LA DEDIZIONE DEL GUERRIERO

Salve a tutti, sia ai belli che ai brutti, agli educati e a chi fa rutti, :-)
Allora, stavo scrivendo un post che come i precedenti si occupava di tecniche e discipline. Ne ho davvero un bel pò di cose da raccontarvi a tal proposito. Ma, mentre scrivevo cadono a terra un sei-sette libri da uno degli scaffali della mia libreria. Si vede che non erano stati messi bene. Mi alzo, vado a raccoglierli, e ritrovo un libretto che comprai e lessi anni fa, in una estate romana. Ci ero affezionato, perché erano giorni da coniglio bagnato quelli. Mura enormi mi soffocavano l'anima, la ribellione e il lavoro su di me appena all'inizio. Tante speranze, ma anche smarrimenti. Quel libretto aveva tante ingenuità in sé, l'autore è anche un tipo tutto a sé; ma in alcuni passaggi riusciva a trasmetterti qualcosa, a darti speranza, energia, voglia di restare in piedi. E il testo che vi invio era uno di quei passaggi. Non è neanche importante tanto la storia in sé e per sé, per quanto io la trovi significativa, ma il Simbolo che ci sta dietro, la parabola. Quando ti svegli pallido e le tue gambe sono fragili, questi assurdi e infuocati canti di devozione, queste teste che infrangono i muri, queste immagini di chi persiste anche nell'immensità del vento.. beh, ti fanno star bene. Leggevo quel testo e stavo a bocca aperta. Si, è una storia da folli, da matti da legare quella che leggerete, lo ammetto. Forse erano anche degli psicopatici?..:-). Eppure pensavo "chi ha mai visto tanta dedizione? Chi sa dirti una parola con dedizion? Chi sa spendersi così dissenatamente? Chi sa ammantarsi di tale assurda gloria?" Erano giorni quelli in cui ovunque volgessi lo sguardo vedevo solo e soltanto la Bestia Affata di Mediocrità. Depressioni a manetta respirava nella metropolitana e ti parlavano con voce strascicata "ah sì.. va bé.. si vedrà.. magari.. potessi.." E quando, per caso o per impudenza, mi imbattevo in tuoni che colpivano il mare, mi godevo lo spettacolo. Quacluno ancora capace di sfidare la vita, di giocarsi per qualcosa di grande o di splendido, di tale blasfemo amore posseduto da accendersi come un falò sulla spiaggia anche nell'inutilità di un atto, come scavare una buca..
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DEDIZIONE
La preghiera intima del Guerriero

Stuart Wilde

E' raro che incontriate una persona veramente devota. Quando è così trovate che è quasi sempre una persona di grande successo. La dedizione è la preghiera intima del guerriero o della guerriera. E' un modo per avere una concentrazione ferrea. Si diventa così attaccati e devoti alla causa che alla fine i desideri si materializzano. Il mondo è pieno di ostacoli. Se rivedete le vite dei grandi uomini e delle grandi donne che hanno attraversato il piano fisico, scoprirete che era la dedizione a renderli speciali. Essi perseverarono nonostante le avversità. Raggiunsero i loro scopi grazie al loro accanimento. Superarono le difficioltà sociali, fisiche e finanziarie e crearono il successo.

La Dedizione è vitale.

Voi dovete vivere la vostra vita come un guerriero e respirare le vostre ambizioni. Se siete apatici la Legge Universale risponderà apaticamente. Se mancate di coraggio, l'energia accanto a voi mancherà di coraggio. Se siete titubanti, la Legge Universale tituberà con voi.
(...)
Quando ero adolescente, avevo un amico che giocava a hockey su prato. Non era molto veloce e neppure molto agile, eppure in qualche modo era diventato ala destra, una posizione che richiede molta velocità nello sfrecciare su e giù per il limite estremo del campo. Ciò che questo ragazzo aveva di speciale era che, sebbene non avesse proprio il fisico giusto, aveva molta tenacia. Ogni volta che lui attaccava per avere la palla, non mollava mai (..). La piccola ala aveva una dedizione quasi perversa. Era anche incredibilmente abile. Quando aveva il possesso di palla, aveva un modo di correre che faceva perdere l'equilibrio agli altri. La palla restava attaccata al bastone come se fosse resina epossidica. Giocava facendo dei movimenti che nessuno aveva mai visto prima. Questa ala correva e correva e spesso batteva gli altri che erano più veloci di lui perché non si arrendeva mail. Era il capo cannoniere e un'ispirazione per la sua squadra. Fu scelto per un campo di addestramento della squadra nazionale inglese e alla fine divenne una delle miglioria ali del paese. Lo fece trascendendo la sua mancanza di velocità grazie alla dedizione, alla tenacia e all'abilità.

Quanto siete abili voi? Potete superare i limiti? Ci siete ancora quando gli altri hanno abbandonato? Se potete farlo, trionferete, perché la Legge Universale risponderà.
Avere dedizione è dire: <>
Il modo per sviluppare la dedizione è incominciare a dedicarsi strenuamente a se stessi. Questo significa concentrarvi sui vostri bisogni, concentrarvi sui progetti che vi danno piacere e prender tempo per constatare che voi siete qui sul piano terreno per sviluppare la vostra evoluzione
(...)
Molti abbandonano poco prima di vincere il primo premio. Poi si lamentano che la Legge Universale non li assiste, il che è un mucchio di idiozie. Se non avete ancora quello che volete, vuol dire che non siete ancora in viaggio. Potete essere vicini alla meta, ma essere vicini al miglior ristorante della città non vuol dire cenare. Voi dovete proseguire fino a quell'ultima gloriosa conclusione.

Otto anni fa, ero con un gruppo di circa quaranta ragazzi che avevano scommesso che in due giorni avrebbero scavato una buca grande come una casa, senza usare apparecchiature meccaniche. La buca doveva essere profonda circa un metro e venti, larga un metro e ottanta. era un sacco di terra da spostare. Con picchi e pale, iniziammo a scavare. Un buca. Dopo circa dieci ore cadde la notte, così sistemammo alla meglio alcune luci improvvisate e continuammo a scavare per tutta la notte. Circa alle quattro del mattino, incominciò a piovere. La buca divenne una pozza di fango. Lo sforzo di portare una carriola in superficie era atroce. Avevamo le ossa gelate e il nostro lavoro fu rallentato al minimo. Pareva che fossimo sconfitti.

Avremmo potuto lasciar perdere e la gente ci avrebbe comunque elogiato per averci provato, ma così avremmo perso e noi lo sapevamo. Poi, uno di noi trovò una corda e ci dividemmo in squadre da due uomini. Uno aveva la corda in vita a mò dimulo, l'altro spingeva la carriola. Usando questo metodo, potevamo portare in cima le carriole cariche di fango. Lavorammo fino all'alba e sebbene il sole lattiginoso del nuovo giorno in qualche modo riscaldasse gli spiriti, il compito sembrava ancora impossibile. Affrettandoci, lavorammo senza sosta. Trascendemmo il dolore e la fatica e scoprimmo di avere dentro nuovo fiato. A fine giornata, la pioggia si arrestò e noi scavammo la terra umida fino a giungere alla più maneggevole terra umida sottostante. Continuammo a usare il sistema del mulo, perché ci accorgemmo che si faceva prima ad avere uno che scavava e uno che trasportava, l'uno incoraggiando l'altro.
La coordinazione era sinfonica:quaranta uomini che andavano e venivano, agitando i picconi in uno spazio confinante, ciascuno estremamente consapevole dell'altro, ciascuno che sosteneva l'altro e tutti spinti da una dedizione a completare il lavoro.
Dopo quarantaquatto ore di scavi senza sosta eravamo ancora lontani dalla meta. Così, incominciammo a correre. Trscinavamo le carriore a trotto, correvamo da un lato della buca all'altro, senza pause, scavando sempre più velocemente. Man mano che accelleravamo i ritmi, l'eccitazione ci diede la forza per superare la soglia del dolore e scavare ancora più velocemene. La buca fu terminata, della giusta dimensione, dopo quarantasette ore e quarantatrè minuti. Finimmo l'impossibile con diciassette minuti di anticipo! Nessuno fu pagato: fu fatto per onore. Un mese dopo una escavatrice meccanica riempì di nuovo la buca.
LA DEDIZIONE: LA SOSTANZA DI CUI E' FATTA LA VITA!



Una vicenda di moderna censura


La vicenda che riporto si è svolta alcuni anni fa, e più precisamente nei mesi subito successivi alla messa in onda, sulla TSI (Televisione della Svizzera Italiana) di una serie di documentari di Werner Weick dedicati allo Gnosticismo, nel dicembre del 2005. La prima lettera che cito è quella con la quale il Vescovo di Lugano, Pier Giacomo Grampa, denigrò questi documentari e con essi tutto il patrimonio storico, culturale e religioso costituito dallo Gnosticismo. La seconda lettera, invece, da me firmata, rappresentò il tentativo di difendere il lavoro di Weick da un lato, e il valore della filosofia gnostica dall’altro. Ebbene, questa lettera non venne mai pubblicata (pur essendo stata inviata alle principali testate giornalistiche ticinesi) con la motivazione ufficiale che il mio scritto era troppo lungo per le pagine della “posta dei lettori”. Motivazione evidentemente falsa (i lettori di tali giornali si saranno più volte imbattuti in lettere ben più prolisse), che serviva a nascondere le motivazioni autentiche di questo rifiuto: la lettera “osava”, e con toni sicuramente più irriverenti di quelli che i media ticinesi usano rivolgere ai membri della Curia, scagliarsi contro i concetti espressi da chi di fatto “guida” l’opinione dei suddetti media… in altre parole, concedetemi l’espressione, si trattò di censura bella e buona.

Se oggi sfrutto la libertà di pensiero concessa dal web per riportare a galla la questione, non è certo per riesumare polemiche ormai spente, ma per dare a tutti voi la possibilità di vedere con i vostri occhi quale sia il livello di libertà d’espressione concesso oggi dai media e come la censura e l’inquisizione non siano mai morte, ma abbiano semplicemente cambiato volto e nome. Se un tempo lo Gnosticismo poteva essere combattuto con il pugno di ferro delle crociate, oggi può essere osteggiato attraverso un uso sapiente e perverso dei mezzi di comunicazione…

 

Un Filo d’Oro “falso”

Di Pier Giacomo Grampa, Vescovo di Lugano

 

Hanno suscitato allarmismo, preoccupazione e in talune persone anche sdegno, le trasmissioni che in preparazione al Natale la nostra televisione ha pensato bene di offrire alla nostra gente col suggestivo titolo di “Filo d’Oro – Le fonti dissepolte”, senza precisare a sufficienza che si tratta di fonti inquinate e fantasiose, con le quali si erano già confrontate le prime comunità cristiane. Si è voluto portare a conoscenza del grande pubblico tematiche obsolete e stravaganti, frutto di menti inquiete e bizzarre, gettando apprensione e confusione nella gente, che chiede al Vescovo una parola di chiarificazione. Senza entrare nel merito dei filmati, ricordo che per fenomeno gnostico si intende un indirizzo di pensiero religioso nel quale confluivano Ebraismo, Cristianesimo e Platonismo, che mirava a condurre l’uomo alla salvezza mistica consistente in una conoscenza (gnosi) divina, identificata con l’intimità stessa con la divinità. Si trattava di una somma di errori che disperdeva e vanificava i dati storici dell’evento cristiano.

Già San Paolo lottò contro le teorie gnostiche presenti fra i Cristiani delle Chiese da lui fondate, come possiamo dedurre dai seguenti passaggi tratti dalla Lettera agli Efesini. “Tra loro vivemmo noi tutti un tempo, presi dai desideri carnali, assecondando gli stimoli della carne e i suoi istinti ed eravamo, per naturale disposizione, oggetto d’ira come tutti gli altri” (2,3).

“A me, il più piccolo di tutti i santi, è stata concessa questa grazia di evangelizzare ai gentili l’inscrutabile ricchezza del Cristo e che tutto Dio, creatore dell’universo, ha tenuto in sé nascosto nei secoli passati per svelare ora ai principi e alle autorità celesti, mediante la Chiesa, la multiforme sapienza divina, secondo il disegno eterno che ha formulato nel Cristo Gesù, nostro Signore, nel quale, mediante la fede in lui, abbiamo libertà di parola e fiducioso accesso” (3,8-11).

Con un auspicio: “… riusciate ad afferrare insieme a tutti i santi, la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” (3,18). Riprende questa problematica nella “Lettera ai Colossesi”: “Badate che nessuno vi faccia sua preda con la ‘filosofia’, questo fatuo inganno che si ispira alle tradizioni umane, agli elementi del mondo e non a Cristo…” (2,8).

L’Apostolo si scontra spesso con i suoi avversari gnostici, come rileviamo da questi passaggi della “Seconda Lettera ai Corinzi”, in cui denuncia coloro che predicano un Vangelo diverso: “Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o si tratta di ricevere uno Spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro Vangelo che non avete ancora sentito, voi sareste capaci di accettarlo” (11,4), affermando che: “Questi tali sono falsi aspostoli, maneggiatori fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo” (11,13).

Nelle lettere pastorali si parla di coloro che si sono dedicati a false verbosità: “Proprio per aver deviato da queste cose, alcuni si sono perduti in fatue verbosità” (1 Timoteo 1,6). Si precisa che sono ingannatori e ingannati: “I malvagi invece e gli impostori faranno sempre maggiori progressi nel male, ingannando gli altri e venendo ingannati a loro volta” (2 Timoteo 3,13). Si sottolinea che “… hanno deviato dalla verità dicendo che la resurrezione è già avvenuta e sconvolgono in tal modo la fede di certuni” (2 Timoteo 2,18). Si precisa che il loro pensiero si esprime mediante favole, miti e genealogie interminabili: “… e dall’attendere a favole e a genealogie interminabili, le quali servono piuttosto a far nascere discussioni che a favorire l’economia divina della salvezza basata sulla fede” (1 Timoteo 1,4).

Chiaro è poi l’invito dell’Apostolo: “Rigetta però le favole profane, cose da vecchierelle. Allenati piuttosto alla pietà…” (1 Timoteo 4,7), mentre è altrettanto fermo il rimprovero verso coloro che “… e storneranno l’udito dalla verità per volgersi alle favole” (2 Timoteo 4,4).

Anche San Giovanni combatte questa battaglia dicendo degli Gnostici: “sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se infatti fossero stati dei nostri sarebbero rimasti con noi; ma doveva essere manifestato che tutti essi non sono dei nostri” (1 Giovanni 2,19).

Non ritengo di aggiungere altro. A riportare serenità e fiducia credo siano più che sufficienti le autorevoli parole di Paolo e di Giovanni. Il resto sono chiacchere e fantasie. Un oro falso.

 

Grampa e il Filo d’Oro

di Sebastiano B. Brocchi

 

Scrivo in riferimento alla critica mossa dal Vescovo Pier Giacomo Grampa ai documentari di Werner Weick della serie “Il Filo d’Oro” intitolati “Le fonti dissepolte” (dedicati ai Vangeli cosiddetti “Apocrifi”), che la TSI ha mandato in onda poco prima di Natale. Premetto che, personalmente, ritengo questi documentari uno dei migliori prodotti culturali trasmessi dall’emittente di Comano negli ultimi tempi (al di là delle opinioni che si possono avere sullo spinoso argomento trattato).

Ma veniamo alla critica del Vescovo, apparsa sul “Giornale del Popolo”. Uno scritto, quello di Pier Giacomo Grampa, a dir poco allucinante, per chiunque abbia un minimo di informazione storica, esegetica e letteraria sullo Gnosticimo e sulle altre tematiche toccate dall’abile teleobiettivo di Weick.

Ma non sono l’ignoranza o la superficialità a colpire e a ferire la sensibilità di chi a questo tema è addentro, quanto piuttosto la scioltezza con la quale il Vescovo si lancia nell’impresa di definire i prodotti della filosofia gnostica come “tematiche obsolete e stravaganti (…) frutto di menti inquiete e bizzarre”, oltre all’immancabile (e a lungo andare stancante) corredo di giudizi lapidari che caratterizza i comunicati della Chiesa.

Parole pesanti, accettabili forse se pronunciate da un Bernardo di Guy o da un Simone di Montfort nell’epoca dello sterminio dei Catari, ma non se a scriverle è il rappresentante di una comunità cristiana dei tempi moderni. Grampa procede poi con l’esposizione di una serie di citazioni neotestamentarie fortemente pretestuose e alterate nella loro semantica originaria; il tutto per dimostrare che la saggezza dei manoscritti di Nag Hammadi sarebbe nient’altro che un’accozzaglia di “errori che disperdeva e vanificava i dati storici dell’evento cristiano”.

Prima di tutto il Vescovo dimentica di specificare quali sarebbero questi “dati storici” contraddetti dallo Gnosticismo (dato che non esiste alcuna prova archeologica e cronistica che avvalori la storicità di un tale evento). In secondo luogo, consiglio a Sua Magnificenza di controllare meglio i riferimenti a frasi evangeliche prima di farne un utilizzo improprio nel tentativo di suggellare le sue tesi estremiste e conservatrici.

Es.: vedere nelle parole di “Efesini” (2,3) un riferimento alla presunta lotta di San Paolo contro le teorie gnostiche è un’impresa notevole, poiché, semmai, esse sembrerebbero avvalorare l’idea opposta. Il passo loda la liberazione dall’asservimento all’apparenza esteriore, alla materia e al dominio delle passioni (una lode, quindi, tipicamente gnostica).

Quell’enigmatico “tra loro vivevamo noi tutti”, non si riferisce certo ai Cristiani Gnostici, come pretende il Monsignore: al contrario essi designano gli uomini “dormienti” (esotericamente parlando), gli “schiavi”, per così dire, della caverna platonica (il che viene ben spiegato nei versetti successivi di “Efesini”, volutamente tralasciati da Grampa).

Parimenti, la citazione dai “Colossesi” (2,8), non si riferisce certo alla filosofia iniziatica gnostica, bensì ai sofismi e alle dispute farisaiche (problema che, in un differente contesto storico e geografico, veniva già segnalato da Socrate, il quale si scagliò a più riprese contro l’uso distorto della dialettica nelle piazze ateniesi).

E ancora, citando il cap.11 vers.4 della medesima lettera paolina, Grampa sembra dimenticare che nei primi secoli non esisteva una Chiesa “Cattolica” su cui basare l’ortodossia della dottrina, dottrina che, a onor del vero, andava sviluppandosi soprattutto in ambiente gnostico (ambiente che, forse a giusta ragione, rivendicava l’autentica paternità del messaggio evangelico).

Ma il fondo viene toccato con l’iperbole conclusiva: persino San Giovanni, secondo il parere del Vescovo, sarebbe contrario al credo delle comunità cristiane gnostiche. Proprio quel San Giovanni che, fra i quattro (presunti) autori dei Vangeli Canonici, si fa maggiore portavoce della filosofia del Logos …

I Chakras(Sesto Chakra)


Sesto Chakra:

É localizzato al centro della fronte, circa due dita al di sopra della radice del naso; il suo nome in sanscrito significa conoscere, percepire ed anche comandare. Questo Chakra è collegato alla ghiandola pituitaria, al controllo del sistema ormonale ed al cervelletto. Questo centro energetico è importante più che per la sua correlazione con disturbi di tipo fisico, soprattutto per il suo alto significato psichico. Ad esso è correlata la capacità e l’equilibrio psicospirituale, la corretta percezione di sé in relazione a sé stessi, ad un livello energetico che possiamo definire intuitivo, sensitivo, quindi oltre la mente. Molto probabilmente è a disfunzioni di questo Chakra che si possono far risalire patologie psichiatriche gravi, come ad esempio la schizzofrenia. Inoltre, poiché esso e associato alla regolazione di tutti i cicli dei vari piani della persona (fisici, mentali, emozionali, spirituali) occorre fare la seguente considerazione: ogni ciclo è un’oscillazione di tipo bipolare, perciò metaforicamente, ma poi neppure tanto, è caratteristica intrinseca del sesto Chakra il passaggio dalla luce al buio, anche in senso metafisico; da questo s’evidenzia come il buio dell’anima, spesso catalogato come depressione o peggio, possa essere riferito alla sua disfunzione. Il sesto Chakra rappresenta il pensiero, viene anche chiamato Chakra del Terzo Occhio. Questa è la sede delle più elevate facoltà mentali, delle capacità intellettuali, nonché della memoria e della volontà. Sviluppando la nostra consapevolezza, ed aprendo sempre di più il terzo occhio, la nostra immaginazione potrà produrre l’energia necessaria per realizzare i nostri desideri. Quando il Chakra del cuore è aperto e in congiunzione con quello del terzo occhio, possiamo trasmettere le nostre energie guaritrici sia da vicino che da lontano. Nello stesso tempo possiamo avere accesso a tutti i livelli della creazione, livelli che vanno anche al di là della realtà fisica. Una conoscenza di questo tipo ci perviene sotto forma di intuizioni, di chiaroveggenza e d’ipersensibilità nell’udire e nel percepire. Cose che prima avevamo sospettato solo vagamente, ci appaiono ora chiaramente. Le pietre collegate al sesto Chakra sono: Ametista, Fluorite, Sugilite, Lepidolite ed Azzurrite.

I Chakras(Quinto Chakra)

Quinto Chakra: É il centro della capacità umana di esprimersi, comunicare ed ispirarsi, la creatività intesa in senso sottile, il rapporto con i nostri sentimenti. É lo scambio, dare per ricevere. Nel Chakra della gola, la creatività del Chakra sacrale si unisce alle energie degli altri Chakra. Possiamo esprimere soltanto ciò che abbiamo in noi stessi, e una delle finalità del quinto Chakra è proprio quella di consentirci un certo spazio interiore, che ci permetta di riflettere sui nostri pensieri e comportamenti. Quando sviluppiamo il Chakra della gola, i nostri pensieri non saranno più dominati dalle emozioni o dalle sensazioni fisiche, il che rende quindi possibile una conoscenza oggettiva. Le parti connesse al quinto Chakra sono: la tiroide, collo, gola, mascella, orecchie, paratiroidi, trachea, bronchi, esofago, braccia e lo sviluppo dello scheletro. Le patologie fisiche ad esso correlate fanno riferimento alle malattie organiche o funzionali relative agli organi che governa. Il timbro ed il tono della voce sono manifestazioni delle energie del quinto Chakra: tanto più la voce è armonica, piena e rotonda, tanto più questo centro sarà in equilibrio. Le patologie di tipo psichico che fanno riferimento a vishudda sono tutte riferite alla capacità di comunicare, non solo verso l’esterno, ma anche verso la propria interiorità; è tramite questo Chakra che si realizza la comunicazione tra mente e corpo; perciò le cosiddette malattie psicosomatiche possono anche essere riferite in varia misura alla disfunzione di questo Chakra Le pietre collegate con il quinto Chakra sono: Sodalite, Lapislazzuli, Turchese, Larimar, Tormalina Blu Indicolite, Calcedonio, Topazio Blu, Celestina, Acquamarina, Crisocolla, Labradorite, Calcite Verde e Calcite Blu.

I Chakras(Quarto Chakra)


Quarto Chakra: Il Chakra del Cuore è collocato sullo sterno, all’incirca all’altezza della linea mediana orizzontale dei seni. Questo centro energetico è associato al cuore, ai polmoni, al timo, agli arti superiori, alla circolazione ed al sistema linfatico; le patologia connesse al suo squilibrio sono asma, ipertensione arteriosa, patologie cardiache, patologie polmonari, ecc. Nel caso di funzionamento disarmonico, sul piano fisico si potranno avere sintomi a livello del torace, quali senso di costrizione, dispnea, aritmie, tachicardia, palpitazioni, asma e via dicendo, senza peraltro avere riscontri oggettivi dalle indagini cliniche. Dal punto di vista psichico ed emozionale, si tende ad amare gli altri solo in funzione dei riconoscimenti e della gratitudine che questi possono dare in cambio. Qualora invece il Chakra fosse ipofunzionante, a livello fisico si evidenzierà un cattivo funzionamento del diaframma, con problemi respiratori e cardiaci, mentre dal punto di vista psichico ed emozionale si tenderà ad esprimere sentimenti d’odio e rancore, oppure di freddezza, indifferenza od insensibilità. Il quarto Chakra è il centro dell’intero sistema energetico dei Chakra; infatti esso collega i tre centri inferiori, di natura fisica ed emotiva, legati alla terra, con i tre superiori più mentali e spirituali, legati al cielo. É per mezzo dell’attività armonica di questo Chakra che le persone sono in grado di entrare in simpatia con tutto ciò che esiste, e di coglierne la bellezza e l’armonia. Infatti la funzione di questo centro energetico è quella della capacità di esprimere amore puro ed incondizionato. Il quarto Chakra è il centro che consente lo sviluppo e l’utilizzo della capacità di trasformazione e guarigione di sé e degli altri. Gli alimenti in relazione a questo Chakra sono i vegetali, poiché racchiudono in sé l’energia vitale della luce solare (cielo), e contemporaneamente l’energia vitale che proviene dalla terra. Le pietre collegate con il quarto Chakra sono: Quarzo Rosa, Kunzite, Rodocrosite, Rodonite, Tormalina Rosa, Tormalina Rosa/Verde, Tormalina Verde, Dioptasio o Pietra Delle Fate, ed Olivina o Peridoto o Crisolito.

I Chakras(Terzo Chakra)

Terzo Chakra: In lingua sanscrita viene chiamato Manipura, che significa città dei gioielli. Esso è localizzato a livello del plesso solare, ed è associato a fegato, pancreas, stomaco, milza, parte alta dell’intestino ed a tutte le funzioni metaboliche e vegetative. Dal punto di vista psico-energetico, la sua funzione più importante è relativa all’affermazione personale ed all’esercizio del potere individuale rispetto al sociale ed all’ambiente in generale (indica la realizzazione della persona, quanto la persona vede realizzabile il suo desiderio di vita, quanto una persona vuole e desidera combattere per se stesso, quanto una persona si ama). Le patologie principali espresse dal terzo Chakra riguardano tutte le malattie metaboliche, quali il diabete, le iperlipidemie, le insufficienze epatiche, la cirrosi, le ulcere gastriche e duodenali, i tassi glicemici, ecc., nonché tutte le patologie riguardanti i processi di nutrizione, digestione ed assimilazione. Dal punto di vista psico-energetico è a livello di questo Chakra che si generano le forze emotive dirette verso l’ambiente esterno: i sentimenti d’amicizia, rancore, simpatia, antipatia, ecc. Esso è il fondamento della personalità sociale. Il funzionamento disarmonico di questo Chakra genera il desiderio sfrenato di potere, di manipolazione, per poter stravolgere la realtà sempre e a proprio favore; tendenzialmente si potrà notare un atteggiamento iperattivo, il quale viene messo in atto per nascondere il senso d’inadeguatezza e vuoto che è causato dall’impotenza a gestire le situazioni di potere assoluto che si pretenderebbe d’esercitare. La serenità interiore sarà fortemente compromessa e, ovviamente, sarà principale la soddisfazione del benessere materiale, sia pure a discapito di qualunque sentimento piacevole, giungendo addirittura a ritenerli indesiderabili e fastidiosi. Il soggetto che soffre di uno scompenso del terzo Chakra è portato a perdere il controllo delle proprie emozioni, ed a sviluppare un atteggiamento fortemente aggressivo, necessario per non permettere agli altri di mettere a nudo la propria pochezza interiore, fatto questo che smaschererebbe i giochi di potere di cui questo soggetto vive, creando una situazione di paralisi energetica che si esprimerebbe come impotenza disperata e disperante; un esempio di questo soggetto sconfitto, può essere data dall’immagine di quelle persone in genere di mezza età, ma sempre più spesso anche giovani, che trascorrono il proprio tempo in attività annichilenti e distruttive, quali il bere, fare uso di droghe più o meno riconosciute come tali, e che in genere hanno in famiglia un atteggiamento fortemente aggressivo e prevaricatore. A questi infatti fa seguito una situazione fortemente depressiva. In questo caso il soggetto avrà come obiettivo principale l’essere accettato e benvoluto dagli altri, e per raggiungere questo scopo negherà a se stesso per conformarsi al modo di pensare delle persone cui desidera piacere, soffocando e negando completamente i propri desideri ed emozioni; ciò nonostante, anzi, proprio a causa di questo atteggiamento frustante, aumenteranno le prepotenze e le angherie verso i membri della propria famiglia. Gli alimenti che possono essere utili per riequilibrare il terzo C. sono gli amidi, le farine integrali e gli zuccheri semplici. Le pietre collegate con il terzo Chakra sono: Pirite, Citrino, Topazio, Pietra Del Sole, Malachite, Quarzo Occhio Di Tigre, Malachite-Azzurrite, Malachite-Crisocolla, Diaspro Giallo, Blenda, Quarzo Rutilato, Aragonite, Calcite Arancio, Ambra ed Andalusite.

IL BALUARDO

L'assoluta mancanza di controllo sulla nostra mente non ci dà che un pallida possibilità di giocare al gioco dei Riferimenti, e dei mille angeli in vedetta sulla Soglia non vediamo che un fioco lampo, mentre sprofondiamo nella non-presenza, oceani di confusione. Soprattutto, non guidiamo, ma siamo "sballottati", siamo "giocati".
Le traiettorie che si stagliano nel tempo sono a tua disposizione, o possono letteralmente affondarti. Io parlerò della chiamata a raccolta di tutto quello che è stato.
Per troppi il passato è un patibolo, un'aria miasmatica. Il cecchino ce lo portiamo dentro, con le "storie" che ci narriamo incessantemente, l'album di immagini di disfatte e di voci di avvilimento. La penna che scrive sul foglio, non segna ciò che verrà scritto. Belle parole no? Ma non bastano. Col pensiero positivo annaqui e mitighi l'angoscia. Ma non esci veramente dall'Antro. Devi mobilitare la Scintilla che Scatena l'Intensità. E i mezzi sono tanti, corpo, mente e anima. Il Baluardo è solo uno di essi. Un simbolo, come altri. del fatto che arriva sempre il momento DI decidere se vuoi servire o se vuoi essere Sovrano.
Per parlare del Baluardo, parlerò prima del Riferimenti. Fondamentalmente essi sono "richiami" che la mente fa ad esperienze, emozioni e sensazioni già vissute. Ciò che è già accaduto va a finire in una sorta di calderone. Il modo e l'intensità con cui viene richiamato influenza ciò che ancora "ha da accadere", gli squarci del tempo che ti attendono, le esperienze prossime nella loro qualità. I richiami sono un rimbombo incessante, non sempre coscientemente realizzato, che sono in grado di "colorare" cuò che vedremo. La successiva esperienza lungi cioè dall'essere "neutra", viene "mediata" da un filtro costituito dalla nostra abituale cappa mentale, dalle emozioni radicate in noi e da quei concreti riferimenti che il momento ci richiama o che, comunque, zampillano fuori improvvisamente.
La maggior parte delle persone non conosce la mente, non ne afferra i meccanismi; è in totale balia di onde incontrollate che sballottano come una palla da ping pong stramazzata da due giocatori di Hong-kong psichedelici.
Fin dall'inizio siamo disincentivati a coltivare la mente. E i meccanismi che ci circondano (videogames, musica ossessiva, droghe, televisioni, cellulari a manetta, playstation, ecc) hanno tutti un effetto "centrigugo" anziché "centripeto" sulle nostre strutture mentali. Una mente non coltivata si accontenta di quello che viene. E' inoltre una mente che nutre sovente pensieri disordinati, confusi, vaghi. E quando cerca di richiamare qualcosa, la richiama in modo indistinto, sfocato, ed è comunque un richiamo che non ha vita facile di fronte all'improviso incontrollato irrompere di "altri" pensieri e suggestioni.
Il Baluardo è una tecnica potentissima per costruire dentro di sé una Strada del Potere contro il mare denso petrolio delle suggestioni tossiche. E inoltre, ti "riconsegna" i frutti migliori di quello che hai già vissuto.

Ma, prima un quadro un pò più "concreto" dei riferimenti.
I riferimenti sono tutte quelle esperienze già vissute, che una volta che le richiamiamo suscitano in noi particolari emozioni e sensazioni.
La loro tipologia è vastissima naturalmente, e possono essere nascere e essere attinti ovunque: --Eventi eminentemente reali che riguardano noi concretamente: bacio una ragazza, mi tirano una pietra in testa, arrivò primo a una corsa, ricevo un applauso, ecc. -
--Riferimenti reali che non riguardano me direttamente ma che suscitano comunque in me emozioni
;dal circuito più vicino a me: la guarigione di un mio amico.
;a quello più collettivo ed esteso: una partita di calcio, gli esiti, delle elezioni, le oimpiadi, eventi di guerra.
--Riferimenti non puramente reali ma che suscitano in me emozioni profonde: un libro, un film, una musica.. tanto nella loro totalità, quanto come certe pagine, passaggi, sequenze, note..
Evento va inteso in senso esteso.. quindi un riferimento può essere invece che un fatto (concreto o immaginario), una persona (anche qui reale o immaginaria).. pensare a quella persona susciterà in me emozioni.
Non vado avanti. Avete capito che c'è praticamente tutto. Non conosce confine ciò che può "costituire" il nostro nutrimento mentale; tanto ciò che può affossarci, appena sfiorarci, o " rialzarci".
Quando un riferimento è all'opera il nostro tono emotivo, il nostro stato vitale, il nostro essere nel mondo di quel momento né è irrimediabilmente segnato. Ma andiamo sul concreto..
Hai visto un film magnifico. All'uscita del cinema e per tutta la serata continui a ritornare su quel film. Esso sta operando come un riferimento positivo che incide sul tuo modo di essere in qu el momento. E' qualcosa che facciamo sempre tutti. Ritornare o tentare di ritornare su certi momenti, per darci forza, coraggio, gioia, serenità, speranza.
Hai baciato una ragazza provando una emozione stellare. In quel momento il petto ti si apriva e sembravi dire "fatevi sotto tutti, io ci sono..". In altri passaggi del tempo in cui sarai assediato dal traffico della quotidianità o conoscerai il dolore e dure sfide, spesso tenderai a richiamare quel momento per recuperare un pò di quella brezza che scosse il tuo animo, un pò di quella intensità.
ECCO COME OPERANO I RIFERIMENTI.
Ma quasi mai utilizziamo questa dinamica in tuta la sua ricchezza. Siamo stati imbottiti di merda fin dalla nascita. "Questa" mente lasciata a se stessa tenderà ad impregnarsi per lo più di riferimeni negativi. Ecco la Danza dei Demoni, che gira e gira fino a sfiancare. Potremo richiamare per anni traumi, con pensieri ossessivi che, senza neanche accorgercene, coltiviamo quasi ogni giorno. C'è una spinta inerte (ossimoro?) a crogiolarsi nel dolore, all'ammorbamento nelle ferite più lancinanti, al rimescolare tutto il torbido con annesse autoflagellazioni. E poi c'è l'opera dei media e della collettività sociale, nel suo insieme, come nelle sue mille piccole "tribù".
Nessuno insegna l'addestramento mentale. Se la mia mente è pigra, confusa, opaca, passiva.. il mio riferimento positivo diventerà nel tempo sempre più indistinto, sfumato, sfocato. Con le dovute eccezioni naturalmente. Il mio matrimonio, ad esempio, puòe ssere un evento talmente dirompente che non me lo scorderò finché campo; e magari resterà sempre vivido in me.
Ma, per lo più, i riferimenti non muoiono, ma si depotenziano lentamente. Sovraccaricati dai turbinii incessanti di nuove "percezioni" ed esperienze, quei riferimenti li mettiamo in un cantuccio, e molti di essi dimentichiamo anche di averli da qualche parte. Oppure quando li vogliamo "risvegliare" ci costa un pò di sforzo.
Talvolta però ci riusciamo alla grande, o è il riferimento che irrompe potente come una luce abbagliante nella notte, come quei momenti di "illuminazione", quando riviviamo la Musica di quando ci siamo sentiti Grandi, e in quell'attimo tutto cambia..
Benedetta sia la Grazia! :-) Ma noi possiamo fare qualcosa di più che limitarci ad affidarci alla Grazia di un momento.
Possiamo costruire la nostra Strada dei Trionfi.
La nostra Scala di Luce.
Quello che io chiamo il Baluardo
Cose simili, in certe misure e limiti sono state studiate da molti. Io non potrò che dirvi la mia sintesi e la mia versione, anche alla luce di come l'ho costruita e l'ho speriementata.

Quando vivi una emozione particorlarmente intensa, un evendo carica di bellezza e Magia...una volta che l'evento è passato..

RICHIAMALO SUBITO ALLA MENTE, PROPRIO ALLORA CHE E' FRESCO FRESCO, PANE CALDO APPENA SFORNATO. PROPRIO ALLORA, RICHIAMALO, RICHIAMALO, RICHIAMALO. QUASI COME SE VOLESSI IMPARARLO A MEMORIA. RICHIAMALO E VEDINE I DETTAGLI, I PARTICOLARI, L'ATMOSFERA, GLI ODORI, LA MUSICA CHE AVEVI DENTO. RIVEDI TUTTO. PUOI ANCHE INTENSIFICARE QUALCHE ASPETTO SE VUOI. E MENTRE RIVEDI FAI UN GESTO COL CORPO CHE ASSOCERAI A QUELL'EVENTO. NON UNA VOLTA. MA PIU' E PIU' VOLTE.

Io ad esempio, stringo una mano a mò di pugno.. stringere come un pugno trasmette un'idea di potere, di energia, di forza, di passione. Ma, puoi semplicemente sbiazzarrirti a trovare il gesto o movimento che puoi (naturalmente non ti convengono posizioni di alto yoga esoterico, tipo leccarsi l'ano con movimento piegando la testa al contrario; deve trattarsi di un gesto semplice, rapido, attuabile quasi in ogni contesto). Una volta fatto questo, il lavoro prosegue nei giorni successivi. Questo è decisivo. Non limitarti al richiamo immediato fatto al momento.

MA NEI GIORNI SUCCESSIVI DEVE ESSERCI ALMENTO UN MOMENTO DELLA GIORNATA IN CUI RAMMENTERAI QUEL RIFERIMENTO CON IL TUO GESTO (stringento il pugno ad esempio)

Farai questo "giochino" con tutti quegli eventi e momenti che ti hanno talmente positivamente emozionato che li vuoi salvare potentemente dentro di te.
Agisci sul momento quindi. E poi i giorni successivi richiami..ma... non richiamerai più un solo momento, un solo evento, un solo riferimento.. ma tutti quelli che hai deciso di "salvare" a questo
livello.
POTRAI ANCHE ANDARE A RECUPERARE MOMENTI DEL PASSATO. Ti "affonderai" nella memoria per riscoprire i tesori andati persi, lucidarli e farli risplendere nuovamente. Questo all'inizio comporta un piccolo sforzo iniziale per togliere la polvere e per ricaricarli nuovamente e poi inserirli nella scia di quelli che richiamerai ogni giorno
Ecco perché parlo di Strada dei Trionfi e di Scala di Luce.
A un certo punto i riferimenti potranno essere anche dacine e decine, e tu li rievocherai di seguito. Ogni volta azionando a ogni singolo riferimento il gesto o movimento che avrai scelto. Capisci la potenza di tutto questo?
Sarà coltivare ogni giorno i fiori migliori del tuo giardino. Sarà come salvare le pagine più belle della tua storia personale. Sarà come avere una quotidiana carica energetica. Perché a ogni singolo riferimeno (e gesto) rammenterai evento e emozioni.
Effettuata l'intera serie, il meglio di ciò che hai vissuto ti ricaricherà
Inoltre il gesto ha l'utilità di far apprendere al corpo un collegamento psicofisiologico. Nel tempo, il fatto stesso di fare quel gesto ti riempirà di emozioni benefiche e di entusiasmo, tanto sarà stato reso saturo di riferimenti.

Da un lato ogni giorno coltivi il Baluardo.

Dall'altro, nel tempo, avrai un gesto nel tuo scrigno segreto. In particolari momenti di negatività e tnesione stringi il pugno (o fai il gesto che hai scelto) ed avrai una iniezione di energia. Il corpo avrà, nel suo linguaggio cellulare creato delle connessioni tra gesto e stati emotiv
Sarà diventato UN GESTO MAGICO. UN GESTO DI POTERE. Come i maghi antichi fare semplicemente quel gesto ti darà FORZA, POTERE. Se volete, molto spesso l'efficacia che sembra abbiano certe parole, formule e mantra deriva, secondo molti studiosi, dall'essere state
ripetute una infinità di volte con una certa intenzione.
Sì amico.. MAGIA.. tu sarai il piccolo Mago.. avrai le tue immagini e il tuo gesto magico.. una riserva di Bellezza a cui attingere.
Ecco anche perché lo chiamo il Baluardo. Dinanzi alla invasione di immagini e sinistre litanie di disperazione, impotenza, ansia, terrore e desolazione.. dinanzia al dubbio e allo smarrimento.. tu avrai un Baluardo che potrai sempre erigere e di cui "nutrirti". Le più belle emozioni, i tuoi eroi, i grandi sogni, gli atti di meraviglioso coraggio, le donne che hai amato, i momenti di eroico furore, le sontuose sinfonie, i libri che ti hanno inchiodato per ore e ore.. tutto verrà in tuo soccorso, tutto ritornerà a te e potrai ergerti come Sentinella del Mattino. Il meglio di ciò che hai vissuto sarà lo Scudo che non potranno sfondare.

HASTA SIEMPRE ESPERANZA

L'Era dell' Incertezza


Recentemente, ho adottato come mio mantra personale la per nulla trascendente frase "Non lo so". La lista delle cose di cui mi sento insicuro sembra aumentare incessantemente giorno dopo giorno.

Per esempio, non so se la nostra solipsistica specie sopravviverà ancora a lungo, e a volte non sono neanche sicuro che me ne importi molto. Non so se Barack Obama è un leader buono che riuscirà ad unire le persone anche nell'ora avversa, o la piu brillante marionetta mai messa dai cospiratori del Nuovo Ordine Mondiale (che, come il giornalista e regista Alex Jones suggerisce, potrebbero tramare di attuare un piano di rapida depopolazione mondiale).

Non so se l'aumento di avvistamenti UFO stia a significare che ci stiamo avvicinando ad un benevolo contatto alieno o ad un orrifica predatoria imboscata. [continua]

I Chakras(Secondo Chakra)

Secondo Chakra: É localizzato poco al di sopra del pube, ed è associato alle gonadi, ai genitali, ai reni, al basso addome ed ai sistemi circolatori. La sua funzione è legata al desiderio, al piacere, alla sessualità, alla procreazione, alla capacità di provare emozioni primordiali non mentali. Gli organi collegati con il secondo Chakra sono: intestino, vescica, utero, ovaie, prostata. I reni sono proprio il simbolo della paura. Le disfunzioni del secondo Chakra provocano a livello fisico impotenza, frigidità, patologie dell’apparato genitale, anche a livello lesionale (fibromi, adenomi prostatici, ecc.), dell’apparato urinario e rigidità lombosacrale. Dal punto di vista psicologico un secondo Chakra scompensato comporta mancanza di autostima, fobie, panico ed ansietà. Dal punto di vista emozionale, lo squilibrio di questo Chakra può condurre alla ricerca ossessiva del piacere, anche e soprattutto a livello sessuale sino all’aberrazione, qualora sia iperfunzionante, ma anche ad una totale chiusura nei confronti della sessualità della vita, generando una sorta d’anestesia della capacità di provare gioia non intellettuale, qualora sia invece ipofunzionante. Questo Chakra si riscontra spesso scompensato nei soggetti di sesso femminile (si tenga presente che la polarità propria di questo Chakra, come quella di tutti i Chakra pari, è Yin). Il secondo Chakra indica la nostra parte emozionale, le nostre paure, le cose che ci hanno spaventato, che ci paralizzano. É il primo passo dell’energia verso la smaterializzazione. Vale sempre la pena di ricordare, che i quattro principi alchemici sono in fondo i quattro principi dell’energia:

· 1) principio: nell’uno è il tutto, cioè nella mia cellula avviene la stessa cosa che avviene nella cellula della galassia;
·
2) principio: la materia è la parte invisibile dell’invisibile, cioè quello che noi vediamo materializzato, è la parte che noi abbiamo reso tangibile rispetto all’omologa energia invisibile;
·
3) principio: come in alto così in basso e viceversa, cioè lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero, il giorno e la notte, la luce e il buio, ovvero quello che avviene ad un livello avviene anche all’altro livello.
·
4) principio: la natura è costantemente rinnovata dal fuoco, vale a dire che solo nella fede quello che ti brucia dentro ti permette di rinnovare la tua vita. Le pietre collegate con il secondo Chakra sono: Agata Corniola, Eliotropio, Crisocolla, Crisoprasio, Quarzo Femmina, Ammonite, Angelite, Pietra Di Luna, Opale, Giada, Tigre Di Ferro, Howlite, , Legno Pietrificato, Magnesite e Magnetite.

I Chakras(Primo Chakra)

Partiremo ora con il descrivere e analizzare i CHAKRA principali che ci costituiscono:

I chakras nella nostra realtà' sensibile non esistono come "parti" del corpo fisico (sono realmente modelli di energia) ma ci sono determinate posizioni specifiche sul corpo, che corrispondono ai chakras, cinque lungo la spina dorsale e due sulla testa. Ogni chakra inoltre ha un certo colore dello spettro di luce visibile: il colore intrinseco del chakra. Poiché sono entità spirituali, è impossibile trasporre una spiegazione completa della loro natura solo con le parole, ma la spiegazione qui sotto fornirà un'introduzione alla natura di ciascuno.


Primo Chakra: Sta ad indicare come sta in quel momento la persona rispetto alle sue energie fisiche. Se la persona è contenta di vivere, se è in buona salute, perlomeno se crede d’essere in buon rapporto con il suo corpo, se ha voglia di divertirsi, di giocare. Questo Chakra è normalmente associato alle ghiandole surrenali, agli arti inferiori, alla colonna vertebrale, all’intestino crasso, ai genitali e al sistema nervoso centrale. Le patologie che possono causare il suo funzionamento disarmonico sono: emorroidi, obesità, stipsi, sciatalgia, artrite deformante, anoressia nervosa, gonartrosi, gotta. Rientrano nella sfera dell’influenza del primo Chakra i bisogni primari dell’individuo, relativi alla sopravvivenza. Se c’è un funzionamento eccessivo di questo Chakra, sia i pensieri che le azioni saranno orientate alla soddisfazione ossessiva dei bisogni materiali e della sicurezza personale; si vorrà possedere tutto ciò che si desidera, mentre sarà difficile dare o donare qualcosa. Qualora ostacolati, si reagisce con aggressività, collera, violenza, sentimenti o modalità che esprimono un atteggiamento difensivo, legato alla mancanza di fiducia nelle forze vitali ancestrali; in questo atteggiamento c’è sempre la paura di perdere ciò che dà sicurezza e senso di benessere. Se invece vi fosse un’insufficiente funzionalità, si avrà debolezza e scarsa resistenza fisica ed emozionale. Molte cose verranno vissute con eccessiva preoccupazione, anche se molto banali. l’insicurezza esistenziale, nell’accezione più legata agli istinti primordiali, sarà il problema principale, ci si sentirà come se si fosse perso ogni punto d’appoggio. Ogni fatto della vita diventerà insormontabile, perciò si sogneranno condizioni più facili, più piacevoli e meno faticose, generando fughe mentali dalla realtà contingente. Se i Chakra superiori si sono sviluppati maggiormente rispetto agli inferiori, si avrà la sensazione d’essere fuori dal mondo, vivendo profondamente un senso di estraneità e di solitudine assoluta e senza speranza. Se il blocco energetico interessasse anche il terzo Chakra, oltre al primo, ci si potrebbe trovare in presenza d’anoressia. I cibi utili per attivare o riequilibrare il C. della base sono le proteine, le carni, noci, fagioli, uova e prodotti caseari. Le Pietre Collegate con Il Primo Chakra sono: Tormalina Nera, Ossidiana, Ossidiana Fiocco Di Neve, Onice, Ematite, Occhio Di Falco, Granato, Rubino, Corallo e Diaspro Rosso.

IL RADICAMENTO

Oggi vi parlerò della pratica del Radicamento..

Ma prima, alcune premesse..

Molte discipline che agiscono sui livelli della coscienza hanno sicuramente il loro fascino e il loro potere. Non sempre esse però rappresentano la via migliore, o quella da attuare primariamente. O per lo meno troppe volte rappresentano un percorso incompleto. Molte discipline ti conducono verso forme di “svaporizzazione”, stati di trance permanente che taluni scambiano per Illuminazione.

Non sono sbagliate in sé, ma il loro piano è sovente quasi esclusivamente incentrato sull’apertura dei chakra superiori, quello della mente in primis. Rischiando così di realizzare un sovraccarico energetico in quei chakra senza un contemporaneo sviluppo degli altri chakra, col latente esito di un disquilibrio psicofisico e di stati alterati di coscienza non sempre liberatori.

Si tratta di pratiche che in effetti ti portano a contatto con energie. Ma possono farti annegare in un incosciente liquido amniotico.

Ci sono pratiche che si incentrano sul totale abbandono, esso incentivano, e ad esso ti spingono.

Certe parole risuonano nella nostra mente come mantra inevitabilmente benefici. O talmente “evocative”, che ci basta il solo pronunziarle. E si parla di Forze, Energie, Percezioni, Presenze, Stati alterati.

Ma non basta.

Soprattutto non basta sempre, in ogni contesto.. e non basta per tutti.
Le persone devono diventare forti per reggere il Tornado Energetico Esterno.

Puoi diventare una spugna di percezioni e salti emotivi, ma essere al tempo stesso nevrastenico, ipersensibile, emotivamente “schizzato”, perso in deliri e visioni. Questa non è illuminazione.

Se sei fiacco e debole, se sei “fatto”, come se ogni giorno ti sparassi 30 canne, se sei puramente sciolto con lo sguardo ebetoide, se sei una piuma al vento, o sei un esaltato iperreattivo.. semplicemente ti sei perso.. e le forze con cui sei entrato in contatto, lungi dal liberarti, hanno intossicato il tuo Sé.

Allora non accontentiamoci delle parole e dei venditori di parole.

Non basta dire Trance.

Non basta dire Espansione della Coscienza.

Non basta dire perdita dell’Ego.

Sarà blasfemo dirlo, ma prima di perdere l’Ego, devi costruire un Io forte, e solo da una posizione di forza puoi permetterti quella vulnerabilità che ti porta a trascendere le barriere dell’Ego.

Perché prima di essere fuori devi essere dentro.

Per troppi la via è essere prima Fuori. O, essere “solo” Fuori.

A volte può servire. Ma può essere anche un pantano.

Prima di smarrirti nelle Visioni o in chissa quali liquidi amniotici devi essere forte.

La Forza ti tiene ancorato alla Terra e ti permette di spingere gli occhi verso il Cielo e toccare le Stelle.

L’archetipo dell’albero, che è anche uno dei simboli viventi del Radicamento taoista, esprime ciò che intendo. Tronco ben saldo ed eretto, che tende i rami verso il Cielo e ha le radici ben “radicate” alla Terra. I due piani sono osmoticamente nutrentesi. Per toccare il Cielo, devi prima abbracciare la Terra.

E poi, soprattutto, domande. Perché “dai frutti li riconoscerete”.

COSA IRRADIA QUEL CONCRETO ESSERE UMANO?

Un essere umano sta percorrendo il Sentiero Luminoso se prima di tutto la sua presenza irradia forza, energia, speranza, coraggio, amore..

Il resto viene dopo.

Tutto il resto parte da lì.

Come tratta le persone?

Tutto il resto parte da lì.

Come tratta le persone?

Le persone con lui si sentono bene, in pace, ricaricate, sospinte verso il loro miglior potenziale,verso la piena espansione?

O è un nevrastenico, un esaltato psichedelico, un pozzo inconsulto di trance, attacchi epilettici, svenimenti?

O è un ossessivo che cerca poteri e temi di Demoni?

O è semplicemente perso, tremendamente penso come un bovino stanco ed ebete?

Le vesti non possono ingannare. La Scimmia resta Scimmia anche se vestita da Sposa.

Prima la via dell’umiltà fiera e vigorosa. Prima la via della Compassione e del Dono. Prima la via di chi si muove nel Mondo, accogliendolo e nutrendolo, senza ammorbarsi in masturbazioni psichiche. Prima la parola che sostiene e dà coraggio. Prima la Via del Cuore.

C’è Coraggio, Forza, Amore?

Bene, tutto il resto verrà da sé.

Ma prima di essere FUORI, devi essere DENTRO

Con il Radicamento ti radichi alla Terra e al potere vitale. Diventi parte delle Radici del mondo. Non sei più una piuma al vento. Lo scopo è instradarti lunga la via che porta al divenire parte di tutte le cose. Lo scopo è non farti indietreggiare quando i Tuoni si scateneranno e avrai di fronte le Belve. E allora, radicandoti sempre più nel tempo, camminerai fiero e intenso, essere Sovrano, braccia spalancate alla Vita. In nessun posto straniero. Ovunque sarai a casa.

Gli antichi taoisti (ma non solo) svilupparono alcuni esercizi di Radicamento, che per millenni sono stati mantenuti e trasmessi.

Ve ne indico uno particolarmente potente, che ritengo esprima il senso pieno del Radicamento. Questo esercizio è uno tra i possibili. Ritengo che porti dia fiato e carne al Radicamento nella sua migliore manifestazione. E trasmette quel “sapore” di fierezza, integrità, virilità spirituale, rinvigorimento e rigenerazione con più intensità che altre “versioni”.

Questa è anche la versione che ho personalmente applicato. Queste cose le dico perché credo ad un dialogo trasparente chi legge, dove non mi nascondo dietro una presunta “neutralità”, ma comunico anche le gerarchie di valori o le affinità personali che stanno dietro certe scelte.

ANDIAMO ALL’ESERCIZIO

Può essere fatto in ogni luogo. Anche se la sua dimensione di elezione, dove rende meglio, è in mezzo alla natura, specie tra gli alberi.

Stai ritto sulle spalle. Schiena dorsale bella dritta, verticale, testa ben salda sulle spalle. Divarica le gambe, posando un piede leggermente inclinato verso destra, e l'altro leggermente inclinato verso sinistra. Cerca di allargare le spalle, come se si estendessero in orizzontale e le braccia parallele all'altezza delle spalle, a formare quasi un cerchio con le due mani che tendono a toccarsi.
Dopo di che immagina, percepisci, SENTI, le gambe sempre più pesanti, i piedi sempre più affondati nel terreno (o pavimento). E immagina che dalle piante dei piedi escano fuori radici che scendono, scendono nella terra. Come se tu fossi una potente quercia. E immagina che scendano fino ad arrivare quasi al centro della terra e lì trovano una palla di fuoco, dove si innestano e dalla quale succhiano nutrimento che poi risale fino alle punte dei piedi e poi lungo tutto il corpo.
MA LA VERA COSA ESSENZIALE E' CHE IMMAGINI ALMENO LE RADICI CHE PARTANO DALLE PALME DEI PIEDI

E mano a mano sentiti pesante, forte, tonico, radicato.

E mano a mano sentiti pesante, forte, tonico, radicato.
Mano a mano immagina di essere un albero o una montagna, o tutte e
due.
E a un certo punto fai così. Prima tre potenti espirazioni: Aaahhh...
Aaahhh.. Aaahhh..
E poi queste parole, una ad ogni ciclo di respiro:
FORZA - FORZA - FORZA
RADICATO - RADICATO - RADICATO
IO SONO - IO SONO - IO SONO
MONTAGNA - MONTAGNA - MONTAGNA
GUERRIERO - GUERRIERO - GUERRIERO
SIIIII - SIIIII - SIIIII
E poi un'altra volta con il respiro: Aaahhh... Aaahhh... Aaahhh

E poi immagina ancora di essere albero o montagna (o entrambi). E
immagina potenti venti che passano, ti toccano. Ma l'albero o la
montagna non si muovono. RESTANO SALDI.
E di nuovo concentrati sui piedi e sulle radici che da essi partono.

Fai questo esercizio spesso..
Esso ha in sé grande potere.

Istruzioni per disporsi alla consapevolezza


La meditazione di consapevolezza ci chiede di aderire alle condizioni in cui ci troviamo adesso qui e di lasciar cadere i vari pensieri circa le condizioni nelle quali ci piacerebbe essere o nelle quali riteniamo che dovremmo essere. Abitare consapevolmente le condizioni presenti significa essere unificati e vivi. Volgere l’attenzione al respiro è una ‘attività’ che sorregge anzitutto questa presenza nel presente, questo essere con quello che è così com’è, e dunque questo sapore di verità, questo salutare risvegliarsi al qui e ora.

Non che una cosa accaduta nel passato non sia vera. Ma se ci identifichiamo e ci attacchiamo al ricordo di questa cosa, noi restiamo inevitabilmente separati dalla vita che vive in questo momento. Al contrario, se non impartiamo al ricordo uno spessore, una realtà che non ha e riusciamo invece a stare davanti al ricordo in semplicità attenta, allora non ci divideremo dalla vita presente.

Di fatto, un ricordo può essere molto più di un ricordo, al punto di sembrare più reale della persona con cui stiamo conversando. La meditazione di consapevolezza si ripropone di farci superare questa distorsione (che ha tantissime forme) e di radicarci in ciò che è, qui e ora, così com’è. Quando si insiste sulla necessità di ‘stare col respiro com’è’, questo non è soltanto un fatto tecnico. È di più. Infatti se impariamo a prestare un’attenzione accettante al respiro così com’è noi costruiamo una base per poter ‘stare con le cose così come sono’. Dalla piccola accettazione alla grande accettazione: col respiro così com’è, con noi stessi così come siamo, con gli altri così come sono, con le situazioni e gli eventi così come sono.

Ciò è ben diverso da quella sottile e invadente sfiducia in noi stessi, da quel dirsi, in sostanza: "Potrò stimarmi e accettarmi a patto che riesca ad avere una certa continuità nel seguire il respiro. Allora avrò il diritto di sentirmi a mio agio, altrimenti no!". Ora una cosa è aspirare, giustamente, ad avere una buona resa nel lavoro della meditazione, altra cosa è questa specie di ricatto affettivo, questo spirito autopunitivo.

E invece, non sarà per caso possibile essere a proprio agio con quello che sappiamo fare ora, a proprio agio esattamente nello stato mentale e fisico che è presente adesso? Ed è possibile, inoltre, che l’eventuale preferenza per uno stato diverso rimanga una semplice preferenza, senza trasformarsi in lamento, disappunto, giudizio? Ci vuole un po’ di tempo per accorgersi che è solo su questa base di schietta accettazione che possiamo esercitare il retto sforzo.

Infatti lo sforzo giusto è anzitutto la capacità di chiamare a raccolta tutta l’energia di cui disponiamo in questo momento. Appena ci diciamo: "Come mai non ne ho tanta come ieri?" oppure "ne dovrei avere di più" abbiamo creato un problema, deragliando dal binario del retto sforzo. Noi pensiamo che il problema sia la quantità di energia. Invece il problema è proprio questo atteggiamento censorio e frustrato che, determinando una dolorosa scissione interna, finisce col paralizzarci.

L’idea è dunque di ‘sistemarsi’, di accomodarsi semplicemente in quella misura di energia e di sforzo che è disponibile al momento. Questo moto discreto e saggio accresce, senza parere, l’energia e ci dispone in un rapporto di familiarità con la pratica. E ciò, a sua volta, rende progressivamente più spontanea la consapevolezza.

Si può anche dire che dobbiamo imparare la strada che porta da un modo rigido e nervoso di praticare a un modo disteso e flessibile. Un po’ come succede, per esempio, nella danza. Solo che nella danza basta un’occhiata per vedere se stiamo superando l’iniziale impaccio. Nella meditazione la questione è soprattutto mentale ed è più sottile e complessa. Il nervosismo e la rigidezza si manifestano soprattutto in due maniere: nel correre dietro all’oggetto di meditazione e nel frequente contrarsi nel giudizio e nel confronto. Invece la disposizione meditativa più flessibile e accettante si manifesta come immobilità ricettiva e trasparente: non inseguiamo l’oggetto della consapevolezza, bensì lo riceviamo a piè fermo, ne siamo lo specchio puntuale, lo lasciamo accadere guardandolo.

Come già si accennava, i frutti di questo apprendistato travalicano l’ambito meditativo in senso stretto. Se ci rapportiamo al respiro nella maniera nervosa e giudicante non faremo che rafforzare questo atteggiamento nella vita. Se invece facciamo in modo di allevare la nostra meditazione secondo la modalità distesa, ferma e ricettiva, allora col tempo ci ritroveremo a volere che tutta la nostra vita sia così.

Dunque, se siamo rigidi e giudicanti andremo incontro a un crescente sbilanciamento, saremo sempre più affannati e a un certo punto la stanchezza e la tensione avranno il sopravvento. Per lo più bisogna ripetutamente incappare in questo errore per poter capire e apprezzare finalmente la più sottile modalità ricettiva. A questo proposito si può osservare che la stessa parola ‘energia’ tende a evocare qualcosa che si proietta, si slancia, corre eccetera, mentre il concetto di una energia ferma-flessibile-trasparente è meno familiare e quindi richiederà più tempo per tradursi in realtà ed entrare in circolo.

Allora: inspirare sapendo di inspirare, espirare sapendo di espirare. Nulla di più, nulla di meno. Più questo ritmo corpo-mente è semplice e innocente, più aiutiamo la consapevolezza a emergere. Quanto più, al contrario, ci agitiamo, tanto più ci allontaniamo dalla consapevolezza. Però ogni istante è buono per ritornare alla consapevolezza, deponendo l’agitazione e l’affanno giudicante. O meglio: collocando tranquillamente anche l’affanno giudicante nel raggio della consapevolezza, secondo lo spirito della ‘mente del principiante’.

Tornare all’attenzione al respiro come se fosse la prima volta: questo è l’albeggiare della mente di principiante. Ma quando poi riusciamo ad osservare con la medesima innocenza il nostro rammarico per esserci distratti, allora la mente di principiante comincia a diffondere la sua luce.

Il rammarico che viene, il rammarico che va, il giudizio che viene, il giudizio che va: esattamente come il respiro che viene e il respiro che va. Il continuo cangiare del corpo e della mente che si riflette in una consapevolezza via via più equanime e compassionevole.

Fonte:http://digilander.libero.it/Ameco/sati982/corrado.htm