“hic et nunc”…



Sa consapevolezza de esistere si manifestada ogni momentu

Giai onniunu prima de mene si esprimiada riguardu a sos ovinos. Deo in qualitade de sardu potto esprimere unu concettu!!

Si calzada goi bene…

Esistiti zente a s’internu de su “grezze” chi pensana de essere a doppiu pede invezes che battos pedes.

De persona mi so abizzadu che vinzas ieo ass’internu de su grezze appo belatu…,
emmo a distanza de tempus appo compresu chi belao…
itte potto acchere…
commo non bi belo prusu, su “grezze” non tene bisonzu de controllo dai parde de su pastore, sa cosa drammadica este chi noisi pensamusu a nos controllare a visenda.

Cando mi allontanu e intendo calicunu belare pro mi tornare ass’ordine de su “grezze”, mi avvizino e li grido is’urica s’istoria de su pastore chi narad goi:


“ non ti fidare de su pastore,
ista attentu a issu, si tue belas che lu ischitas…
si inchiettada, si agitada, semos sempere nois a che lu ischidare, li damos troppus pensieros… e poi semos tottus uguales pro issu.

Si tue belas a issu si abbiada chi mi ippo alluntanende, mi iscuttede, e carcoi orta mi iscuttede metta vinzas de mi ucchiere… però mi lassat biu.
A tie daidi unu charche pro ti narrere grazie ca l’asa ischitadu, ma ischis chi de tene non si pottede ammentare , i su momentu zustu ta da piccare via su vellu, e a nadale sa petha issoro , senza curare s’obbedienza tua!!”
Si ti andada, eni via chin mecus…


La consapevolezza di esistere si manifesta ogni attimo…

Gia qualcuno prima di me si espresse riguardo agli ovini, ma in qualità di sardo anche io posso esprimere un concetto!!
Ci calza così bene…
esistono esseri all’interno del “gregge” che pensano di essere bipedi invece che quadrupedi.
Personalmente mi sono accorto che anche io all’interno del “gregge” ho belato…, si a distanza di tempo ho capito che belavo… che ci posso fare…
Ora non belo più, il “gregge” non ha bisogno di controllo da parte del pastore, la cosa drammatica è che noi pensiamo a controllarci a vicenda
Quando mi allontano e sento qualcuno belare per riportarmi all’ordine del “gregge”, mi avvicino e gli sussurro all’orecchio la storia del pastore che dice così:

“non ti fidare del pastore,
fai attenzione a lui, se tu beli lo svegli… si arrabbia, si agita, siamo sempre noi a svegliarlo, gli diamo troppi pensieri…, e poi siamo tutti uguali per lui.
se tu beli lui si accorge che mi stavo allontanando, mi percuote, alle volte mi percuote tanto quasi da ammazzarmi…, ma mi lascia vivo,
a te, dà un calcio per dirti grazie di averlo svegliato, ma sappi che di te non si ricorderà, al momento giusto ti porterà via il vello, e a natale ammazzerà i tuoi figli per vendere le loro carni, incurante della tua obbedienza!! “

Se ti và vieni via con me….

BUON NATALE!

Vi propongo il mio ultimo POST del 2008.E' dedicato alla simbologia esoterica del Natale in modo da avere un idea in più di cosa rappresenti realmente questa festa.
Colgo l'occasione anche per fare gli auguri di buon Natale e buon anno a tutti.

Ecco a voi l'articolo:

Gesù è nato in Palestina duemila anni fa, ma questo è soltanto l’aspetto storico del Natale. L’apparizione del Cristo è soprattutto un evento cosmico: rappresenta la prima manifestazione della vita nella natura ed il principio di tutto ciò che esiste. Nel corso dell’anno il sole passa per i quattro punti cardinali (equinozio di primavera, solstizio d’estate, equinozio d’autunno, solstizio d’inverno). Nel corso di questi quattro periodi avvengono nella natura grandi trasformazioni, circolano potenti energie che influenzano la terra e tutti gli esseri che la popolano. La Scienza Iniziatica, che ha studiato tali fenomeni, ha constatato che se l’uomo presta attenzione, si prepara e si mette in uno stato di armonia per ricevere quegli influssi, si possono realizzare in lui grandi trasformazioni. Il 25 dicembre rappresenta il momento in cui il sole è appena entrato nella costellazione del capricorno. Infatti il capricorno rappresenta simbolicamente le montagne e le grotte: è appunto nell’oscurità di una grotta (l’interiorità) che il Bambino Gesù può nascere. Per tutto il resto dell’anno la natura e l’uomo hanno svolto una grande attività. L’approssimarsi dell’inverno corrisponde alla sospensione di molte attività, i giorni si accorciano, le notti si allungano: è il momento della meditazione, del raccoglimento. Queste attività consentono all’uomo di penetrare nella profondità del suo essere e di trovare le condizioni per la nascita del Bambino. Attorno alla data del 25 dicembre ha luogo nella natura la nascita del principio cristico (la luce ed il calore che trasformano tutto). Come vivono, invece, gli esseri umani le feste di Natale? Festeggiano gareggiando con ansia spasmodica nell’acquistare e regalare doni per ostentare ricchezza materiale, mangiando e bevendo smisuratamente a tavola. Si va in chiesa, si canta che Gesù è venuto a salvarci per poi continuare la vita di sempre. Questi comportamenti dimostrano quanto gli uomini siano inconsapevoli dell’importanza di questo evento in cui, una sola volta l’anno, le correnti divine si predispongono per creare le condizioni migliori affinché il Bambino Divino (la nuova vita) nasca in ogni uomo. Occorre lavorare, studiare, superare i propri limiti affinché nasca una nuova coscienza che si manifesti come una luce interiore capace di scacciare le tenebre e di indicare la strada da seguire. Per molti non potrà essere più la stessa! Infatti Gesù non è soltanto un personaggio storico, ma rappresenta un simbolo che riveste le innumerevoli realtà della vita spirituale. Fino a quando l’uomo non possiederà in sé luce ed amore, il bambino Gesù non potrà nascere in lui: potrà attenderlo, festeggiarlo ma nulla di più. Se fosse bastata la venuta di Gesù sulla terra le guerre, le miserie, le malattie sarebbero già scomparse da tempo. Certamente non si vuole negare che la nascita di Gesù abbia rappresentato un evento storico di grande importanza, ma l’essenziale sta negli aspetti cosmico e mistico della festa di Natale. La nascita del Cristo (sé superiore) rappresenta un avvenimento che si ripete ogni anno nell’universo (per alcuni è già nato, per altri nascerà fra poco, per altri non nascerà che fra qualche secolo), ma che si può verificare simbolicamente dentro di noi in ogni istante della nostra esistenza. Da secoli si ripete questa storia senza capirla, perché il simbolismo universale è andato perso. Per esempio Giuseppe e Maria sono due simboli della vita interiore: il padre Giuseppe è l’intelletto, lo spirito dell’uomo, il principio maschile; la madre Maria è il cuore, l’anima, il principio femminile. Quando il cuore e l’anima sono purificati lo Spirito Santo (l’Anima Universale) sotto forma di fuoco (amore divino) viene a fecondare l’anima ed il cuore dell’essere umano e nasce il figlio. La stalla e la mangiatoia rappresentano le povertà dell’anima e le difficoltà che l’uomo incontra per raggiungere la spiritualità. E che cos’è la stella? È l’uomo stesso. Un pentagramma vivente che deve esistere in duplice forma (ciò che è in alto è come in basso e ciò che è in basso è come ciò che è in alto). Quando l’uomo ha sviluppato in pienezza le cinque virtù (amore, saggezza, verità, giustizia, bontà) un altro pentagramma (la stella luminosa) lo rappresenta sui piani sottili. Quella stella che brillava sopra la stalla rappresenta appunto la luce cristica che ogni essere può far brillare dentro di sé. Anche i grandi capi religiosi (Melchiorre, Baldassarre e Gaspare) sentono che non sono ancora giunti a quel grado di spiritualità che credevano, per cui vanno ad apprendere, ad inchinarsi ed a portare in dono oro, incenso e mirra: l’oro significava che Gesù era re (il colore giallo è il simbolo della saggezza), l’incenso significava che era un sacerdote (l’incenso rappresenta il campo religioso, il cuore e l’amore), la mirra il simbolo dell’immortalità (ci si serviva della mirra per imbalsamare i corpi e per preservarli dalla decomposizione). I Re Magi hanno quindi portato dei doni che hanno un legame con i tre mondi: pensiero, sentimento e corpo fisico. In quella stalla vi erano solo il bue e l’asinello. Perché? La stalla rappresenta il corpo fisico ed il bue, come il toro, anticamente è stato sempre considerato come il principio generativo (in Egitto, per esempio, il bue Apis era il simbolo della fertilità e della fecondità). L’asino, invece, rappresenta la personalità (la natura inferiore dell’uomo). Questi due animali erano là per servire Gesù. Quando l’uomo comincia a compiere su di sé un lavoro per la sua evoluzione, entra in conflitto con la sua personalità e con la sua sensualità. L’iniziato è appunto colui che è riuscito a dominare queste due energie ed a metterle a suo servizio, ma non le reprime in quanto sono energie straordinariamente utili se messe all’opera sotto il giusto controllo. Il Natale dunque ci ricorda che il significato dell’esistenza umana è quello di risvegliare il sé inferiore al cospetto dell’anima e ciò avviene, all’inizio, mediante l’arte di vivere. Questo è un processo che comporta prove ed errori (spesso attraverso l’esperienza della sofferenza come illusione che infine conduce verso la verità immanente). Ciò è ottenuto gradualmente tramite un riorientamento dei desideri e, in una fase successiva, l’identificazione con il sé superiore. Sono molti gli individui che consapevolmente orientano la propria vita verso le finalità più alte: alcuni si stanno preparando, altri stanno già operando per raggiungere queste finalità. Sono individui che si sintonizzano sempre più con la propria anima e si allontanano da una realtà personale ed egoistica

Cantico


Come puoi, mia amata, rimanere indifferente al mio amore? Come puoi ignorare quanto è profondo il mio desiderio di te? Eppure, ogni mio gesto, ogni mio pensiero, ogni mia opera, è compiuto nella speranza di vederti tornare da me. Come puoi non ricordarti di me? Eppure ti ho sempre amata più di ogni altra cosa! Come puoi aver dimenticato chi sono? Eppure ho sempre vissuto per te!
Ho fatto qualsiasi cosa perché tu ti accorgessi del mio amore… mi sono umiliato, ti ho cercata per un’eternità, ti ho sempre seguita, ovunque tu andassi! Potrei dirti tutto ciò che hai fatto da quando mi hai abbandonato… conosco i tuoi sogni, i tuoi sospiri… so dove vivi, cosa ti piace fare, e quel che non ti piace! So tutto di te. Io e te siamo una cosa sola. Ma tu sembri averlo dimenticato…
Come puoi non accorgerti del mio dolore, e del mio smarrimento? Tu mi ritieni forte, onnipotente, perfetto… ma non ti accorgi di quanto sono fragile, misero, vuoto, inutile, schiacciato dalla desolazione della tua assenza? Anima mia, come puoi non vederlo?


Credi che fra noi vi siano distanze incolmabili… eppure, non vedi che sono sempre con te, ovunque ti trovi? Mi sono reso terra, perché tu potessi poggiare i tuoi piedi camminando senza cadere in un abisso… mi sono reso aria, e profumo, perché tu mi respirassi a pieni polmoni… mi sono resto cibo, e bevanda, perché tu ti nutrissi di me e placassi con me la tua fame, e la tua sete! Mi sono reso luce e colori sgargianti, perché tu mi guardassi… mi sono reso suono, e musica, perché tu sentissi ovunque la mia voce! Mi sono reso ricchezza perché tu mi desiderassi… ho riempito il mondo intorno a te di opere d’arte, perché tu rimanessi estasiata… ho creato ogni genere di cosa per stupirti, interessarti, o carpire la tua attenzione anche solo per un attimo!
Ho assunto ogni forma, e non si possono contare quanti abiti io abbia cambiato per piacerti! Ho portato mille maschere perché tu mi riconoscessi in una di quelle, e parlato mille lingue diverse perché tu mi comprendessi…

Eppure tutto questo appare come uno sforzo vano. Tu non ti ricordi di me, non mi vedi, non mi pensi, non mi comprendi, metti persino in dubbio la mia esistenza! E per dare corpo alla distanza che ci divide, mi immagini irraggiungibile, lontano, impossibile, diverso… ma apri gli occhi! Non vedi che anche in questo momento sono qui, insieme a te, e ti guardo, e faccio di tutto perché tu faccia lo stesso? Ma sembra tutto inutile…
Sei annebbiata dall’infatuazione per un amante che chiami tuo “io”, e che certamente non ti merita, né ti considera per quello che vali. Non vedi che il suo pensiero è distante da te? Egli vede soltanto sé stesso! Mentre io ho persino dimenticato chi sono, per osservarti ogni istante! Lui… ottuso, limitato, imperfetto, prepotente, cieco! Eppure, sembra che tu riesca a vedere soltanto lui, e a me non resta che venire nascosto dalla sua ombra. Non vedi che lui è soltanto un’illusione creata dalla tua mente? Non è che un miraggio, fatuo e vuoto, come tutto ciò che rincorri. Non è che un assurdo automa, con il quale mi hai sostituito.

E di me, cosa pensi? Hai creduto di me quello che ti hanno raccontato ciarlatani e impostori, e quanti si spacciano per miei vicari… Ma ragiona! Potrei io inviarti ambasciatori per rivolgermi a te? Non esiste nulla che potrebbe tenermi impegnato altrove se tu accettassi di ascoltarmi!
Poiché tu mi hai dimenticato, ti sei lasciata ingannare da ciò che altri ti hanno detto di me… non ricordando la mia voce, hai ascoltato la loro… non ricordando il mio volto, hai osservato le false immagini di me che ti hanno mostrato…
Perché non smetti un momento di sforzarti di capire dove e chi io possa essere, se sono già di fronte a te, e ovunque tu volga lo sguardo? Non ti basta aprire gli occhi? Eppure, anche tenendoli chiusi potresti vedermi!
Mi credi severo e autorevole, vendicativo e dogmatico, anziano e straniero… perché non mi conosci. E anche quando mi credi amorevole, buono, saggio, forte e potente… in realtà non mi comprendi. Io sono ciò che vuoi, ma ricordati, non sono nulla senza di te! Ogni cosa nel mondo in cui vivi è un riflesso di me, ma se tu non sai vederlo, io non esisto.

Se invece tu mi vedessi, vedresti in me il sole che illumina le tue giornate, la canzone che ti ha commosso, l’alito di vento che ti ha scosso i capelli, l’incubo che ti ha svegliato nella notte, il brivido freddo di una giornata d’inverno, o il calore di una mano. Sapresti leggermi nel libro che tieni sul comodino, e vedere il mio ritratto sui visi che incontri. Sapresti trovarmi in un cassetto della tua scrivania, o sul fondo di un laghetto di montagna. Sapresti che tutto questo l’ho fatto per te… perché tu potessi vedermi. Perché tu potessi amarmi.


IL RICORDO DI SE 3 (seconda parte)


Quando si inizia la pratica di esercizi per il ricordo di sé si possono verificare due condizioni in particolare: si incontrano subito grosse difficoltà e non ci si ricorda nemmeno di fare gli esercizi, oppure si riesce molto bene per qualche giorno o settimana, ma poi si subisce un rapido calo di energia e si abbandona tutto. Entrambi i comportamenti sono perfettamente normali.
Per qualcuno all'inizio sarà difficile persino il ricordarsi di stabilire al mattino appena sveglio in quali occasioni si sforzerà di ricordarsi di sé durante il giorno. E' necessario trovare la forza di Volontà per eseguire almeno i passi iniziali. Il fatto che durante il giorno non riusciamo a essere presenti nemmeno una volta è perfettamente normale, ma se non ce lo imponiamo con forza non abbiamo speranza di migliorare. E' vitale non abbattersi in questa fase, per quanto possa durare a lungo, e ribadire ogni giorno il proprio desiderio di ricordarsi di sé.
Teniamo a mente che lo scopo è sforzarsi, tendere verso, non raggiungere il risultato voluto. Paradossalmente l'esercizio funziona solo fino a quando non siamo in grado di farlo bene e ci sforziamo di farlo.
Quando si riesce anche per una sola volta a essere presenti mentre si sta compiendo una delle azioni descritte negli esercizi, si deve assaporare quel momento cercando di prolungarlo: "Ecco, sono vivo, sono presente qui-e-ora, mi sto ricordando di me, sono in uno stato di coscienza diverso da quello in cui ero prima e diverso da quello in cui sarò fra qualche istante". All'inizio il lavoro è soprattutto mentale, si è costretti a ripetersi frasi simili, in cui si afferma di essere presenti; con il tempo diventerà uno stato interiore: ci si sentirà presenti senza alcun bisogno di ripeterselo; poi diverrà un fatto emozionale (EMOZIONALE SUPERIORE), e solo questo sarà il vero ricordo di sé!

Grazie al contatto con un sistema di pensiero nuovo e all'entusiasmo iniziale che ne deriva accade spesso che si riesca a svolgere anche più esercizi nella stessa giornata e che ci si accorga subito della differenza fra i momenti di presenza e quelli di sonno. Altrettanto spesso però accade che l'entusiasmo iniziale svanisca e si perda totalmente interesse per gli esercizi, se non addirittura per il lavoro su di sé in generale. I cali di energia devono essere previsti, perché sono ciclici e rispettano leggi ben precise su cui noi non abbiamo potere. Ma già il solo fatto di sapere che tali cali devono obbligatoriamente arrivare serve a non far precipitare l'individuo nell'abbattimento più completo.
I cali devono avvenire perché così vogliono le leggi naturali, che sono cicliche. L'attenzione non va concentrata sul tentativo di evitarli, bensì sui metodi per uscirne velocemente grazie a nuove immissioni di energia: leggere un libro, vedere un film particolare, parlare con persone che sono anche loro impegnate nel lavoro, assistere a conferenze... La necessità di contrastare i cali ciclici di energia è forse il principale motivo per cui non è possibile lavorare da soli e a un certo punto è indispensabile trovare una scuola.

Quando si intraprende la strada del risveglio e si decide di iniziare con gli sforzi per ricordarsi di sé, accade di frequente che agli sguardi dei nostri conoscenti - paradossalmente - si appaia come più distratti e meno presenti. Ciò è normale e accade perché non siamo abituati allo stato di ricordo di noi stessi, che è uno stato di attenzione divisa. Il fatto di dividere l'attenzione, all'inizio, e per un lungo periodo, impiega tutte le nostre energie, per cui succede spesso di dimenticare oggetti, di scordare gli appuntamenti, di girare nella via sbagliata, di non afferrare ciò che il nostro interlocutore sta dicendo. Sembriamo più assenti agli occhi degli altri proprio perché ci stiamo sforzando di fare qualcosa che non abbiamo mai fatto e nessuno fa mai: essere presente.
Inoltre il risveglio ci modifica caratterialmente: tutto ciò che è superfluo nella nostra macchina biologica progressivamente scompare. Di conseguenza alcuni potranno trovarci meno interessanti, o più noiosi, o più seri. In realtà non stiamo diventando meno interessanti, è solo che disidentificandoci dalla macchina e identificandoci con l'anima, non rispecchiamo più le aspettative della società, la quale si fonda sulle caratteristiche della macchina biologica: l'essere al centro dell'attenzione, l'essere competitivi, il discutere con coinvolgimento degli argomenti futili più alla moda in un dato momento, esprimere inutili opinioni su qualunque avvenimento... e così via. D'altra parte diventeremo sempre più interessanti e riconoscibili agli occhi di chi ha intrapreso un percorso di risveglio come noi, o di chi possiede anche solo una visione più profonda dell'esistenza rispetto alla norma.

economizzare l'energia

L'uomo ha in sé la capacità di costruire un nuovo corpo che gli permette di cogliere la quarta dimensione, una realtà completamente diversa da quella che percepisce nelle condizioni ordinarie, una realtà che agli altri risulta accessibile solo per mezzo delle droghe, ma per fare ciò ha bisogno di una quantità notevole di energia. All'inizio tale energia viene ricavata semplicemente dalla drastica riduzione degli sprechi. Un uomo infatti, possiede già nella sua macchina biologica l'energia necessaria a iniziare il lavoro su di sé, ma non ne può disporre perché la disperde continuamente in attività inutili e dannose.
Il suo primo obiettivo deve essere quindi il risparmio di energia. Questo gli consentirà di disporre della quantità di energia necessaria a fare sforzi per il ricordo di sé. Gli sforzi per ricordare se stessi necessitano di molta energia. Tali sforzi con il tempo produrranno episodi di reale ricordo di sé, e questi faranno affluire ulteriore energia da reimpiegarsi nel lavoro.
Per risparmiare energia dobbiamo lottare contro le abitudini che ci costringono a disperderla. Sprechiamo energia provando emozioni negative di ogni sorta (quando siamo in ansia, quando ci arrabbiamo con qualcuno, quando siamo nervosi, quando siamo depressi, ecc), sprechiamo energia lasciandoci ossessionare dall'immaginazione negativa (pensiamo a episodi spiacevoli che potrebbero accadere a noi o ai nostri cari, costruiamo dialoghi immaginari nella nostra testa, alimentiamo inutili fantasie di ogni sorta, realizzabili o irrealizzabili, ecc) e sprechiamo energia utilizzando male il nostro corpo (nel compiere ogni movimento contraiamo molti più muscoli di quelli necessari, assumiamo posture sbagliate, ecc).

Emozioni negative e immaginazione negativa verrano trattate nei successivi capitoli, mentre riguardo all'energia che viene sprecata a causa di un cattivo utilizzo del corpo accenneremo qualcosa subito.
Ogni giorno disperdiamo una grande quantità di energia nella contrazione di muscoli che non sono interessati nel movimento che stiamo compiendo, oppure nella contrazione sproporzionata dei muscoli interessati in tale movimento. Ad esempio, nel semplice atto di piantare un chiodo in una parete contraiamo un inimmaginabile numero di muscoli che non dovrebbero venire coinvolti in quell'atto (muscoli del viso, delle spalle, delle gambe, ecc) e contraiamo sia i muscoli necessari che quelli non necessari con un'intensità sufficiente a trainare il vagone di un treno!
Le posture che assumiamo durante il giorno e il nostro modo di camminare sono scandalosamente antieconomici. In particolare la contrazione dei muscoli del viso, che non è quasi mai necessaria, accompagna tutte le nostre attività (probabilmente avete i muscoli della fronte contratti anche adesso che state leggendo) e causa una fuoriuscita continua di preziosa energia. Ci sono molte persone che vivono l'intera giornata con la fronte aggrottata, lo sguardo corrucciato o la mandibola serrata; tanti digrignano i denti anche di notte.
Tutti viviamo con i muscoli del collo e delle spalle - il trapezio - perennemente contratti. Se in questo momento portate la vostra attenzione alle spalle e provate a rilassarle vi accorgete di averle tenute contratte, senza motivo, fino ad ora.
Rientra nell'opera di economizzazione dell'energia portare periodicamente durante la giornata la nostra attenzione sui muscoli del volto e cercare di rilassarli. Lo stesso deve essere fatto per il collo e le spalle. Ogni qualvolta ce ne ricordiamo, la postura che abbiamo assunto in un dato momento - per parlare, per scrivere o per aspettare il bus - deve essere osservata scrupolosamente, mettendo l'accento sui muscoli che non dovrebbero essere contratti e invece o sono, poiché non siamo consapevoli del nostro corpo e questo è quasi un estraneo per noi.

la gestione dell'energia

Un ultimo appunto riguarda l'afflusso di energia che accompagna gli esercizi di ricordo di sé. Un individuo che decide di fare sforzi a lungo e in maniera intensa consuma molto energia, ma allo stesso tempo il frutto di questi sui sforzi - il ricordo di sé - introduce energia e innalza la sua frequenza vibratoria. Se egli non è seguito da qualcuno che è’ più avanti di lui sul percorso del risveglio (e qui si ripresenta la necessità di lavorare all'interno di una scuola) non sa come utilizzare questa nuova energia, la quale, se non correttamente indirizzata, si riversa nella personalità ingigantendone le caratteristiche.
L'individuo potrebbe andare incontro a maggiore irritabilità, nervosismo, mal di testa, crisi depressive, sbalzi d'umore, disarmonia nella capacità decisionale (scelte improvvise condotte in maniera irrazionale). E' dunque necessario che chi svolge tali esercizi si tenga sotto costante osservazione, diventi lo spettatore e l'analizzatore di se stesso, dei suoi pensieri e delle sue emozioni, in modo da accorgersi di quando il suo carattere inizia a manifestarsi con toni esasperati. Quando si rilevano tali disarmonie è consigliabile interrompere ogni esercizio e concentrarsi esclusivamente sugli altri aspetti del lavoro di risveglio: osservazione delle emozioni negative e controllo dell'immaginazione negativa.

Fonte:OfficinaAlkemica

NEL 2012 TUTTI A LONDRA!!!

Breve Introduzione:
Questo è il mio primo articolo sul genere SINCROMISTICO e spero che possa essere un inizio anche per chi non ne è a conoscenza o semplicemente non lo ha compreso.
Ho cominciato a dedicarmi al sincromisticismo nel momento in cui conobbi questo blog: ,il blog di Naa'ray che sarebbe stato il "Padre" del favoloso successivo The Synopticon.Da quando frequentai questo sito la parola "coincidenza" si eliminò completamente dalla mia mente.Capii che ogni cosa,seppur minima o apparentemente insignificante,era sempre collegata a qualcosa...aveva un senso,un significato oscuro o semplicemente creava nella tua mente un percorso a livelli preciso.
Rivalutai l'importanza dei numeri,dei simboli,dei NOMI e di ogni altra cosa che precedentemente non mi avrebbe nemmeno interessato e quindi cambiato.
Spero con tutto il cuore che possiate comprendere come ogni singolo elemento della vostra vita del passato,presente e futuro(vissuto e non),sia collegato ad ogni cosa.

Partiamo:

Analizziamo prima di tutto il simbolo della città che ospiterà le Olimpiadi del 2012(Londra),il BIG BEN!



Il Big Ben è il monumento più famoso e importante di Londra.E' il simbolo del potere "politico" e sopratutto è il simbolo del "tempo".
Se cercate il significato di questa incredibile "Torre del Tempo" rimarrete delusi...perchè semplicemente non si SA!Ci sono varie teorie intorno a questo nome ma vi assicuro che nessuna ha benchè minima dose di SENSO LOGICO o attinenza a questa famosa Torre.
Ve ne propongo una io allora...
Il Big Ben non è altro che il nome in lingua parlata del famoso "BIG BANG" cioè la nascita dell'universo.
Ragionando su questo nome si trovano molte similitudini e attinenze alla simbologia dell' "Orologio più famoso del mondo".Quali?
Secondo la teoria del Big Bang il TEMPO è nato nello stesso istante in cui è avvenuta la GRANDE ESPLOSIONE(o GRANDE SCOPATA).Il "tempo",quindi, ha avuto origine da quella stessa esplosione(più attinenza di questa) di cui la sua simbologia appartiene al BIG BEN,il simbolo del tempo.
Analizziamone alcune relazioni numeriche:

Il numero 11:
1)Big Ben(BB/22)--->22=11+11
2)Nel Remembrance Day (o Giorno dell'Armistizio) le campane del Big Ben suonano alle ore "11" l' 11/11 (giorno in cui finì la prima guerra mondiale) con successivi 2 minuti di silenzio
3)Nel 29 Ottobre 2005 il Big Ben venne fermato per manutenzione per 33 ore(11x3),il piu lungo lavoro di manutenzione in "22" anni.

inoltre secondo alcuni l'intera struttura del Big Ben è formata da "365" pannelli di vetro.(365 sono i giorni dell'anno secondo il calendario gregoriano)

Ma non solo...Quella di Londra è la "XXX"(trentesima) olimpiade,e Londra sarà l'unica città ad aver ospitato per "3" volte un Olimpiade,quindi:
1)XXX=30=3+0=3
2)in questa olimpiade ci saranno 300 eventi(300=3+0+0=3)
3)la prima edizione dell'Olimpiadi di Londra fu nel 1908(1908=1+9+0+8=18=1+8=9)---->9=3+3+3(XXX° Olimpiade)
4)la seconda edizione fu nel 1948(1948=1+9+4+8=22)---->22/ BB/ Big Ben

Ora passiamo al logo ufficiale delle Olimpiadi di Londra 2012:



Questo è un logo molto particolare...ora vi mostrerò il perchè:

Image

Questa immagine si ottiene facendo un po di lavoretto alla Giovanni Muciacia...basta mettere un po in ordine i vari simboli, che difatti nella configurazione originale non dicono assolutamente nulla.
Ma "NWO"(un termine che dice tutto...) non è l'unica parola che si puo trarre da questo "logo":

http://www.rumormillnews.com/Images/olympicZION.jpg

ZION!!!! vi ricorda qualcosa?E' la città che ritroviamo nel film Matrix:

http://www.roger-pierre.com/images/zion.jpg

La città che ospita gli esseri umani scappati da MATRIX,la grande illusione creata dalle "macchine",e che lottano contro quest'ultime per ottenere la LIBERTA'...cosa potrebbe significare tutto ciò allora?
Se ZION è la città in cui si cerca e si ottiene la Libertà...potrebbe esserlo per noi a Londra?
Pensiamo a ciò che ho descritto in precendenza:
1)XXX(il numero dell'Olimpiade di Londra) è anche un riferimento simbolico-letterale al Sesso(forza creatrice dell'Universo).
2)Ricordiamo che il Big Bang che significa letteralmente GRANDE SCOPATA(come mi ha ricordato Naa'ray di Synopticon).
Quindi se il Big Bang/Big Ben (Grande scopata) è l'inizio di tutto(quindi anche del tempo) potrebbe significare che il 2012(anno dell'olimpiade di Londra) sia il nuovo inizio per la specie umana(ZION) che si ribella e ottiene la "libertà" dopo una grande lotta con le macchine?(Sistema dell'Illusione)

Per commenti e suggerimenti sono a disposizione di tutti...

Fonti:
Synchromysticism Forum

La forza del pensiero


La mente dell’uomo è strumento meraviglioso, ma va dominata e adoperata saggiamente, altrimenti può essere causa di mali seri nell’anima e nel corpo, perciò non dovremmo mai crearci delle idee mentali di mali immaginari e tanto mento ospitare dei pensieri negativi.

I pensieri che vanno accolti e quelli che vanno respinti

I pensieri che sono nella nostra mente, a volte sono pensieri vagabondi; sono pensieri di altre persone che sono entrati nella nostra mente perché hanno trovato la porta aperta.

Chiudete le porte agli ospiti indesiderabili. Se qualcuno entrasse furtivamente, mettetelo subito alla porta, ma senza violenza. Montate la guardia sulla soglia della vostra mente: non lasciate entrare nessun nemico della vostra serenità e del vostro progresso. Cacciateli senza pietà e sarete meravigliati del miglioramento totale che si produrrà nella vostra vita in poco tempo.

Non permettete a pensieri malevoli e distruttivi di entrare in voi. Tenete la vostra mente libera da tali veleni psichici che finirebbero fatalmente d’intossicare tutta la vostra vita. Siate pronti a difendervi da questi nemici della vostra salute psichica e morale.

Noi siamo quello che pensiamo di essere

Coloro che si sono occupati dei meccanismi che governano la mente, sono tutti d’accordo sul fatto che ogni azione è necessariamente il prodotto di un pensiero anteriore. Le negatività entrano in noi soltanto nella misura della nostra incapacità di padroneggiare i nostri pensieri.

Saper dominare i propri pensieri è una grande arte che s’impara con pazienza e perseveranza. Noi siamo oggi quello che abbiamo pensato ieri e saremo domani ciò che pensiamo oggi. La nostra vita è tessuta dai fili dei nostri pensieri: ci accade sempre quello che noi siamo convinti che ci accadrà. Per la Legge di causa e di effetto, il risultato di ciò che pensiamo o facciamo matura gradualmente. Se dovesse maturare tutt’insieme, ne saremmo sopraffatti.

Quando siamo turbati che cosa è turbato in noi? E’ sempre la mente che è turbata: se essa fosse serena ed in pace anche noi saremmo tranquilli. Come proteggiamo le nostre case dai ladri, dobbiamo imparare a proteggerci dai pensieri negativi che creano solo dei danni. Dobbiamo cacciarli dalla nostra mente o, meglio ancora, neutralizzarli con un pensiero positivo (preghiera o altro).

I pensieri distruttivi sono i nostri peggiori nemici

Sono da rifiutare quei pensieri distruttivi che suggeriscono debolezza, malattia, disgrazia, insuccesso, povertà o peggio ancora odii, invidie, rancori e simili. I pensieri distruttivi sono i nostri peggiori nemici. Evitateli, come evitereste un ladro, perché vi tolgono la pace, l’armonia e la serenità.

Chi avesse tendenza a guardare ed a pensare al lato negativo delle cose, deve correggere questa malaugurata abitudine, perché attira a sé i mali che guarda, che pensa, che teme. Si racconta che in un bar di paese due vecchietti stavano di fronte ad una bottiglia di vino piena solo a metà. Uno dei due disse tristemente: “Che peccato ci è rimasta solo mezza bottiglia”, l’altro invece, esclamò con gioia: “Che bellezza, abbiamo ancora mezza bottiglia da bere!”. E voi cosa avreste detto in tale situazione?

L’abitudine di coltivare pensieri di salute, di energia, di vigore e di bene, facendone una realtà di ogni momento e considerandola come una verità eterna, è un meraviglioso tonico che vi darà la sensazione di una forza accresciuta e rinnovata.

Cosa accade se detestate una persona?

Immaginate di detestare una persona fino a desiderare ogni giorno di assassinarla; sebbene non lo facciate perché non osereste, i vostri pensieri di morte rischiano seriamente di realizzarsi, poiché vi sarà qualche altro individuo nel mondo che, possedendo una struttura affine alle vostre disposizioni, capterà il vostro pensiero per la legge di affinità, e sarà costui che commetterà in qualche luogo un crimine di cui, senza saperlo, siete stato voi la causa.

Quanta gente commette delle azioni spaventose e poi dice: “Non so come abbia potuto farlo, non avevo mai pensato a ciò, ho obbedito a un impulso che era più forte di me!”: sono stupiti loro stessi e non riescono a capacitarsi di quanto abbiano potuto commettere. Ebbene, avviene che, a loro insaputa, siano stati influenzati. Naturalmente, quanto vi indico per i pensieri vale nella stessa misura anche per i sentimenti. Come il pensiero, anche il sentimento è una forza che dall’uomo per andare nello spazio a generare il bene o il male.

Impegnatevi dunque con determinazione a proiettare solo pensieri e sentimenti che abbiano le conseguenze più benefiche. Quando sentite di non avere più il controllo della situazione o che vi lasciate andare a degli impulsi negativi, dovete reagire prontamente e cercare di dare ai vostri pensieri un’altra direzione. Se non siete coscienti, se coltivate pensieri cattivi senza nemmeno prestarvi attenzione, essi andranno a lavorare a danno vostro.

E’ detto nei Vangeli: “Siate vigili!”. Ciò vuol dire vigili su tutto ciò che accade in noi, e non per ciò che può giungere dall’esterno. Dall’esterno non rischiamo grandi cose, non è necessario essere sempre all’erta per sorvegliare chi potrebbe colpirci all’angolo di una strada. “Siate vigili”… E’ lo spirito, è la coscienza che devono essere vigili. Questo consiglio riguarda la vita interiore molto più della vita esteriore.

Imparare a pensare bene

Il primo impegno, per chi vuol vivere bene, è imparare a pensare bene, chiaramente, nettamente. Questa è l’arte più importante che uomo possa apprendere per se stesso e per coloro che lo circondano. Se riflettessimo sui benefici che derivano dal retto pensare e sui gravi danni del pensare distorto, metteremmo certamente un grande cura per disciplinare la nostra mente.

Pensar bene è fonte di salute e di serenità, benefici inestimabili nella vita che conduciamo su questo nostro pianeta. Pensar bene significa irradiare pensieri di amore e di luce verso tutte le persone e tutte le cose, a chi è vicino ed anche a chi è lontano, l’energia del pensiero non conosce i limiti dello spazio.

Come sostituire i pensieri negativi con altri positivi

E’ necessario che ci esercitiamo ogni giorno al fine di diventare capaci di sostituire i pensieri negativi con altri opposti, costruttivi, positivi, elevati, sereni. Per facilitare questa sostituzione dovremmo prendere la bella abitudine di scrivere su un quadernetto tutte le massime, i pensieri, le preghiere o altro che ci colpiscano per la loro bellezza od il loro contenuto spirituale.

La qualità dei pensieri determina la qualità della nostra vita. Nessuno può vivere bene, nel vero senso della parola, se i suoi pensieri non sono elevati e luminosi. Una mente piena di pensieri buoni offre una vita sana, gioiosa ed ottimista.

La sofferenza ha sempre uno scopo da perseguire

Pensate che tutto quello che vi accade, anche se al momento vi fa soffrire, è quanto di meglio vi possa accadere, perché diretto dalla Saggezza Cosmica che vede anche ciò che l’uomo troppo spesso non comprende. Anche le cose spiacevoli, che considerate “negative”, hanno uno scopo ben preciso: servono a chiudere i conti che avete aperto nel passato oppure a crescere forti in qualche virtù, con la comprensione, la pazienza, il coraggio, l’indipendenza e così via…

I pensieri sereni, costruttivi, sono di per sé un rimedio a un gran numero di mali come le idee nere, malinconiche. L’ottimismo da solo è l’antidoto delle peggiori malattie mentali. Il pessimismo, invece, è solo procuratore di disgrazie, malattie e miseria.

Montate la guardia sulla soglia della vostra mente: non lasciate entrare nessun nemico della vostra serenità e del vostro progresso. Cacciateli senza pietà e sarete meravigliati del miglioramento totale che si produrrà nella vostra vita in poco tempo.

L’abitudine di coltivare pensieri di salute, di energia, di vigore e di bene, facendone una realtà di ogni momento e considerandola come una verità eterna, è un meraviglioso tonico che vi darà la sensazione di una forza accresciuta e rinnovata.

Lavorate a difendere idee sane, di fede, di speranza, di amore. Date fiducia agli uomini depressi e avviliti.

Chi irradia pensieri gioiosi, sereni, ottimisti, incoraggianti, spande luce di sole ovunque passa; è un potente aiuto che alleggerisce il peso della vita a tanti, curando le piaghe e confortando gli scoraggiati…

Conservate l’amore per tutti gli uomini e per tutte le cose, ma difendetevi vigorosamente contro le aggressioni dei pensieri negativi che renderebbero infelice tutta la vostra vita.

Un pensiero del maestro Omraam Mikhael Aivanhov

La potenza più grande che Dio potesse concedere è stata donata allo Spirito. E poiché ogni pensiero, creatura dello Spirito, è impregnato di tale potenza, è naturale che essa agisca. Sulla base di questa conoscenza ognuno di voi potrà diventare un benefattore dell’umanità: attraverso lo spazio fino nei mondi più lontani, potrà inviare i propri pensieri come messaggieri, come creature luminose, che si incaricheranno di aiutare gli esseri, di consolarli, di illuminarli e di guarirli.

Colui che compie coscientemente questo lavoro penetra a poco a poco negli arcani della creazione divina.

Conclusione di Annie Besant

Noi, dunque, possiamo imparare ad utilizzare le grandi forze che giacciono nell’intimo di noi tutti, e ad utilizzarle in vista del miglior risultato possibile. Con l’impiegarle si svilupperanno, ed infine, con sorpresa e gioia, scopriremo qual grande potere di servigio si possieda.

Si rammenti che questi poteri già li stiamo usando di continuo, inconsciamente e spasmodicamente e debolmente, influenzando sempre in bene o in male tutto ciò che fiancheggia il sentiero della nostra vita. Qui s’è tentato di indurre il lettore ad utilizzare le medesime forze coscientemente, fermamente e vigorosamente. Noi non possiamo esimerci dal pensare in qualche misura, per quanto possano poi esser fragili le correnti-pensiero che generiamo; che con esse andiamo ad influenzare quel che ci circonda, lo si voglia o non lo si voglia, e la sola questione su cui si deve decidere è se lo faremo beneficamente o nocivamente, debolmente o vigorosamente, trascinati dalla corrente o per deliberato proposito.

Noi non possiamo impedire che i pensieri degli altri vengano a contatto del nostro corpo mentale; possiamo solo fare la scelta tra quelli che riceveremo e quelli che respingeremo. Necessariamente influenziamo e siamo influenzati; ma possiamo influenzare gli altri in senso benefico o dannoso, possiamo essere influenzati dal bene o dal male. Su questo dobbiamo fare la nostra scelta, una scelta ponderosa per noi stessi e per il mondo:

Scegli bene, perché la tua scelta, pur breve, ha un valore infinito.

Fonte:Lamentemente.com

"IO SE FOSSI DIO" (GIORGIO GABER -1980)





Testo:

Io se fossi Dio
E io potrei anche esserlo
Se no non vedo chi.
Io se fossi Dio non mi farei fregare dai modi furbetti della gente
Non sarei mica un dilettante
Sarei sempre presente
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
O meglio ancora a criticare, appunto
Cosa fa la gente.
Per esempio il cosiddetto uomo comune
Com'è noioso
Non commette mai peccati grossi
Non è mai intensamente peccaminoso.
Del resto poverino è troppo misero e meschino
E pur sapendo che Dio è il computer più perfetto
Lui pensa che l'errore piccolino
Non lo veda o non lo conti affatto.
Per questo io se fossi Dio
Preferirei il secolo passato
Se fossi Dio rimpiangerei il furore antico
Dove si amava, e poi si odiava
E si ammazzava il nemico.
Ma io non sono ancora nel regno dei cieli
Sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.
Io se fossi Dio
Non sarei mica stato a risparmiare
Avrei fatto un uomo migliore.
Si, vabbè, lo ammetto
non mi è venuto tanto bene
ed è per questo, per predicare il giusto
che io ogni tanto mando giù qualcuno
ma poi alla gente piace interpretare
e fa ancora più casino.
Io se fossi Dio
Non avrei fatto gli errori di mio figlio
E specialmente sull'amore
Mi sarei spiegato un po' meglio.
Infatti voi uomini mortali per le cose banali
Per le cazzate tipo compassione e finti aiuti
Ci avete proprio una bontà
Da vecchi un po' rincoglioniti.
Ma come siete buoni voi che il mondo lo abbracciate
E tutti che ostentate la vostra carità.
Per le foreste, per i delfini e i cani
Per le piantine e per i canarini
Un uomo oggi ha tanto amore di riserva
Che neanche se lo sogna
Che vien da dire
Ma poi coi suoi simili come fa ad essere così carogna.
Io se fossi Dio
Direi che la mia rabbia più bestiale
Che mi fa male e che mi porta alla pazzia
È il vostro finto impegno
È la vostra ipocrisia.
Ce l'ho che per salvare la faccia
Per darsi un tono da cittadini giusti e umani
Fanno passaggi pedonali e poi servizi strani
E tante altre attenzioni
Per handicappati sordomuti e nani.
E in queste grandi città
Che scoppiano nel caos e nella merda
Fa molto effetto un pezzettino d'erba
E tanto spazio per tutti i figli degli dèi minori.
Cari assessori, cari furbastri subdoli altruisti
Che usate gli infelici con gran prosopopea
Ma io so che dentro il vostro cuore li vorreste buttare
Dalla rupe Tarpea.
Ma io non sono ancora nel regno dei cieli
Sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.
Io se fossi Dio maledirei per primi i giornalisti e specialmente tutti
Che certamente non sono brave persone
E dove cogli, cogli sempre bene.
Signori giornalisti, avete troppa sete
E non sapete approfittare della libertà che avete
Avete ancora la libertà di pensare, ma quello non lo fate
E in cambio pretendete
La libertà di scrivere
E di fotografare.
Immagini geniali e interessanti
Di presidenti solidali e di mamme piangenti
E in questo mondo pieno di sgomento
Come siete coraggiosi, voi che vi buttate senza tremare un momento:
Cannibali, necrofili, deamicisiani, astuti
E si direbbe proprio compiaciuti
Voi vi buttate sul disastro umano
Col gusto della lacrima
In primo piano.
Si, vabbè, lo ammetto
La scomparsa totale della stampa sarebbe forse una follia
Ma io se fossi Dio di fronte a tanta deficienza
Non avrei certo la superstizione
Della democrazia.
Ma io non sono ancora nel regno dei cieli
Sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.
Io se fossi Dio
Naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente.
Nel regno dei cieli non vorrei ministri
Né gente di partito tra le palle
Perché la politica è schifosa e fa male alla pelle.
E tutti quelli che fanno questo gioco
Che poi è un gioco di forze ributtante e contagioso
Come la febbre e il tifo
E tutti quelli che fanno questo gioco
C' hanno certe facce
Che a vederle fanno schifo.
Io se fossi Dio dall'alto del mio trono
Direi che la politica è un mestiere osceno
E vorrei dire, mi pare a Platone
Che il politico è sempre meno filosofo
E sempre più coglione.
È un uomo a tutto tondo
Che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo
Che scivola sulle parole
E poi se le rigira come lui vuole.
Signori dei partiti
O altri gregari imparentati
Non ho nessuna voglia di parlarvi
Con toni risentiti.
Ormai le indignazioni son cose da tromboni
Da guitti un po' stonati.
Quello che dite e fate
Quello che veramente siete
Non merita commenti, non se ne può parlare
Non riesce più nemmeno a farmi incazzare.
Sarebbe come fare inutili duelli con gli imbecilli
Sarebbe come scendere ai vostri livelli
Un gioco così basso, così atroce
Per cui il silenzio sarebbe la risposta più efficace.
Ma io sono un Dio emotivo, un Dio imperfetto
E mi dispiace ma non son proprio capace
Di tacere del tutto.
Ci son delle cose
Così tremende, luride e schifose
Che non è affatto strano
Che anche un Dio
Si lasci prendere la mano.
Io se fossi Dio preferirei essere truffato
E derubato, e poi deriso e poi sodomizzato
Preferirei la più tragica disgrazia
Piuttosto che cadere nelle mani della giustizia.
Signori magistrati
Un tempo così schivi e riservati
Ed ora con la smania di essere popolari
Come cantanti come calciatori.
Vi vedo così audaci che siete anche capaci
Di metter persino la mamma in galera
Per la vostra carriera.
Io se fossi Dio
Direi che è anche abbastanza normale
Che la giustizia si amministri male
Ma non si tratta solo
Di corruzioni vecchie e nuove
È proprio un elefante che non si muove
Che giustamente nasce
Sotto un segno zodiacale un po' pesante
E la bilancia non l'ha neanche come ascendente.
Io se fossi Dio
Direi che la giustizia è una macchina infernale
È la follia, la perversione più totale
A meno che non si tratti di poveri ma brutti
Allora si che la giustizia è proprio uguale per tutti.
[.]
Io se fossi Dio
Io direi come si fa a non essere incazzati
Che in ospedale si fa morir la gente
Accatastata tra gli sputi.
E intanto nel palazzo comunale
C'è una bella mostra sui costumi dei sanniti
In modo tale che in questa messa in scena
Tutto si addolcisca, tutto si confonda
In modo tale che se io fossi Dio direi che il sociale
È una schifosa facciata immonda.
Ma io non sono ancora nel regno dei cieli
Sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.
[.]
Io se fossi Dio
Vedrei dall'alto come una macchia nera
Una specie di paura che forse è peggio della guerra
Sono i soprusi, le estorsioni i rapimenti
È la camorra.
È l'impero degli invisibili avvoltoi
Dei pescecani che non si sazian mai
Sempre presenti, sempre più potenti, sempre più schifosi
È l'impero dei mafiosi.
Io se fossi Dio
Io griderei che in questo momento
Son proprio loro il nostro sgomento.
Uomini seri e rispettati
Cos'ì normali e al tempo stesso spudorati
Così sicuri dentro i loro imperi
Una carezza ai figli, una carezza al cane
Che se non guardi bene ti sembrano persone
Persone buone che quotidianamente
Ammazzano la gente con una tal freddezza
Che Hitler al confronto mi fa tenerezza.
Io se fossi Dio
Urlerei che questi terribili bubboni
Ormai son dentro le nostre istituzioni
E anzi, il marciume che ho citato
È maturato tra i consiglieri, i magistrati, i ministeri
Alla Camera e allo Senato.
Io se fossi Dio
Direi che siamo complici oppure deficienti
Che questi delinquenti, queste ignobili carogne
Non nascondono neanche le loro vergogne
E sono tutti i giorni sui nostri teleschermi
E mostrano sorridenti le maschere di cera
E sembrano tutti contro la sporca macchia nera.
Non ce n'è neanche uno che non ci sia invischiato
Perché la macchia nera
È lo Stato.
E allora io se fossi Dio
Direi che ci son tutte le premesse
Per anticipare il giorno dell'Apocalisse.
Con una deliziosa indifferenza
E la mia solita distanza
Vorrei vedere il mondo e tutta la sua gente
Sprofondare lentamente nel niente.
Forse io come Dio, come Creatore
Queste cose non le dovrei nemmeno dire
Io come Padreterno non mi dovrei occupare
Né di violenza né di orrori né di guerra
Né di tutta l'idiozia di questa Terra
E cose simili.
Peccato che anche Dio
Ha il proprio inferno
Che è questo amore eterno
Per gli uomini.

IL RICORDO DI SE 3 (prima parte)


Ricorda te stesso sempre e dovunque. Il ricordo di sé produce precisi mutamenti chimici che provocano la comparsa dell'essenza dell'essere umano.
P.D. Ouspensky

L'attenzione divisa non produce risultati immediati e i centri superiori non possono sopraggiungere senza lo sforzo perseverante di molti anni. Svegliarsi è difficile, ma può essere fatto. E' impossibile svegliarsi senza dedicarsi totalmente alla propria evoluzione. Si è in errore se si pensa che siano sufficienti delle mezze misure.
Robert Earl Burton

vedere il sonno

Un risultato importante che si ottiene dagli esercizi di ricordo è quello di toccare con mano il proprio stato ipnotico. Possiamo comprendere che se siamo svegli solo nei momenti in cui ci sforziamo di ricordarcelo, allora dormiamo e viviamo come burattini per tutto il resto della giornata. Prendiamo decisioni nel sonno, lavoriamo nel sonno, studiamo nel sonno, facciamo l'amore nel sonno, intratteniamo i rapporti umani nel sonno.
Praticando gli esercizi, dopo un po’ di tempo, ci ricorderemo di noi - cioè saremo coscientemente presenti - anche al di fuori dei momenti stabiliti per l'esercizio. Magari camminando per strada improvvisamente ci ricorderemo di noi ("Ecco, sono presente, cammino e mi ricordo di me, non sto vagando fra i pensieri come al solito"), senza averlo prestabilito e senza aver fatto uno sforzo. In tal caso potremo approfittare della situazione mantenendo quello stato di presenza più a lungo possibile prima di ricadere nel sonno, ma, come detto in precedenza, non si devono fare sforzi al di fuori dello spazio riservato agli esercizi.

Nei momenti di ricordo, osservandoci con attenzione, possiamo cogliere la differenza fra lo stato di coscienza in cui ci ricordiamo di noi e lo stato in cui eravamo un attimo prima, quando non ci ricordavamo e stavamo dormendo. E' indispensabile portare avanti questo lavoro sul cogliere la differenza fra i due stati di coscienza. Dovremmo farlo ogni volta che ci è possibile, ossia ogni volta che ce ne ricordiamo.
Se stiamo scendendo dall'autobus e ci ricordiamo di noi per un istante, se riusciamo cioè a essere presenti e non compiamo nel sonno quell'azione ("Ecco, ci sono, sono presente e sto scendendo dall'autobus"), possiamo sforzarci di prolungare questo stato cogliendo la differenza tra come siamo adesso e come eravamo qualche minuto prima sull'autobus: "Cosa facevo? A cosa ho pensato per tutto il tempo del viaggio? Se io sono presente solo ora, allora chi pensava e chi compiva le azioni al mio posto fino a poco prima? Nel sonno avrei potuto picchiare qualcuno reagendo a un'offesa, avrei potuto decidere di cambiare lavoro, o avrei potuto invaghirmi di una persona e risolvermi in seguito di sposarla."
Vivere nel sonno è pericoloso, ma lo si può comprendere solo a un certo grado di risveglio. L'uomo comune, che non ha mai provato a svegliarsi, non puo’ essere cosciente del pericolo derivante dal trascorrere la propria vita nel sonno. D'altronde le cronache quotidiane illustrano in maniera soddisfacente le conseguenze della vita nel sonno. Siamo sonnambuli che camminano dormendo sul cornicione di un palazzo a venti metri da terra! Finché dormiamo sembra che vada tutto bene.
Se, ad esempio, mentre mangiamo un panino proviamo a fare l'esercizio di ricordo di sé, possiamo confrontare i momenti in cui siamo coscienti delle azioni che compiamo con quelli in cui invece mangiamo pensando a tutt'altro, e quindi in effetti non mangiamo nel vero senso del termine, perché il nostro corpo fisico mangia meccanicamente senza che noi ne siamo coscienti ("Adesso mangio e sono presente, porto il panino alla bocca e lo mordo, e ne sono cosciente. Ma un attimo prima dove ero mentre mangiavo? Perché la mia autocoscienza non era qui con me?").
Il risveglio consiste nello sforzo di ricordarsi di sé e nel successivo confronto fra i momenti di ricordo, di effettiva presenza, e i momenti precedenti di sonno, di assenza. Se riusciamo a sentire dentro di noi in modo EMOTIVO questa sottile ma enorme differenza allora abbiamo compreso la differenza fra un essere umano che dorme e un essere umano che cerca di svegliarsi. Questo significa toccare con mano il proprio stato ipnotico, e sovente qualcuno ne rimane sconvolto.

volontà [thelema]

Il secondo scopo degli esercizi è sviluppare un ottimo grado di forza di Volontà - in greco Thelema, come viene definita negli insegnamenti di Aleister Crowley - indispensabile in tutti gli aspetti del lavoro su di sé. Quando lavoriamo sull'immaginazione negativa (il "dialogo interno" della nostra mente) e sulle emozioni negative, possiamo sfruttare la Volontà costruita grazie al ricordo di sé.
Rammentiamo che l'uomo addormentato non possiede vera forza di Volontà, egli fa ciò che la vita gli permette di fare; questo può anche consentirgli di divenire casualmente un uomo colto e di successo, ma non di acquisire un reale potere sugli eventi circostanti. Il fatto che dobbiamo compiere degli sforzi immani per combattere la meccanicità dei nostri atti e ricordarci di noi, è la dimostrazione di questa nostra incapacità di volere. Pensiamo di essere liberi di volere perché decidiamo cosa ordinare al ristorante, mentre in realtà non decidiamo nemmeno quello, i nostri meccanismi inconsci decidono, e loro decidono in base alle informazioni presenti nell’ambiente. Fingiamo di volere, mentre ci lasciamo trascinare da forze più grandi di noi.
La forza di Volontà non è altro che la capacità di utilizzare l'energia. Gli esercizi sul ricordo aumentano la nostra capacità di disporre dell'energia. Quando cominciamo a svolgere questi esercizi per noi è un giorno storico, sacro, perché per la prima volta opponiamo resistenza cosciente alla meccanicità che ci ha sovrastati durante tutta la nostra vita. Per la prima volta ci sforziamo di decidere qualcosa: "Voglio essere io a stabilire cosa pensare e quando pensarlo, voglio decidere io se arrabbiarmi o no, se avere paura o no. Non voglio più essere schiavo". Un uomo nuovo sta nascendo in noi e ora vuole essere padrone in casa sua.

Dobbiamo diventare degli specialisti del ricordo di sé. Ci sono persone brave a giocare a scacchi, altre brave in uno sport, altre ancora nel cucinare dolci o suonare uno strumento, e alcune sanno fare molto bene il loro particolare lavoro... noi siamo specializzati nel ricordo di noi stessi. Ci accorgeremo presto che ogni altra questione è di minore importanza. Non importa che lavoro facciamo per mantenerci, la nostra specializzazione deve diventare il ricordo di noi stessi. Questa è la nostra preoccupazione più grande: svegliarci. E solo se questa attività diviene il nostro centro di gravità permanente per anni, allora possiamo sperare di svegliarci. Avere un lavoro o essere disoccupati non è di alcuna importanza se non si è svegli. Avere un partner o essere single non fa differenza finché si dorme. Nel sonno è tutto uguale.
Ogni singolo sforzo compiuto nel tentativo di svegliarsi provoca una TRASMUTAZIONE ALCHEMICA: durante questi tentativi di ricordo di sé si viene a creare un notevole attrito fra l'abitudine meccanica della nostra esistenza e il nostro voler diventare coscienti. Questo attrito genera un « fuoco », e questo Fuoco agisce sui nostri atomi per creare nuovi elementi più sottili che costituiranno i "corpi superiori", compreso il corpo dell'anima o « corpo di gloria ». Tale trasmutazione coinvolge anche lo sviluppo dei corpi emotivo (astrale) e mentale, con la conseguente acquisizione di siddhi, i poteri inerenti il mago: capacità di viaggiare in astrale, materializzare e smaterializzare oggetti, invocare ed evocare entità presenti sul piano astrale e sui piani più alti.
Quel punto di luce che è l'anima comincia ad aggregare gli atomi per costruire il suo nuovo corpo e il nostro centro di consapevolezza inizia a spostarsi in quella direzione, il nostro Cuore comincia ad aprirsi. Il primo giorno in cui compiamo sforzi qualcosa cambia per sempre in noi. Ovviamente, se gli sforzi si limiteranno a pochi mesi di tempo e non proseguiranno, non accadrà nulla di tangibile, ma un seme è stato comunque gettato.

continua...

Mettete Eva nel vostro presepe

Il ruolo dimenticato della progenitrice nella Natività di Gesù



Cosa fareste se voleste dare alla fiaba di cappuccetto rosso l’aspetto di un racconto veridico? Probabilmente omettereste il lupo parlante, e l’episodio in cui la nonna e la bambina vengono tratte indenni dal ventre dell’animale ucciso…
È un po’ quello che è successo ad Eva (la donna considerata progenitrice del genere umano dalle religioni abramitiche), la quale si è vista negare un ruolo di tutto rilievo nel racconto della Natività di Gesù, per evidente inverosimiglianza della sua presenza nella Palestina del primo secolo!
Oggi, tuttavia, é venuta a mancare l’esigenza di mondare la narrazione del Natale dagli elementi di chiara matrice mitologica, poiché è cosa risaputa che il Natale di Gesù non è che la riproposizione in chiave ebraico-cristiana di miti e misteri divini di origine più antica. Quando preparate il vostro presepe, non fate che rievocare, seppure chiamandoli con nomi nuovi, i simboli del Natale di Mitra, Horus, Dioniso, Krishna e altri Messia e Dei incarnati precristiani.
Consapevoli della natura leggendaria (ma sarebbe meglio dire simbolico-allegorica) degli elementi che costituiscono il racconto della Natività, possiamo quindi, oggi, reintegrare i suddetti elementi esclusi, per conoscere in modo più completo e ricco il patrimonio letterario, immaginifico ed ermetico dei Vangeli, incorporandolo a quelle informazioni che in antico sono state bollate come “apocrife” e perciò dimenticate dai più.


Una di queste, come dicevamo, riguarda l’anacronistica presenza di Eva alla grotta di Betlemme. Ecco come ci viene presentato l’episodio dal “Vangelo dell’infanzia armeno”: Giuseppe torna alla grotta dove si trova Maria dopo essersi allontanato per cercare una levatrice. Sul sentiero, incontra una donna discesa da una montagna, e con essa prosegue il cammino. «Quando si furono avviati, Giuseppe, mentre camminavano, le domandò: “Donna, dimmi il tuo nome”. “Perché vuoi sapere il mio nome?”, disse la donna. “Io sono Eva, la prima madre di tutti gli uomini, e sono venuta a vedere con i miei occhi come si è operata la mia redenzione”. All’udir queste parole, Giuseppe si meravigliò dei prodigi a cui stava assistendo» (VIII,10). I due giungono alla grotta, e la vedono illuminata da una luce che scende dai cieli, mentre dei canti angelici si diffondono nell’aria. «Quando Giuseppe e la nostra prima madre giunsero là, si prosternarono col viso a terra, ringraziarono Dio ad alta voce e glorificandolo con queste parole: “Benedetto sia tu, o Signore, Dio dei nostri padri, Dio d’Israele, che oggi con questo avvenimento hai operato la redenzione dell’umanità e mi hai riabilitata, sollevandomi dalla mia caduta, e mi hai reintegrata nella mia antica dignità! Ora il mio animo si sente fiero ed esulta nella speranza di Dio salvatore”.
Appena ebbe così parlato, Eva, la nostra prima madre, vide che una nube, levandosi dalla grotta, saliva verso il cielo, mentre, d’altra parte, una luce scintillante si era posata davanti alla mangiatoia del bestiame. E il bambino si levò per prendere il seno della madre, si saziò di latte, poi ritornò al suo posto e si mise a sedere. Vedendo ciò, Giuseppe e la nostra prima madre Eva resero gloria a Dio, ringraziandolo, e ammirarono, pieni di stupore, i prodigi che stavano avvenendo. “In verità”, essi dissero, “chi ha mai udito da qualcuno o visto con i propri occhi una cosa simile a quella che sta ora avvenendo?”. La nostra prima madre entrò quindi nella grotta, prese tra le braccia il bambino e cominciò ad accarezzarlo e ad abbracciarlo con tenerezza, benedicendo Dio, perché il bambino era straordinariamente bello a vedersi, con un volto splendente e radioso. Poi lo avvolse nelle fasce, lo depose nella mangiatoria dei buoi, ed uscì dalla grotta
» (IX,1-3).

Alla presenza di Eva nel racconto del Natale, la tradizione cristiana attribuisce carattere fantasioso, volto a dimostrare il principio della recircolazione (proposto da S. Ireneo, secondo cui il piano della
salvezza ripete con finalità opposta il piano della rovina: Adamo ed Eva, disobbedienti, sono salvati
da Gesù Cristo e da Maria nuova Eva, obbedienti), sostenuto dalla patristica del IV e V secolo, e che si basava sul parallelismo fra Eva e Maria, proposto già nel II secolo da Giustino: «Eva, dando ascolto alle parole del serpente, generò disubbidienza e morte; Maria, dando ascolto alle parole dell’angelo, generò colui per mezzo del quale Dio sconfigge il serpente e libera da morte quelli che fanno penitenza dei loro peccati». Maria venne infatti definita “seconda Eva”, con funzione inversa, però, a quella della “prima Eva”, come Gesù, nella speculazione paolina viene considerato il “secondo Adamo” con funzione inversa a quella del primo (cfr. “Cristianesimo, I Vangeli Apocrifi”, a cura di Marcello Craveri).




In realtà ho motivo di credere che il ruolo simbolico di Eva vada ben oltre quanto affermato, e si riallacci a simbologie di più profonda portata. Un rapporto simile a quello che possiamo ravvisare fra Eva e Maria, lo si ha ad esempio in Grecia, con le figure di Pandora e Danae.
Pandora è la prima donna creata dagli Dei olimpici: «così disse ed essi obbedirono a Zeus signore, figlio di Crono. E subito l'inclito Ambidestro, per volere di Zeus, plasmò dalla terra una figura simile a una vergine casta; Atena occhio di mare, le diede un cinto e l'adornò; e le Grazie divine e Persuasione veneranda intorno al suo corpo condussero aurei monili; le Ore dalla splendida chioma, l'incoronarono con fiori di primavera; e Pallade Atena adattò alle membra ornamenti di ogni genere. Infine il messaggero Argifonte le pose nel cuore menzogne, scaltre lusinghe e indole astuta, per volere di Zeus cupitonante; e voce le infuse l'araldo divino, e chiamò questa donna Pandora, perché tutti gli abitanti dell'Olimpo l'avevano donata in dono, sciagura agli uomini laboriosi. Poi, quando compì l'arduo inganno, senza rimedio, il Padre mandò a Epimeteo l'inclito Argifonte portatore del dono, veloce araldo degli dèi; né Epimeteo pensò alle parole che Prometeo gli aveva rivolto: mai accettare un dono da Zeus Olimpio, ma rimandarlo indietro, perché non divenisse un male per i mortali. Lo accolse e possedeva il male, pria di riconoscerlo. Prima infatti le stirpi degli uomini abitavano la terra del tutto al riparo dal dolore, lontano dalla dura fatica, lontano dalle crudeli malattie che recano all'uomo la morte; (rapidamente nel dolore gli uomini avvizziscono.) Ma la donna di sua mano sollevò il grande coperchio dell'orcio e tutto disperse, procurando agli uomini sciagure luttuose. Sola lì rimase Speranza nella casa infrangibile, dentro, al di sotto del bordo dell'orcio, né se ne volò fuori; ché Pandora prima ricoprì la giara, per volere dell'egioco Zeus, adunatore dei nembi. E altri mali, infiniti, vanno errando fra gli uomini» (Esiodo, “Le opere e i giorni”).




Inutile sottolineare la comune origine archetipica della storia di Eva e Pandora (cfr. Sebastiano B. Brocchi, “Riflessioni sulla Grande Opera”, pag.81); mentre per la figura di Maria, come ho detto, viene generalmente proposto il parallelo con Danae, figlia di Acrisio e Aganippe, alla quale «era stato predetto che il figlio da lei partorito avrebbe ucciso Acrisio; allora il padre, temendo che la profezia si avverasse, la rinchiuse in una prigione dai muri di pietra. Ma Giove, mutatosi in una pioggia d’oro, giacque con Danae; da quell’amplesso nacque Perseo» (Publio Ovidio Nasone, “Le metamorfosi”). Danae è in realtà soltanto una delle molte figure femminili che, nella mitologia ellenica, divengono madri dei figli di Zeus… troviamo ad esempio Semele, Alcmena e Leda, madri rispettivamente di Dioniso, Eracle e i dioscuri Castore e Polluce.
Il fatto che io abbia citato esempi nati dalla civiltà egea, comunque, e tengo a sottolinearlo, non implica affatto che questi archetipi non siano patrimonio comune di tutti gli antichi popoli…

Questa “prima madre” (lascio agli ermeneuti più attenti il piacere di scoprire ed analizzare le importanti affinità fonetiche e concettuali della “prima mater” con la “prima materia” di alchemica memoria…) non è donna nel senso umano del termine, bensì metafisico. Il desiderio o meglio il bisogno, di un più profondo livello di lettura ci induce infatti a valicare l’interpretazione diretta e “visiva” di quanto letto, cercandovi le radici invisibili, esoteriche, che inevitabilmente vi soggiacciono. Eravamo dunque alla prima madre, alla Eva o Pandora che dir si voglia, “donna” nel senso di Anima, se al termine “donna” e al genere “femminile” attribuiamo, in accordo con la tradizione, i caratteri di sensibilità, impressionabilità, passività, ricettività e sentimentalità che, appunto, caratterizzano il piano eterico dell’essere umano. Consideriamo naturalmente che, se all’aspetto femminile della genesi viene attribuito il significato di Anima, all’aspetto maschile (Adamo) dovremo riconoscere il significato di Spirito o Intelletto, il quale non potrebbe conoscere nulla senza Coscienza o Consapevolezza (il frutto di Eva, il vaso di Pandora) e che al contrario, dunque, possedendola, si ritroverà a poter conoscere ogni aspetto del reale, ovvero quella straordinaria totalità dell’universo manifesto che, riducendoci al dualismo della mentalità profana, dovremmo definire “conoscenza del Bene e del Male”; mentre un Iniziato, un Mistico, la definirebbe “En to Pan”, “L’Uno, il Tutto”.
Abbiamo però qui fatto un po’ di confusione fra Coscienza e Consapevolezza, che io definirei “la prima e la seconda Eva”, poiché se la prima è tratta a Dio dall’uomo, quasi un atto di sfida della natura stessa che sembra dare alla creatura ciò che sarebbe appannaggio del Creatore; la seconda è un dono che solo Dio può dare alla mente dell’uomo, dando alla Coscienza la sua ragion d’essere, la sua “redenzione” (per usare il termine biblico), il suo compimento.
Senza Coscienza l’essere è confuso nell’Uno divino, in assenza di spazio-tempo, Unità primordiale che potremmo anche chiamare Eden per restare entro i paletti della metafora intrapresa. Nel momento stesso che questo “frutto” viene colto, avviene la scissione fra Dio e l’Uomo, questo “peccato originale” che annulla il paradiso dell’unione facendo piombare l’essere umano nella dimensione evolutiva, nello spazio-tempo, e nella divisione fra Io e Dio.
Maria, la seconda Eva, simbolizza perciò il mezzo attraverso il quale, nel corso del cammino personale di ogni Adamo, Dio dà a questo altro sé stesso che vaga nel mondo ignorando la sua vera natura, la scintilla per comprendere le proprie origini, il proprio potenziale. Questa scintilla accesa nel buio che potremmo chiamare Consapevolezza, o “Gesù bambino” nato nella grotta…

Stati di Coscienza(Gurdjieff)


da "Frammenti di un insegnamento sconosciuto"
di P.D. Ouspensky

Le funzioni psichiche e le funzioni fisiche non possono essere comprese fintanto che non sia compreso che le une e le altre possono lavorare in differenti stati di coscienza.
Vi sono quattro stati di coscienza possibili per l'uomo. Ma l'uomo ordinario, in altri termini, l'uomo 1, 2 o 3 non vive che negli stati di coscienza più bassi. I due stati di coscienza superiori gli sono inaccessibili, e benché egli possa averne coscienza a sprazzi, è incapace di comprenderli e li giudica dal punto di vista dei due stati di coscienza inferiori che gli sono abituali. Il primo, il sonno, è lo stato passivo nel quale gli uomini trascorrono un terzo e sovente anche la metà della loro vita. Il secondo, nel quale passano l'altra metà della loro vita, è quello stato in cui camminano per le strade, scrivono libri, discutono di soggetti sublimi, si occupano di politica, si ammazzano a vicenda: è uno stato che considerano attivo e chiamano "coscienza lucida", o "stato di veglia" della coscienza. Queste espressioni di "coscienza lucida" o "stato di veglia della coscienza" sembrano essere formulate per scherzo, specialmente se ci si rende conto di ciò che dovrebbe essere una "coscienza lucida" e di ciò che è in realtà lo stato nel quale l'uomo vive e agisce. Il terzo stato di coscienza è il ricordarsi di sé, o coscienza di se, coscienza del proprio essere. E' generalmente ammesso che noi possediamo questo stato di coscienza o che possiamo averlo a volontà. La nostra scienza e la nostra filosofia non hanno visto che noi non possediamo questo stato di coscienza e che il nostro desiderio è incapace di crearlo in noi, per quanto ferma possa essere la nostra decisione. Il quarto stato di coscienza è la coscienza obiettiva. In questo stato, l'uomo può vedere le cose come sono. Talvolta, negli stati inferiori di coscienza, egli può avere dei barlumi di questa coscienza superiore. Le religioni di tutti i popoli contengono testimonianze sulla possibilità di tale stato di coscienza, che viene definito "illuminazione", o con altri differenti nomi, ma che non può essere descritto con parole. Ma l'unica strada giusta verso la coscienza obiettiva passa attraverso lo sviluppo della coscienza di se. Un uomo ordinario, artificialmente portato in uno stato di coscienza obiettiva e poi riportato nel suo stato abituale, non ricorderà nulla e penserà semplicemente di aver perso conoscenza per un certo tempo. Ma, nello stato di coscienza di se, l'uomo può avere degli sprazzi di coscienza obiettiva e conservarne il ricordo.
Il quarto stato di coscienza è uno stato del tutto diverso dal precedente; esso è il risultato di una crescita interiore e di un lungo e difficile lavoro su di se.
IL terzo stato di coscienza, invece, costituisce il diritto naturale dell'uomo quale egli è, e, se l'uomo non lo possiede, è unicamente perché le sue condizioni di vita sono anormali. Senza esagerazione alcuna, si può dire che attualmente il terzo stato di coscienza non appare nell'uomo che a tratti molto brevi e molto rari e che non è possibile renderlo più o meno permanente senza un allenamento speciale.
Per la maggior parte delle persone, anche se colte e ragionevoli, il principale ostacolo sulla via della acquisizione della coscienza di se è che credono di possederlo; in altri termini, sono del tutto convinti di avere già la coscienza di se stessi e di possedere tutto ciò che accompagna questo stato: l'individualità, nel senso di un "Io" permanente e immutabile, la volontà, la capacità di fare, e così via. Ora, è evidente che un uomo non avrà interesse ad acquisire con un lungo e difficile lavoro una cosa che, a parer suo, possiede già. Al contrario, se gliene parlate, penserà che siete pazzo, o che tentiate di approfittare della sua credulità per vostro vantaggio personale.
I due stati di coscienza superiori, la 'coscienza di se e la "coscienza obiettiva", sono legati al funzionamento dei centri superiori dell'uomo.
Infatti, oltre ai centri dei quali abbiamo già parlato, ne esistono altri due, il "centro emozionale superiore" ed il "centro intellettuale superiore". Questi centri sono in noi; essi sono completamente sviluppati e lavorano ininterrottamente, ma il loro lavoro non riesce mai a raggiungere la nostra coscienza ordinaria. La ragione di questo risiede nelle proprietà speciali della nostra cosiddetta "coscienza lucida".
Per comprendere quale è la differenza tra gli stati di coscienza bisogna tornare al primo stato, che è il sonno. Questo è uno stato di coscienza interamente soggettivo. L'uomo è immerso nei suoi sogni, poco importa che ne conservi o meno il ricordo. Anche se qualche impressione reale raggiunge il dormiente, come suoni, voci, calore, freddo, sensazione del proprio corpo, esse non risvegliano in lui che immagini soggettive fantastiche. Poi l'uomo si sveglia. A prima vista, questo è uno stato di coscienza completamente diverso. Egli può muoversi, parlare con altre persone, fare dei progetti, vedere dei pericoli, evitarli, e così di seguito. Sarebbe ragionevole pensare che si trovi in una situazione migliore di quando era addormentato. Ma se vediamo le cose un po' più a fondo, se gettiamo uno sguardo sul suo mondo interiore, sui suoi pensieri, sulle cause della sue azioni, comprendiamo che egli è pressoché nello stesso stato in cui era quando dormiva. E anche peggio, perché nel sonno egli è passivo, cioè non può fare nulla. Nello stato di veglia, al contrario, egli può agire continuamente e i risultati delle sue azioni si ripercuoteranno su di lui e sulle persone intorno a lui. Eppure, non si ricorda di se stesso. Egli è una macchina, tutto gli succede. Egli non può fermare il flusso dei suoi pensieri, non può controllare la sua immaginazione, le sue emozioni, la sua attenzione. Vive in un mondo soggettivo di "amo", "non amo", "mi piace", "non mi piace", "ho voglia", "non ho voglia", cioè in un mondo fatto di ciò che crede di amare o non amare, di desiderare o non desiderare.
Non vede il mondo reale.
Esso gli è nascosto dal muro della sua immaginazione.
Egli vive nel sonno. Dorme.
Quello che chiama la sua "coscienza lucida" non è che sonno, e un sonno molto pericoloso del suo sonno, la notte, nel suo letto.

Fonte:Riflessioni.it


La Dinamica delle emozioni


La massa del cervello giallo, la corteccia cerebrale, è fatta di una miriade di neuroni. Ogni neurone ha un recettore ed una connessione sinaptica.

Qualsiasi cosa il cervello ritenga sogno viene collocata nel lobo frontale. E il lobo frontale allora diventa legge per l’energia e anche legge per il corpo.

Come esseri spirituali, quando abbiamo creato l’immagine nel cervello, abbiamo creato la realtà. Ma la personalità vuole sempre la prova. Aspetta sempre che accada. Se siamo persone spirituali, quella realtà esiste già, se siamo persone fisiche (rivolte alla materia) non è ancora accaduta.

Tutte le informazioni dell’immagine, localizzata nel lobo frontale e diventata pensiero comune, sono messe insieme dai neuroni in un ologramma. L’ologramma viene attraverso il lobo frontale approvato dal subconscio del Dio interiore e quindi trasmesso al cervello e al corpo. Il corpo reagisce consapevolmente e chimicamente all’immagine. La realtà primaria è quella che accade nel cervello; la realtà fisica è la realtà secondaria.

Il cervello funziona in base ai neurotrasmettotori. Esso contiene dentro di sé tutte quelle sostanze che vengono chiamate molecole di informazione che possiede anche il corpo. In sostanza nel cervello è contenuto tutto ciò che c’è anche nel corpo. La distribuzione delle informazioni nel corpo avviene i peptici/amminoacidi. I peptici sono amminoacidi che vengono creati dal DNA quando riproduce se stesso attraverso una copia chiamata RNA che induce le cellule a creare tutti quegli amminoacidi che sono veramente importanti per la distribuzione delle informazioni nel corpo. Ora il cervello contiene ogni peptide/amminoacido contenuto nel corpo. Se un peptide è presente nell’intestino, nelle surrenali o nel pancreas, viene prodotto anche nel cervello. Quindi i peptici sono amminoacidi e sono portatori di informazioni. Essi agiscono sui recettori che li accendono e li spengono. Il cervello contiene in sé tutti gli amminoacidi. Gli amminoacidi servono per creare le emozioni ed anche la crescita e le sensazioni. Le emozioni che il cervello trasmette al corpo sono ordini ai quali il corpo risponde. Questo vuol dire in realtà che l’intero corpo vive nel cervello. Così il corpo umano è duplicato emozionalmente nel cervello. L’emozione viene prima sentita nel cervello e poi trasmessa al corpo.

Per esempio l’ipotalamo è la sede della memoria a lungo termine. L’ipotalamo è il custode delle registrazioni del passato. Le registrazioni del passato vengono immagazzinate anche nei peptici/amminoacidi che compongono gli ormoni. Ogni memoria è chimica e viene conservata nel cervello in forma chimica.

Quando abbiamo un passato e continuiamo a rivisitarlo, lo portiamo nel nostro cervello che lo trasmette al nostro corpo. Come avviene? I neuroni dell’ipotalamo che contengono i peptidi del passato arrivano direttamente alla ghiandola Ipofisi, cioè l’ipotalamo nel rigenerare la sua memoria, manda all’ipofisi l’informazione di quella memoria. La ghiandola ipofisi è la ghiandola maestra del corpo, è il settimo sigillo: il “sia fatta la tua volontà”. L’ipofisi sperimenta quella memoria e invia le informazioni, sotto forma di sostanze chimiche, nel flusso sanguigno del corpo. Le sostanze chimiche prodotte dall’ipofisi sono amminoacidi in forma di ormoni.. Da ricordare che l’ipofisi produce anche l’ormone della morte e della crescita (ringiovanimento). L’amminoacido che l’ipofisi ha immesso nel flusso sanguigno, raggiunge le surrenali, le quali immediatamente iniziano a pompare nel flusso sanguigno gli steroidi che causano un picco emozionale. Gli steroidi sono la risposta di sollievo allo stress. Quando le persone sentono questo picco intenso emozionale, prodotto dagli steroidi, provano un senso di sollievo, di benessere, dallo stress. Perciò gli steroidi sono un agente lenitivo.

Questo induce le persone a voler parlare del proprio passato con qualcun altro per arrivare a dire: “Dio mio, mi sento proprio meglio ora”. Cosicché uno tende a tenere in circolazione il passato perché soffrire lo fa sentire così bene. E quando questa “beatitudine” svanisce, si tira fuori di nuovo la memoria, tornando alle persone, ai luoghi, ai tempi, egli eventi, per cercare la “redenzione”. In sostanza, si vuole essere tormentati in modo da poter essere redenti, perché si ha bisogno di sentirsi bene.

Questa è la chiave della tossicodipendenza. E’ la chiave dell’alcolismo, del fumo, della droga, perché non si riesce a star bene per conto proprio. Si è dipendenti delle reazioni chimiche, così si cerca la sofferenza in modo da poter essere redenti e sentirsi bene. Queste sono le persone attaccate al passato. A cosa sono aggrappate? Al vittimismo, al povero-me, alla sessualità, alla giustizia, alla vendetta, allo screditare, ecc..

Continuando a rivisitare frequentemente il passato si impegnano gravemente le surrenali a produrre steroidi nel flusso sanguigno fino ad intossicarsi. Questa è la depressione cronica della mente e del corpo. Le persone depresse sono così piene di steroidi che sovraccaricano tutti i recettori fino a bloccare tutte le altre sostanze nutritive vitali, gli amminoacidi e tutti gli altri messaggi provenienti dal cervello. Così i recettori che avevano la funzione di far entrare il calcio nelle cellule, si trasformano ora e fanno entrare gli steroidi. E questa diventa una dipendenza. Le persone sono dipendenti dal loro passato.

L’ipotalamo fa arrivare il codice chimico nell’ipofisi, che poi a sua volta, come ghiandola maestra trasmette l’informazione a tutto il corpo. L’ipotalamo fa parte del sistema libico, perché il passato è una cosa emozionale. E quando lo attiviamo, quando attiviamo il passato, attiviamo inutili emozioni nel corpo. Così l’ipofisi comincia a secernere l’ormone della morte, perché il corpo in questo modo diventa come un morta vivente. L’ipofisi lavora in armonia con l’anima e lo Spirito che vede che sta avvenendo una soppressione della spiritualità per il piacere della dipendenza emozionale. Ogni carica che ci da il passato porta con sé quei piccoli peptici, quegli amminoacidi che sono distruttivi e provocano il continuo esaurimento emozionale del corpo stesso. Richiamando la memoria del passato cerchiamo la redenzione, ma non la troveremo mai nelle emozioni che consumano il corpo. Vogliamo la redenzione per sentirci bene per un po’. Il passato crea dipendenza biochimica e crea dipendenza alla personalità, la quale si nutre di emozioni. In questo processo sono coinvolte soprattutto le surrenali ed anche gli steroidi del sesso.

Il cervello crea i propri steroidi, la propria morfina. Il cervello crea la propria estasi. Esso può creare e ricreare qualsiasi sostanza.

Quando collochiamo un’immagine o un intento nel lobo frontale, sia essa del passato, del presente o del futuro, inonda di neuroni che contengono tutti gli amminoacidi di tutte le forme. Il corpo umano è qui nel lobo frontale come un negativo. E qualsiasi immagine appaia nel lobo frontale olograficamente, automaticamente accende i neuroni.

Se visualizziamo che siamo in buona salute anche se non lo siamo e diciamo”No, tu guarirai!” e mettiamo quell’immagine li nel lobo frontale e siamo tutt’uno con noi stessi, con tutto il nostro corpo, con la nostra personalità, allora nel nostro cervello abbiamo creato la meravigliosa guarigione, perché abbiamo cambiato la struttura delle cellule che sono duplicate nel corpo. Ciò che curiamo nel cervello, lo curiamo neurologicamente e neurochimicamente nel corpo. Se non lo guariamo nel cervello, non lo guariremo mai nel corpo.Dobbiamo prima sognarlo nella realtà primaria, anche chimicamente; se prima avviene chimicamente può avvenire anche biofisicamente.

Perciò noi non siamo condannati dal nostro DNA, né siamo condannati dal nostro ceto, dalla nostra cultura, dalla ereditarietà a meno che non lo approviamo.

Fonte:Lamentemente.com