbiettivo impersonale, molto nobile, ma circoscritto e realizzalo con l'ausilio della meditazione collettiva.

Fonte : http://www.meditare.it/racconti/la-rivoluzione-della-rana-zen.htm