http://www.dadrim.org/images/stories/domande/osho.jpg

“L’osservatore e l’osservato sono due aspetti del testimone. Quando scompaiono l’uno nell’altro, quando si fondono l’uno nell’altro, quando si uniscono – per la prima volta il testimone affiora nella sua totalità. …l’osservatore non è il testimone: né è solo una parte. E quando la parte pensa di essere l’intero, sorge l’errore. L’osservatore indica il soggetto, l’osservato indica l’oggetto. L’osservatore significa ciò che è esterno all’osservato e l’osservato significa anche ciò che è all’interno. L interno e l’esterno non possono essere separati, sono uniti e possono essere solo uniti. Quando sperimenti questa unione, o meglio l’unità, in te affiora il testimone. Non puoi esercitarti a fare il testimone. Se lo fai, ti eserciti solo a fare l’osservatore, e l’osservatore non è il testimone. Allora cosa dovresti fare? Dovresti scioglierti, dovresti fonderti,. Guardando una rosa, dimentica totalmente che un oggetto è visto e un soggetto la vede. Lasciati inondare dalla bellezza e dalla benedizione del momento, così tu e la rosa non sarete più separati – diventerete un unico ritmo, un canto, un’estasi”.

(OSHO, Il libro della consapevolezza, Edizioni del Cigno, Giugno 2001, p. 25-26)

Il ricordo di sé di Gurdjieff va comparato più alla pratica dell’osservazione che al testimone di Osho. Il testimone di Osho è comparabile alla realizzazione del Sé. Quindi abbiamo “ricordo di sé” come “osservazione” e “il testimone” come “realizzazione del sé”.

Rispetto alle affinità fra le due figure, per quanto riguarda il livello sostanziale, cioè la realizzazione del “sé” o del “non io” o del “divino” o come la si voglia chiamare, non v’è alcuna differenza. Per quanto riguarda il livello formale, che concerne i mezzi espressivi e le tecniche che un maestro sente più affini alla sua storia e alla sua visione personale, ognuno ha i suoi e sta ha noi scegliere quali sentiamo più congeniali.

Ho spesso mosso alcune osservazioni critiche sulla forma di Krishnamurti. Quelle critiche forse aiuteranno chi, avendo una struttura simile a quella che avevo io, potrebbe incorrere nei miei medesimi intoppi. Mai potrei criticare la sostanza del messaggio di Krishnamurti, perché dove la verità dimora solo il silenzio può parlare. Cosa difficile per molti è distinguere i veri maestri dai falsi, la verità dall’inganno, ma è anche vero che ognuno trova quel che vuole cercare… insomma… ognuno ha quel che si merita.

Che altro potrei dire? Come può una formica descrivere degli elefanti? Non è possibile! Quindi mi sento di aggiungere solo questo: come è facile sedersi sulla loro groppa e lasciarsi portare con fiducia. Se fiducia ne abbiamo!!!

Un caro saluto,

Dadrim

Fonte:Dadrim.org

PERCHE' LE PERSONE GRIDANO QUANDO SONO ARRABBIATE?

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Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma" rispose uno di loro.
"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?" Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché?
Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."
Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."

Mahatma Gandhi

Parabola sufi

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Un uomo andò da un maestro e costui lo ebbe per diversi anni presso di lui.

Il maestro continuamente diceva a questo allievo: "devi mollare l’aggressività ..."

L’allievo era esasperato e all’ennesima sempre uguale osservazione del maestro, gli disse:

“prova a dirmi un’altra volta che devo essere meno aggressivo e ti riempio di botte!!”

Il maestro rispose:
“devi essere meno aggressivo!”

L’allievo si alzò e lo picchiò di santa ragione.

Uscì dal monastero e cercò un altro guru.

Appena ne trovò uno, costui gli chiese:
“vedo che i tuoi capelli sono quelli di un monaco, di chi sei stato allievo??”

L’allievo rispose: “sono stato allievo del maestro che abita sulla montagna per quasi 12 anni, ma ogni giorno mi ripeteva che dovevo dominare la mia aggressività e allora io l’ho picchiato a sangue e l’ho lasciato quasi morente nel tempio. Tu cosa hai da dirmi?”

Il maestro lo guardò intensamente e gli rispose:
“se tu vuoi diventare mio allievo devi dominare l’aggressività”

L’allievo si rese conto di molte cose…..

Fonte:http://www.meditare.net/racconti/parabola-sufi

Riconcepire come non esistente

Abbiamo necessita di fare un astrazione che ci porti a capire che il tempo non esiste.
Qualcosa ci può aiutare a vederci più chiaro … la nostra mente!!
Si può fare un piccolo esercizio un esperimento:
sveliamo a noi stessi in gran segreto, in confidenza, che il lunedì non esiste …
lunedì 16 novembre 2009 non esiste!?!?!?!?!?!?
Si proprio così … non esiste non è mai esistito e mai esisterà, ma non solo lunedì, neanche la settimana, neanche il mese, etc. etc..
E’ una convenzione sociale dove tutti siamo ficcati dentro fin da quando siamo nati …
Che sapore di nepente comprendere…

Tecniche Viaggio Astrale:Attenzione del rumore nelle orecchie

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Vi riporto un piccolo consiglio per diventare coscienti di noi stessi nel sonno, per rimanere in guardia mentre si sprofonda tra la veglia ed il sonno: (questo era un esercizo presente nel vecchio sito, appena posso lo riesumo e lo porto sul nuovo)

Quando la sera vi sdraiate e tutto tace, attorno a voi tutto è fermo, fate attenzione alle vostre orecchie, concentratevi su di esse e ascoltatene il rumore che è dentro, un fruscio, un vuuuoooo, cercate di ascoltarlo e se ci riuscite di aumentarne il volume, rimanete concentrati su quel rumore sino ad addormentarvi.

Piano piano il vostro io diverrà sveglio pronto a ricevere l'impulso del viaggio astrale e di reagire di conseguenza rendendovi coscienti.

Questo semplice esercizio testato di persona col tempo porta ad avere le vibrazioni immediatamente circa 5-10 minuti dopo che il corpo si è addormentato perche aiuta a rimanere in qualche modo coscienti... in fin dei conti il trucco in ogni tecnica è quello di addormentare il corpo e rimanere consapevoli.. anche se in un primo momento sembra di aver perso coscienza dopo poco ci si riprende facilmente perchè nell'addormentarci abbiamo tenuto un filo conduttore tra la veglia e il sonno concentrandoci sul rumore nelle nostre orecchie.

Fonte:Viaggioastrale.it

Tecniche Viaggio Astrale:Tecnica del Distacco

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La prima cosa da fare , per avere una O.o.B.E. (Out of Body Experience) volontariamente , é credere che esiste la possibilità di uscire dal proprio corpo. Se ci sono dei dubbi è più difficile lasciarsi andare, perché uscire dal corpo non è altro che farsi trascinare da delle determinate sensazioni.
Il momento migliore è quando dormiamo perché riceviamo pochissime sensazioni dal corpo e la mente è meno caricata dai problemi della vita quotidiana. Anche il fatto di dover usare rigorosamente una tecnica può risultare inefficace perché mantiene troppo impegnata la mente, quello che voglio dire è che le cose devo susseguirsi spontaneamente.
A grandi linee ci sono due obbiettivi da raggiungere il primo è quello di non ricevere più informazioni dal corpo , in pratica annullare del tutto o quasi completamente la funzionalità dei cinque sensi (questa è la parte più semplice basta addormentarsi). Il secondo obbiettivo è sentire la sensazione
giusta. Ma come si fa a sentire la sensazione giusta? Cos'è la sensazione giusta?.
Quando ci addormentiamo si formano dei pensieri nella mente, all'inizio sono quello che abbiamo fatto durante la giornata ,quello che dobbiamo fare domani ,esperienze passate, in poche parole sono pensieri che hanno ancora una certa razionalità , se gli lasciamo scorrere e se non ci obblighiamo di pensare a delle determinate cose incominceranno a formularsi più velocemente e non seguiranno più un filo logico, saranno pensieri sconnessi che si intrecciano tra loro e a questo punto la mente è libera fa quello che vuole , voglio dire che stiamo iniziando a sognare. Adesso dobbiamo prendere coscienza e accorgerci di stare sognando ,se questo riuscirà bene ci sentiremo un po’ strani.Se ascoltiamo un brano musicale con delle cuffie ad un certo punto riusciamo a capire che il suono proviene dall'esterno , ma sta anche dentro la nostra mente.Basta concentrarsi poco per sentire che lamusica è dentro la nostra testa i suoni si formano nel nostro cervello, è li che esiste il suono! La stessa sensazione si ha quando ci si accorge di stare sognando, sentiamo il nostro essere i nostri pensieri non quello che ci sta attorno, è questa la sensazione giusta che intendevo prima. A questo punto per chi non ha mai avuto una O.o.B.E. dovrebbe sobbalzare sul letto e svegliarsi,chi invece ci è entrato involontariamente o è riuscito a prendere coscienza se si ferma ed espande le sue sensazioni sentirà le vibrazioni e a quel punto deve uscire dal suo corpo come se si stesse alzando dal letto col suo corpo materiale.

Fonte:http://www.viaggioastrale.it/

Tecniche Viaggio Astrale: Onda Azzurra

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Una delle tecniche più semplici ed efficaci e' quella di immaginare un'onda azzurra che ci pervade a macchia d'olio dai piedi alla testa. Ma andiamo con ordine, prima di tutto bisogna scegliere il luogo adatto, in genere la propria stanza da letto, considerata per la maggiore il luogo più tranquillo della casa poi accertarsi di non essere disturbati durante l'esercizio; un minimo rumore o preoccupazione, specie le prime volte può mandare a monte tutto il lavoro svolto sino a quel momento. Una volta scelto il luogo e prese le precauzioni accurate bisogna attenuare la luce dell'ambiente, possibilmente oscurare del tutto la stanza, per chi e' infastidito dal buio non c'e' problema i risultati ci saranno comunque forse con un po' di pazienza in piu' rispetto al buio completo. Sdraiarsi quindi sul letto se il luogo prescelto fosse la propria camera, o su un tappeto o altro di simile nel caso di altre stanze, la posizione deve essere supina, cioè completamente distesi a pancia in su con le braccia e le gambe leggermente divaricate; accertarsi di essere ben comodi e di avere la colonna vertebrale completamente diritta, evitare cuscini troppo alti. A questo punto comincia la tecnica vera e propria: chiudere gli occhi e cercare di svuotare la mente dai pensieri, se non ci riuscite perché qualche pensiero prepotentemente vi distrae, non preoccupatevi, lasciatelo scorrere, e passate oltre, lui svanirà nel nulla, sfumandosi nel vuoto che state creando........ Cominciate a respirare senza fretta, inspirare, trattenere ed espirare, dapprima normalmente, poi sempre più ampiamente e facendo una breve pausa tra una fase e l'altra sino ad arrivare al livello di vostro agio visualizzare il vostro corpo sdraiato, immaginatelo il più completo possibile, adesso soffermate lo sguardo sul vostro piede destro, entrate nei particolari, sulle dita e poi sul pollice e sull'unghia.... da qui inizierete a notare una macchia (un punto, una linea, un alone) di colore azzurro che comincia ad espandersi sia al di fuori del dito che al di dentro, trapassando i peli la pelle le ossa i tessuti sanguigni; seguitela visivamente mentre pervade il dito pollice passando poi alle altre dita, una ad una, poi al piede e su per la caviglia, il tutto molto lentamente e continuando a respirare profondamente.... Il blu continua a salire e a penetrarvi, passando alla coscia e arrivando al linguine. Ora fate lo stesso procedimento per la gamba sinistra mantenendo sempre viva l'immagine della gamba destra ormai tutta blu, sino a congiungere le due parti nel bacino inferiore.... Notare che man mano che l' onda blu tocca le parti del corpo che visualizzate esse si rilassano dolcemente. Procedete con la visualizzazione del blu che sale dal bacino verso il torace, inglobando stomaco ombellico, costole, reni, vene, pelle e così via salendo su sino al collo, da qui passate al braccio destro, come per le gambe partire dal dito per espandersi alla mano, al polso, all'avambraccio, al braccio, alla spalla per congiungersi al collo, questo anche per il braccio sinistro. Ogni parte man mano si rilassa, tenete sempre in mente che il vostro corpo adesso e' blu nelle parti coperte dall'onda.... Dal collo passate al mento alla bocca, alle gengive ai denti, alla nuca, al cervello ai capelli, su sino a completare nella parte più alta della testa..... Adesso ammirate il vostro corpo che e' diventato blu, lasciate andare il respiro, lasciatelo fluire liberamente, man mano si attenuerà da solo, non fateci più caso, rimanete vuoti contemplando il vostro senso di rilassamento; quando vi sentirete pronti cominciate ad immaginare che le parti del corpo si distaccano lievemente, da quelle reali, cioè immaginate un doppio del vostro corpo che prende forma dal distaccamento di quello vero, tipo un lieve alone col profilo del vostro corpo nella parte anteriore, lasciatevi andare, non pensate, non esiste più nulla non esiste il respiro, non esistono le forme, non esistono stimoli.... tutto e' immobile, in una stasi perpetua... quell'alone appena distinto dal corpo siete voi, leggeri e soffici che lentamente vi sollevate verso il soffitto, impercettibilmente voi siete svegli e galleggiate sopra il vostro corpo..... Adesso provate a guardarvi attorno, la luce vi pervade, la trasparenza del vostro corpo azzurro e' sorprendente, provate a guardarvi le mani, provate a muovervi, basta pensare di muoversi e ciò avviene... Se e' la prima volta che vi siete sdoppiati non restate fuori a lungo, il vostro corpo fisico non e' ancora abituato ad avervi fuori coscientemente e potrebbe stancarsi troppo, quindi rientrate, basta pensarlo, o addirittura non ne avrete neanche il tempo, vi ritroverete a contatto con il corpo senza neanche accorgervene... le prime volte e' molto difficile rimanere fuori, l'attrazione del corpo e' molto forte!! Per destarsi dalla fase di torpore cominciate a riprendere il respiro, dolcemente, per aumentarne il ritmo lentamente, immaginate nel frattempo un vento rosso, caldo che dalla vostra testa soffia verso i piedi, sfumando l'azzurro che man mano scompare, appena vi sentirete pronti cominciate a muovere le dita dei piedi, poi delle mani, poi i piedi, le mani e così via, sino a prendere piena coscienza del vostro corpo, infine stiracchiatevi come fareste la mattina così da riattivare nel modo migliore le funzioni del corpo.

Fonte:Viaggioastrale.it

Viaggio Astrale

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Il viaggio astrale è la possibilità di uscire dal proprio corpo. Questa possibilità per quanto sembri incredile avviene al contrario molto più spesso di quanto noi crediamo. Il processo di uscita può avvenire in modo spontaneo o in modo voluto. Lo scopo della nostra ricerca è riuscire a provocare un viaggio astrale a nostra volontà. Facciamo un passo indietro: mai sentito parlare di persone che dopo aver avuto un incidente o durante un'operazione in ospedale, raccontano di aver assistito ai fatti accaduti da un punto di osservazione diverso da quello posto nel loro corpo fisico? Queste persone generalmente raccontano di aver assistito all'arrivo dei soccorsi o allo svolgimento della loro operazione galleggiando sospese a mezz'aria. Tecnicamente le loro uscite dal corpo vengono definite come "esperienze di "premorte", alcune persone hanno in quei momenti anche esperienze visive di loro cari scomparsi, tunnel di luce, sensazioni di immensa pace o amore etc. Lo scopo di questo sito è di ricreare in modo volontario una situazione parallela alle esperienze di premorte ma con sfumature esplorative nettamente diverse da taluni eventi.

Un viaggio astrale cosciente ed indotto ha nella maggior parte dei casi lo scopo di trovare un contatto con la nostra parte spirituale o più semplicemente di provare e sperimentare stati non fisici e possibilità illimitate nonché sperimentare le proprietà tipiche di un trapassato, come volare, passare attraverso le cose, spostarsi a grandi distanze senza un movimento effettivo etc. Le possibilità in un viaggio astrale però sono ben maggiori di quelle sopra descritte e la logica descrittiva di questa pagina perde senso e diventa riduttiva se vista con la fisicità del nostro cervello. Sensazioni come immensa libertà, realizzazione di concetti inpensabili in termini umani, possibilità di plasmare l'ambiente non sono facilmente riproducibili in questo testo. Ma come possiamo uscire dal corpo evitando situazioni drastiche come incidenti o operazioni? Il primo passo è semplicemente essere diventati consapevoli che questa possibilità esiste ad esempio avendo letto questo stesso articolo. In aggiunta, almeno inizialmente, possiamo passare attraverso le numerose tecniche di respirazione, meditazione, addormentamento controllato, stimolazione visiva, uditiva e chi più ne ha più ne metta, ma sappiate che una volta raggiunto l'obbiettivo forse vi accorgerete che il viaggio astrale era proprio ad un istante da voi e non ve ne eravate mai accorti. Molte critiche additano il viaggio astrale come un sogno autoindotto o illusione mentale.

Per chi veramente ha sperimentato questa meravigliosa esperienza tali critiche appaiono ridicole e riduttive in quanto un viaggio astrale cosciente risulta più concreto e reale della stessa vita fisica, tanto da indurre una vol a rientrati nel corpo e destati dal sonno ad una sorta di confusione perché un attimo prima eravamo totalmente svegli. Il contorno di dettagli, sfumature, percezioni, emozioni eccetera legati ai tentativi di uscire dal corpo sono molteplici e spesso moltissime domande sorgono a chi per le prime volte si affaccia a questo "nuovo" mondo.

Fonte:http://www.viaggioastrale.it/VA.php

6 passi per essere presenti a se stessi

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La consapevolezza si esercita con piccoli gesti e piccole attenzioni che sviluppano apertura nei confronti del mondo e allargano gli orizzonti percettivi di ciò che siamo e ciò che vogliamo diventare.

Prima di cambiare il mondo dobbiamo saper cambiare noi stessi. E quando abbiamo cambiato noi stessi abbiamo già cominciato a cambiare il mondo.

Cambiare non vuol dire diventare altro da ciò che siamo, ma vuol dire lasciare da parte ciò che crediamo di essere o ciò che gli altri vogliono che noi siamo, per entrare invece più in contatto con la nostra natura autentica con ciò che vogliamo, che sentiamo, che crediamo e con ciò che possiamo effettivamente diventare se solo diamo fiducia e sostegno alle nostre potenzialità sopite.

Questo processo si innesca imparando a diventare presenti a noi stessi, creandosi spazi e tempi di silenzio interiore da cui lasciar emergere nuovi colpi d'occhio sulla realtà, nuove risposte e, soprattutto, nuove domande.

Potremo così cominciare a indirizzare la nostra vita verso attività che abbiano un senso per noi, rimettendo in gioco – come dice il sociologo Domenico De Masi – gli equilibri che la nostra vita ci costringe a rendere definitivi, aprendoci all'innovazione, al rinnovamento, al cambiamento, all'apprendimento e alla crescita.

  • Cosa ci piace veramente?
    Sappiamo rispondere a questa domanda? Conosciamo le nostre più profonde esigenze e sappiamo scegliere ciò che è meglio per noi senza farci condizionare dall'abitudine o dalle convenzioni nelle nostre scelte? Non è mai troppo tardi per imparare, basta iniziare a porsi la domanda e porsi in ascolto, per cogliere le risposte.


  • Tempo per sé
    Spesso troviamo un senso alla nostra vita semplicemente affannandoci per gli altri e disperdendoci in mille attività. Ma finiamo col dimenticare noi stessi, e non potremo mai essere veramente utili agli altri se non avremo prima imparato a fare i conti con noi stessi. Prendiamo tempo, quindi, e dedichiamocelo, per una volta.


  • Osare
    E' nell'oltrepassare i propri limiti che ci sentiamo ancora più vivi e che sperimentiamo in pratica la nostra capacità di modificare la realtà con il nostro contributo. Non facciamoci limitare da idee preconcette di noi stessi, non rassegniamoci a dipendere dalle nostre paure e dalle nostre incertezze. Andiamo oltre, è possibile!


  • Essere curiosi
    Il mondo è piccolo quando non alziamo gli occhi dal nostro giornale o dalle pratiche che dobbiamo sbrigare. Diventa immenso quando ci permettiamo di guardarci attorno, di cogliere ogni occasione per imparare qualcosa di nuovo per scambiare esperienze e informazioni con chi ci sta vicino e chi ci sta lontano, scoprendo così cose che, da soli, non avremmo mai conosciuto.


  • Ritrovare la passione
    Non è nel distacco ma nell'amore per la vita che si esprime il più alto grado dell'umanità. La capacità di provare forti emozioni nasce dall'interno, non dipende da un oggetto piuttosto che da un altro, nasce dalla disponibilità a lasciarsi trascinare dal vento della vita, senza perdersi, ma giocandoci insieme, come potrebbe fare un abile
    velista.


  • Coltivare la meraviglia
    Anche la capacità di divertirsi e di vivere appieno il presente non nasce dall'esterno ma da una disponibilità interna. Il mondo è sempre nuovo, giorno dopo giorno, momento dopo momento. Aprendo la mente ed educandola a cogliere l'unicità di ogni istante, trasformiamo il nostro tempo in un'avventura senza fine.

Fonte:http://blog.libero.it/SoleAdOriente/7707300.html

Cos'è la luce nera? Elémire Zolla ripercorre millenni di profonde ricerche sul mistero della Luce

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La domanda è fra le più sconvolgenti, perché a volerla portare fino in fondo, si deve giungere a trovare il nucleo della luce in uno splendore nero, anteriore al fulgore solare. Una torsione che molte menti non vorranno mai compiere. Tanto che sulla luce le idee sono quasi sempre confuse e contraddittorie. Esaminiamo ciò che sulla luce si è pensato in Israele. La Genesi fa operare un Dio che all'inizio, per prima cosa crea la luce di contro alla tenebra e la trova buona.

Compare così la prima coppia di opposti che lottando suscitano la realtà, ma essi sono anteriori alla luce che noi vediamo, poiché il sole sarà creato soltanto al quarto giorno del Genesi. Dunque la luce primordiale è anteriore a quella visibile, la tenebra primordiale anteriore a quella che ci aggredisce e circonda la notte. La coppia lucetenebre sarebbe, alla luce della Qabbalah tarda di Sfat, il primo segno che Dio ha cominciato a ritrarsi su se stesso, lasciando uno spazio libero teso tra luce e buio.

La Qabbalah dirà che l'azione emanativa di Dio nel mondo si può anche denotare come un'azione restrittiva che apre il mondo all'essere lungo due linee distinte, una di luce, che ìrraggia via via sapienza, misericordia, vittoria, un'altra opposta, di luce soverchiante, acciecante, che sembra nera, fatta via via di conoscenza, violenza, gloria. A questo punto per il pio l'opposizione fra tenebra e luce diventa apparente.

La meditazione cabbalistica si concentrò sul fuoco che arde un legno e distinse nella vampa la parte inferiore, la radice nera che sta aggrappata al legname e lo divora per poi espandersi in un bagliore rosso, il colore dei crepuscoli accesi, e infine affinarsi dal giallo al bianco, quando scompare, diventa invisibile, ma bruciante. Su questo spettacolo meraviglioso i cabbalisti hanno meditato nel secoli. Nella pratica ebraica c'è una grande festa della luce che cade al Natale dei popoli circostanti in Europa, il genetliaco del sole che fu poi attribuito al Cristo.

Gli Ebrei la chiamano festa della dedicazione, e non si concentrano sulle linfe che ora salgono nei tronchi degli alberi, ma sul fatto che quando Mosè dedicò l'altare a Dio vi scese dai cieli una luce che deflagrò. Per celebrarla si accendono candelabri o lampade e sotto la loro luce nulla di profano si deve compiere. Radicalmente diversa fu la concezione della luce fra i cristiani. Davvero non si vede come possa conciliarsi il dettato del Vangelo di Giovanni col Genesi.

Per l'Ebreo Dio come potenza creatrice pose i cieli e la terra informe, una distesa di acque tenebrose su cui aleggiava lo spirito divino, quindi separò luce da tenebra, giorno da notte. Il Dio di San Giovanni è consustanziale alla "parola", grazie alla quale tutto fu fatto all'inizio e "in" essa era la vita che fu luce agli uomini e che le tenebre mai hanno ricevuto. I teorici cristiani ne ricaveranno che Dio fosse trino, composto di un Figlio e di uno Spirito oltre che di se medesimo quale Padre. La luce gli è intrinseca, non è dunque creata.

Fra l'ebraismo ed il cristianesimo c'è un contrasto violento, il Dio di Israele crea la luce primordiale, anteriore al Sole, il Dio trino dei cristiani ha in sé la luce come suo carattere essenziale. Alla fine del lungo esercizio di conciliazione fra San Giovanni e Genesi la meditazione cristiana culmina nel Paradiso perduto di John Milton. Il poema incomincia descrivendo l'inferno dove sono precipitati gli angeli ribelli, un carcere orrendo, una vasta fornace le cui fiamme tuttavia non spandono luce, ma diffondono una "oscurità visibile".

Che significa l'ossimoro? Forse qualcosa di simile all'oscurità in cui si orientano i pipistrelli vaganti con i loro radar nella notte? E' un'oscurità angosciata, la visione non vi si accende, le fronde non ne traggono la loro verzura. Dopo i due primi canti, il terzo invece si apre con un'esclamazione di festa, un'esplosione di luce: Hail holy light: Salve sacra luce! La luce primordiale è sacra, primogenita, direbbe un seguace del Genesi ebraico, ma un cristiano tenderebbe invece a vederla come un raggio coeterno dell'Ewrno, poiché Dio è luce.

Milton non osa decidere, la luce primordiale per lui è of heavenfirst-born, primogenita del cielo, come aveva detto Roberto Grossatesta nel Medioevo: la prima forma corporea, ma potrebbe anche essere of th'Eternal co-eternal beam, raggio coeterno dell'Eterno, come si può già leggere nella Sapienza, dove Dio è chiamato luce eterna. Dopo aver proposto le due tesi contraddittorie, Milton fa una domanda curiosa, May I express the unbIamed? Posso esprimere ciò che non è incolpato?

E' un modo di domandarsi se possa esprimere Dio e il primo atto creativo. O è anche un modo di suggerire che soltanto l'incolpato si può esprimere? Continua il canto disteso sulla luce: " Dio è luce e fin dall'eternità ha sempre dimorato nella luce inaccessibile, effusione brillante di brillante essenza increata. 0 si preferisce sentir parlare di una corrente eterea la cui sorgiva è indescrivibile? Prima del sole, prima dei cieli tu luce fosti e alla voce di Dio avvolgesti come di un mantello il mondo delle acque scure e profonde che sorse, strappata al vuoto infinito e informe". Credo sia lecito e giusto affermare che la melodia maestosa di Milton copre una confusione, sommerge nella sua piena lirica il contrasto insanabile del Genesi e del Vangelo giovanneo.

All'inizio delle riflessioni cristiane apparve un testo sublime, la Teologia mistica dello Pseudo Dionigi l'Aeropagita e fu assunta tra i documenti fondamentali, da essa presero l'avvio le innumerevoli meditazioni mistiche sulla luce nei secoli. Parte da Dio come Trinità, cui si rivolge però col rigore di un metafisico ebreo, dicendo: "Tu sei aldilà dell'essere, del divino, del bene". Ci costringe così in apertura ad un regresso aldiqua di questi concetti sui quali siamo fondati; sbarazzati dei quali, dobbiamo dire di trovarci dinanzi al nulla. Se siamo in grado di reggere a queste spoliazioni, ci troveremo in una caligine lucente, in un silenzio parlante.

Lo Pseudo Dionigi dà per attinta questa condizione iniziatica e aggiunge: "Quanto più fitta è la tenebra, tanto più risplende e altamente irraggia; quanto più è impalpabile e invisibile, tanto più inonda di mirabili splendori le menti senza sguardo per le cose sensibili". Si propone qui un'idea di Dio come caligine raggiante, posta aldisopra dell'essere, né anima, né spirito, né parola, né pensiero. Ma portandoci a questo livello, lo Pseudo Dionigì non sta forse tradendo il testo giovanneo? Se Dio non è parola, se non è luce, che rapporto avrà mai con quel Dio consustanziato di parola e di luce?

In realtà il Dio dello Pseudo Dionigi sfugge alle parole, alle nozioni, non è tenebra e non è luce, semmai è tenebra lucente, luce nera. Lo Pseudo Dionigi conclude: "Precisiamo infine quest'ultima cosa, né affermazione né negazione sono degne di Lui. Che anzi, sia che si possa affermare, sia che si possa negare, noi nulla affermiamo o neghiamo di Lui". Come dirà verso la fine della Scolastica Nicola di Autrecourt, ' Dio è" e ' Dio non è" esprimono lo stesso significabile, alterando soltanto i significanti ('è', "non é"). Quale assurdo, a questa altezza metafisica, parlare della luce di Dio!

Eppure perfino della luce nera ben pochi mistici nei secoli osarono mai parlare. Fu interessante nella Cristianità la sopravvivenza di una nozione di luce ereditata dall'esoterismo antico: la luce sarebbe il quinto elemento dopo terra, aria, acqua, fuoco e avrebbe un carattere seminale, procreativo e compaginante, servirebbe a connettere l' anima al corpo. Questa luce che è seme, etere, forza connettiva sarebbe sepolta nella materia, da cui l'alchimia si sforza di estrarla.



Roberto Grossatesta ne approfondì il concetto: la luce illuminante è un punto inesteso, ma emana e forma una sfera, per poi ritornare nella sua inestensione, le cose del mondo sono materia che partecipa a questa prima forma esemplare in vario modo e gradatamente. Dalla sapienza antica giungeva la dottrina platonica, che faceva precedere la luce visibile da quella intelligibile, che i neoplatonici facevano coincidere con l'uno. Da questo promana la luce solare, come lume da lume. Il mondo antico insegnava dunque a orecchie non sempre aperte che anteriore alla luce che illumina il mondo esiste una luce mentale, nera.

Ma per intendere il pensiero occidentale sulla luce occorre andare dietro al pensiero greco, esplorare i detti dei libri sacri iranici, impostati sull'idea che da un re sacro emani una luce abbagliante che fa tutt'uno col suo destino glorioso, con la sua qualità di vincitore, una luce che fa trionfare, come la futura Nìke greca, dominare, come il futuro Michele cristiano, fa vedere tutto ciò che nel mondo accade. Non è la luce che scende dal sole o dalla luna, questa emana direttamente dal cuore del sovrano e gli circonda la testa, si chiama xvar nah parola legata a hvar, sole. Ritroviamo la stessa radice indoeuropea suel nel sanscrito, nella parola svar, e nell'India troviamo la spiegazione più accurata della luce e della sua genesi.

Esiste una luce visibile, che irraggia il giorno, ma esiste una luce più fina, che proviene dalla mente stessa e delinea le figure dei sogni notturni. Questa è la luce più intrinseca all'uomo, anteriore all'esterna. Se la realtà visibile è un'illusione, un sogno, la sua luce sarà meno reale di quella dei sogni veri e propri. La Brihadaranyaka Upanishad (IV 111) spiega che l'intelletto emana l'essenza della luce come puro fulgore jyotih e in essa sta l'essere, atman. A distanza di millenni queste riflessioni ci appaiono ancor più evidenti: sappiamo che onde (un'esigua frazione dello spettro elettromagnetico) lambiscono il cervello, che le trasforma in immagini.

Fuor della mente esistono soltanto queste onde minime che registriamo sulla retina, ma la luce proviene da noi. Sicché la luce che traccia le figure del sogno è anteriore ontologicamente alla luce che delinea la realtà della veglia. La luminescenza del sogno è la prima forma della luce. Al sommo si deve porre l'intelletto puro o lume nero, che si esprime proiettando il lume dei sogni prima e poi la luce diurna esteriore. La Kena Upanishad dice che l'essere creatore, brahamn è un lampo, un batter di palpebre.

Nella Brihadaranyaka Upanishad il re discorre con un sapiente ed estrae nel più semplice dei modi la dottrina della luce. "Qual è la luce che muove l'uomo?", domanda, e il saggio risponde prima il sole, e quando esso manchi, la luna e quando anch'essa manchi, un fuoco acceso. Ma senza nessuno di questi lumi esterni e visibili, da che cosa sarà mosso l'uomo? Da un discorso che gli dia luce. E quando non ci sia nemmeno un discorso? l'uomo si reggerà nel buio e nel silenzio, mercè il suo semplice essere, che è la luce coinvolta nei soffi che lo reggono, emananti dal cuore dove la luce cova nascosta (IV, 3, 1-7).

Una luce nera. Ancor prima di queste dimostrazioni filosofiche c'era stata la verità vedica, espressa in forme mitiche, ma profonde e ancor oggi vive nei riti quotidiani dei fedeli indù. Giorno e notte erano vedicamente due aspetti del cosmo, che si unificavano nell'Androgino o Torovacca, l'Intermedio che fu emanato dalla voce divina. Il cosmo è retto da una colonna che si esprime col nome di Aum e nella forma della luce come occhio e fuoco uniti. Nome e forma sono due principi che reggono ogni realtà. Meditando sul nome Aum si comprenderà dunque il significato della luce.

I trattati di meditazione insegneranno questo esercizio: ci si concentri sul proprio cuore immaginandolo come un loto inclinato. Si opererà su questa forma, sollevandola, e quindi guardandole dentro. Dovrà emergere dal suo cuore la luce. Si vedrà al centro la lettera A, il disco solare, la veglia; approfondendo la lettera U, il disco lunare, il sogno; approfondendo ancora la lettera M, il sonno senza sogni. Ma chi medita a fondo procede aldilà di questa triade, fino a quella che si è chiamata una catalessi, una consapevolezza nel sonno, uno stato di liberazione e nel loto del cuore si dovrà vedere il vago mormorio, l'estinguersi della M, la luce nera.

Costante ritroviamo la scoperta di questa luce nera aldisotto dei fulgori diurni nella tradizione greca, in quella indù, ma anche nella filosofia persiana, dove nei secoli si è svolta con precisione incantevole e Henry Corbin la seppe esporre ad un Occidente ignaro e confuso. E' come se la xvar nah dei tempi zoroastriani si trasmettesse ai filosofi dell'epoca islamica: Qotboddiri Shirazi chiarnerà xvar nah la luce che dalle Intelligenze immateriali scende nell' anima mercè gli esercizi spirituali svolti con la volontà ferrea di attingere i piani soprannaturali dell'essere.

Questa luce attinta nella meditazione è un elisir, è il nimbo dei re antichi, è la folgore divina. La tradizione islamica era fondata su un raptus coranico ìntorno alla luce, alla sura XXIV: " Dio è la luce dei cieli e della terra e si rassomiglia la sua luce a una nicchia in cui è una lampada e la lampada è in un cristallo ed il cristallo è come una stella lucente e arde la lampada dell'olio di un albero benedetto né orientale, né occidentale, il cui olio per poco non brilla anche se nessun fuoco lo tocchi. E' luce su luce".

Al Ghazali scrisse un sublime trattatello su questo passo, interpretando la nicchìa come la sensibilità dell'uomo, la lampada come lo spirito profetico e il fuoco come lo spirito divino, mentre Dio soltanto è in se stesso luce. Quando questa luce scende nel cuore sfolgora la lampada. Il cristallo è l'immaginazione, che va purificata e corretta finchè diventi pura trasparenza immaginale degli archetipi. L' albero è lo spirito ragionante e l'olio che se ne trae è lo spirito profetico. Impregnato da Plotino, Al Gliazali afferma che la parola luce data a cosa diversa da Dìo è una pura metafora senza realtà.

Ma la prima accezione, volgare, dì luce designa ciò che è visibile e rende visibili altre cose, come sole, luna, fuochi; la seconda accezione, propria di chi abbia elevatezza, designa la facoltà visiva. Ma cè una terza accezione, la più veridica, per cui la luce è la facoltà intellettuale, che tutto vede. L' occhio merita la parola luce più della luce, l'intelletto ancor più dell'occhio (e luce è Dio!). Forse fu Sohrawardi il filosofo che ne seppe parlare con la massima precisione e poesia, specie nel Racconto dell'arcangelo imporporato.

"Dov'è la fonte di vita Egli si domanda, e risponde: - Mettiti i sandali di Elia profeta e avviati fiducioso là dove si ha piena coscìenza della tenebra. Quando di tenebra sarai tutto circondato e serrato, quando sarai confitto nella notte, avrai fatto il primo passo. Seguiranno stupefazioni e strazi, poichè da questo punto di vista la realtà si capovolge. Ma alla fine attingerai la fonte e lì scorgerai il lume. Non scappare, ma bagnati ìn quella luce, Dopo non potrai più essere colpito o insudiciato. Immergiti in quella luce e dirai: "Dinanzi a me le letture si allontanano, Presso di me i sensi si aguzzano".

Si potrebbe recitare anche un altro passo di Sohrawardi: "Eleva la salmodia della luce, Soccorri il popolo della luce, guida la luce alla luce". Infinito tema è questo della cerca nella tenebra. Lo riprese Najmí Kobrá, Egli esorta a chiudere gli occhi e a vedere così la luce. Dice: Tu vuoi vedere, ma l'oscurità della tua natura ti sta così addosso che ti impedisce la vista interiore. Se vuoi vedere la luce tenendo gli occhi serrati, comincia con l'allontanare o diminuire qualcosa nella tua natura". Occorre lottare nel farlo, salmodiando, finchè si vedrà la nube nera del male diventar rossa e infine sbianchire.

Alla fine sfolgora una luce verde, la luce smeraldina della conoscenza, emanante dal cuore. E' la stessa luce d'origine cordiale di cui ci parla il buddhismo himalayano, concretandola in una figura di fanciulla sfolgorante, la Tara verde, traghettatrice verso la liberazione. Un allievo di Kobrá, Najm Rázi (nato nel 1256) parlò più a lungo dei colori accesi nella vista interiore. Prima è il bianco dell'abbandono, poi il giallo della preghiera, il turchino della benevolenza, il verde dell' anima pacificata. E' forse lo stesso verde dì cui parlava come termine ultimo dell'ascesa Kobrá; ma Rázi aggiunge dopo di esso la luce glauca della certezza e la rossa dell'intelletto attivo, divino.

Infine giunge alla luce nera, alla settima tappa, la suprema, dell'amore estatico, al fondo entusiasta e urlante dell' anima. Nera è la maestà che incendia e annienta, dìce Rázi, la suprema teurgia, l'aldilà dei sei colori, della bellezza, il sublime che fa esistere, in cui pullula la fonte della vita. Lahiji nel Roseto del mistero insiste sull'annientamento di noi stessi che avviene nel nero smagliante, nella notte fonda e abbagliante, nel mezzogiorno tenebroso.

Sarà superfluo citare le notti mistiche dell'Europa secentesca, che propongono la stessa verità: dal nero assoluto sprigiona ogni luce, prima del sogno, quindi della realtà. Per raggiungere questo luogo spirituale supremo, occorre fare un viaggio pericoloso. Osò parlarne con la massima precisione Ibn 'Arabi, dicendo che per farlo si deve diventare animali: spogliarsi della ragione umana e ridursi alla percezione della fiera, soltanto a questo patto si avrà la visione degli archetipi supremi. In Ibn 'Arabi è consegnato ad una pagina delicata e sottile il messaggio ripetuto con costanza in tutte le civiltà sciamaniche.

E' un messaggio che s'intreccia a quello che ci arriva dagli sciamani Iglulik del Labrador, che, Rasmussen riferisce, si isolavano nella tenebra in attesa che la luce erompesse dal loro interno, e sapevan tramutarsi nelle varie belve della loro terra e del loro mare. E' lo stesso messaggio che ci lasciano i romitì tibetani sequestrati ìn stanze buie in attesa dì scordare la differenza tra tenebra e luce, concentrandosi sulla luce emanante dalle proprie viscere. Lo stesso messaggio infine emerge dai maestri taoisti, intenti a far fiorire il loro addome, a farlo accendere di lumi.

Così essi interpretavano il detto di Lao zi:"Riempi il ventre e svuota il cuore", Visitavano nella fantasia paradisi dove gli alberi di vita e le acque cristallline fornivano cibo e bevanda da tramutare il nero ventre in mille luci, assorbivano gli effluvi degli astri, finché il fegato produceva un ragazzo vestito dì verde, legato agli occhi; il cuore, legato al sangue, un ragazzo vestito di rosso; i polmoni ed il naso un ragazzo vestito di bianco; la milza legata a digestione ed escrezione un ragazzo vestito di giallo; la cistifellea legata al vigore dei soffi un ragazzo vestito di ogni tinta, un arlecchino; i reni infine, al fondo del corpo, un ragazzo vestito di nero. I maestri taoisti insegnavano anche ad assorbire i raggi del sole, facendoli scendere nei piedi e salire alla testa, fino a restame arrossati in volto, simili ad un astro. Facevano scendere il soffio solare del cuore, salire quello lunare dei reni e li fondevano insieme.

Abbiamo colto cenni al culto della luce nell'occidente diviso tra la tradizione ebraica e la cristiana e poi nei vari mondi, il persiano, l'ìndù, il cinese. Dovunque emergono delle verità universali, da tutti riconosciute per poco che la mente abbia meditato a fondo. La luce è un'illusione, sia l'esteriore, che ogni crepuscolo ci toglie in un bagliore rossastro, sia l'interiore che disegna le immagini del sogno e della meditazione profonda nella mente. Ma se si accetta la tenebra totale e ci si immerge in essa, si vedrà finalmente la sua luce nella fonte della vita, dice l'immaginoso Persiano. In parole diverse ripetono unanimi questa sequela gli sciamani, i sapientì ìndù e i maestri platonici.

Fonte:http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/zolla/luce.htm

Incubazione onirica



L “incubazione onirica ” era talmente diffusa nell’antichità che già nel secondo secolo A. C. erano quasi trecento i templi dedicati ad Esculapio, il dio della guarigione e della medicina . In essi il malato si presentava ai sacerdoti che lo avviavano verso un itinerario fatto di isolamento, preghiera e digiuno, che culminava poi nella notte passata all’interno del luogo sacro, a volte anche su pelli di animali sacrificati appositamente per provocare un sogno con funzioni guaritrici. I sacerdoti in seguito interpretavano i sogni avuti dai malati e prescrivevamo i rimedi. Ci sono pervenute moltissime testimonianze scritte dell’efficacia di questo metodo: alcune iscrizioni parlano addirittura dell’apparizione in sogno del dio Esculapio che guariva istantaneamente il sognatore dalla sua malattia. Certamente non possiamo pensare di ricostruire oggi gli antichi riti dell’incubazione , ma possiamo attualizzarli e “modernizzarli” senza togliere nulla della loro efficacia. Una studiosa contemporanea, Gayle Delaney , ha adattato questa antica tecnica nel suo libro “Vivi i tuoi sogni”: si tratta di una tecnica per ottenere risposte ai problemi che ti stanno a cuore . Puoi chiedere al sogno di aiutarti con pochi semplici passi.

La prima cosa da fare è scegliere l’argomento che vuoi far sviluppare dai sogni: sembra banale dire così, ma a volte abbiamo diversi problemi o dubbi che ci angustiano ed è bene affrontarli uno per volta. Scegli il problema più “scottante”, quello che ti sta più a cuore: se non hai nessun problema o nessuna domanda da porre ai tuoi sogni evita di fare esperimenti onirici : i sogni trattano solo argomenti “vitali” e potrebbero non risponderti affatto. Se il problema è veramente importante per te, l’incubazione onirica avrà successo . Non demoralizzarti se non ricevi una risposta già dalla prima notte : puoi incubare un sogno per due o tre volte, prima di abbandonare le speranze di una risposta . Tieni presente poi che il sogno si esprime per simboli e non sempre da una risposta letterale alle domande che gli vengono poste ; occorre quindi cercare di capire il suo messaggio prima di ritenere fallito l’esperimento di incubazione.

In seguito scegli la notte adatta per l'incubazione. L'ideale sarebbe una notte in cui hai a disposizione parecchie ore di sonno, in cui non devi svegliarti troppo presto l'indomani, per darti il tempo di ricordare i sogni e di trascriverli. Cerca di non coricarti troppo stanco per non piombare in un sonno pesante appena chiudi gli occhi , saltando tutte le altre fasi dell'incubazione. Poco prima di addormentarti prepara sul comodino tutto l'occorrente per scrivere immediatamente i sogni che farai quella notte: alcuni fogli (o il tuo diario onirico), una biro o una matita. Prima di dormire dedica un po' di tempo ad esaminare la situazione che ti sta a cuore, poi cerca una frase breve, semplice, chiara, ma nello stesso tempo molto specifica, in grado di sintetizzare le tue esigenze . Prova varie frasi finché non trovi quella che rende maggiormente l'idea. Ad esempio se il problema fosse rappresentato da difficili rapporti con un familiare , potresti formulare una domanda del tipo; "come posso migliorare il mio rapporto con.. " oppure " aiutami a capire il modo di pensare di ...." . Se cerchi idee nuove e creative per un progetto potresti scegliere un frase del tipo "Desidero una idea creativa per il nuovo arredamento della casa, o per il mio sito ". Ricorda che piú chiara e specifica sarà la frase che sceglierai, maggiore sarà la possibilità di avere un sogno risposta. Scrivi questa frase all'inizio dei fogli e metti tutto vicino al tetto. Mentre ti rilassi, prima di dormire , concentra tutta la tua attenzione sulla frase-chiave o sulla domanda-chiave che hai scelto e ripetila varie volte : cerca di concentrarti solo su di essa e se arrivano altri pensieri allontanali per concentrarti di nuovo sulla affermazione o domanda che hai scelto. Se riesci ad addormentarti con quella frase in mente è altamente probabile che tu faccia sogni attinenti al tuo problema.

Appena ti svegli cerca di restare a letto, immobile, con gli occhi chiusi, per recuperare tutte le immagini oniriche che ricordi e affrettati a scriverle per esteso prima di alzarti , perchè possono svanire in fretta. Includi tutte le sensazioni che ti vengono in mente, i pensieri, le associazioni; se hai tempo disegna le figure oniriche strane o insolite, poi appena puoi esamina che hai scritto.

Fonte:http://www.sognirisposta.it/

Riepilogo(3)


Ecco il riepilogo della seconda parte di quest'anno su Veritas:

Parte Teorica:

PREDISPORSI ALLA CONSAPEVOLEZZA
CHACKRA:
  1. PRIMO
  2. SECONDO
  3. TERZO
  4. QUARTO
  5. QUINTO
  6. SESTO
  7. SETTIMO
L'ANIMA E LA RAGIONE
L'INFERNO E IL PARADISO
IL POZZO
SINCRONICITA'
EGO
SOGNO LUCIDO


Parte Pratica:

LAVORO SULLE EMOZIONI NEGATIVE(PARTE1,PARTE2)
ESERCIZI RESPIRAZIONE (ES.1 , ES. 2)



Documentari e video:

YOGA DELLA RISATA
TIZIANO TERZANI: LA VERITA'
KYMATICA(DOC)
LO SFIDANTE(DOC)
LA CAUSALITA'



A breve ci sarà il riepilogo anche degli articoli dei collaboratori...

AUGURI VERITAS!



Ragazzi è passato già un 1 anno! Oggi il blog Veritas spegne la sua prima candelina.
Esattamente 1 anno fa aprii questo nuovo blog con questo Post di presentazione:

http://veritas2012.blogspot.com/2008/09/nuovo-inizio.html

Non avrei mai immaginato allora di riscuotere tanto interesse e altrettanto aiuto da parte di MOLTI validi collaboratori...quindi un grazie va a loro ma soprattutto a voi visitatori che ci seguite con molto attenzione e interesse...
A breve pubblicherò un nuovo RIEPILOGO riguardo gli articoli della seconda metà d'anno di questo blog.
Credo che la data di partenza è stata un perfetto esempio di SINCRONICITA' del grande evento che ha sconvolto l'economia il 15 Settembre 2008,


UN NUOVO INIZIO cm recitava il Post di benvenuto...

Ora...per festeggiare il primo compleanno vi propongo un Documentario MOLTO istruttivo per quanto riguarda... I VIAGGI ASTRALI!
Poi ne parleremo più approfonditamente in seguito(dopo le tecniche Sogni lucidi),per ora imparate un po di Teoria riguardo l'argomento in modo da essere già pronti...

Ecco a voi il documentario LIBERARSI DAL GUSCIO di WILLIAM BUHLMAN:







Lo spirito dell'Aikido

Innanzitutto chiedo scusa per la mia lunga assenza dal blog. Ci sono stagioni della vita in cui sei assorbito da altro. Ma eccomi di nuovo qua.
Voglio condividere con voi alcune mie riflessione sull'arte marziale dell'Aikido.
Di definizioni dell'Aikido e storie del suo fondatore ce ne sono a bizzeffe su internet. Ma spesso nelle parole e nelle descrizioni dotte si perde l'essenzialità primigernia che esso emana. L'Aikido presenta un fascino, un mistero tutto suo. Mai come nell'Aikido disciplina e filosofia avevano raggiunto un tale livello di compenetrazione. Va detto che le arti marziali in genere non sono semplici sistemi di combattimento. L'arte marziale è anche combattimento naturalmente. Ma è anche e soprattutto una disciplina di crescita interiore. Una via dell'equilibrio che deve ripercuotersi nel confronto con gli altri. Paradossalmente progredire nelle arti marziali vuol dire, secondo molti maestri, considerare la violenza l'estrema ratio. Ed anche in quel caso solo per un fine più alto e mai col compiacimento della canaglia e del picchiatore, e sempre in proporzione al fine da raggiungere. Ma ancora prima della violenza c'è riportare la sincronia tra il corpo e la mente. La riscoperta dell'attenzione e di una fluidità dei gesti che purifica anche il processo mentale rendendolo meno fissativo. La canalizzazione dell'aggressività in qualche modo la trasforma in energia che non ingorga i processi del cuore. Ma nell'Aikido il livello esoterico e spirituale sembra giocara un ruolo ancora pioù potente che in altre arti marziali. O almeno raramente questi principi e simbolismi spirituali sono stati rivelati ed espressi così esplicitamente. L'Aikido con le parole del suo fondatore in un certo senso preme il piede sull'accellazione..
"L'Aikido è la Via dell'Armonia. Accomuna persone di tutte le razze e manifesta la forma originaria di tutte le cose. L'universo ha una sola fonte, e da essa sono fuoriuscite tutte le cose in uno schema cosmico. Alla fine della seconda guerra mondiale, si è reso evidente il bisogno di una purificazione profonda del mondo dalla sozzura e dalla degradazione, e per questo motivo è nato l'Aikido. Per eliminare la guerra, la falsità, l'avidità e l'odio, gli déi della pace e dell'armonia hanno mostrato il loro potere. Su questa terra, tutti noi facciamo parte della stessa famiglia, e dovremmo operare assieme affinché la discordia e la guerra scompaiano. Senza l'Amore, la nostra nazione, il mondo e l'universo saranno distrutti"..
L'Aikido vuole essere più radicale escludendo il "culto della morte" che è uno degli aspetti sotterranei di molta cultura marziale. Questo tema è complesso e più essere facilmente fraiteso. L'arte marziale è giustamente vista nella sua ricchezza e nel suo essere via di accrescimento umano, mentale , corporale. Ma nel DNA dell'arte marziale c'è sempre una qualche connessione con l'antica arte del combattimento, specie tra le arti marziali giapponesi e il Bushido, con la sua suggestiva visione del mondo. Lo specchio cromatico dell'antico mondo marziale era, nella sua ampiezza, anche uno specchio in stile karma-yoga, quasi azione-non-azione. Una sorta di lato oscuro se vogliamo semplificare all'estremo, che in alcuni momenti ha portato al culto del combattimento come opera d'arte, all'idea del sacrificio del guerriero impassibile. Il nichilismo sterile e abietto di un Mishida nasceva anche da uno delle radici dell'antico spirito marziale. Il brutale militarismo giapponesi, la sottomissione da schiavi all'Imperatore-Dio, la rigidità soffocante delle convenzioni, la radicalità del Kamikaze nasceva anche dal "culto della morte" che era una parte dell'antico spirito guerriero orientale. Del resto rivendicato con consapevole orgoglio da alcuni maestri e guerrieri del tempo antico. Qualche residuo del culto della morte non è mai del tutto scomparso dalle arti marziali, almeno come antica memoria inconscia, pur essendo stato il ruolo delle arti marziali, specie nella loro riscoperta degli ultimi secoli molto più "spinte" sul lato dell'accrescimento e dell'evoluzione spirituale. La mia impressione.. ed è un'opinione personale che si apre ai colpi di bazooka che vorranno lanciare i "puristi" delle arti marziali è che con Ushida e l'Aikido si attua la purificazione totale, il completo sradicamento di qualsiasi influeza e legame con il Culto della Morte. Ecco perché, ad esempio, la via dell'Aikido non è paragonabile alla via dei Samurai, che del Culto della morte è intrisa. Il Culto della morte diede vita all'estetica del sacrificio, all'estetica della morte eroica quasi come atto di teatro. Nel codice dei samurai, come in tanti altri testi di quelle epoche, si vagheggia un guerriero quasi inumano, liberato dalle passioni, indifferente nel vivere e nel morire. Soprattutto indifferente nel dare la morte. Anzi la minima esitazione a non dare la vita per il proprio signore feudale era indicata come debolezza intollerabile nel guerriero samurai. Ricordiamolo, i frutti marci del fanatismo guerriero del giappone moderno vennero da quel frutto sterile. La "gioiosa" morte di migliaia di giovani sull'altare di un culto idolatra venne anche da questo. I campi di concentramento giapponese dove vennero spediti i prigionieri dei paesi orientali conquistati vennero anche da questo. Con l'Aikido si giunge al completamento di un lungo percorso di purificazione. Già il Culto della Morte è sostanzialmente minoritario da lungo tempo nelle arti marziali. L'Aikido lo abbatte frontalmente. Nessuna conciliazione è più possibile con il tronco sterile, con l'arte del martirio, con l'estetica del dolore e del sacrificio, con il militarismo fanatico. L'Aikido si presenta come una forza al servizio della vita, una forza umanista. Come dice un maestro:

"Tutta la vita è una manifestazione dello spirito, la manifestazione dell'amore. E' l'Aikido è la forma più pura di tale principio. Un guerriero ha il compito di fermare ogni contrasto e conflitto. L'amore universale opera sotto molte forme ; ogni manifestazione dovrebbe esser libera di esprimersi liberamente. L'Aikido è vera democrazia. Il vero Aikido consiste nel non sacrificare nemmeno uno dei vostri guerrieri per sconfiggere un nemico. Sconfiggete i vostri avversari mantenendovi sempre in una posizione sicura e inattaccabile ; solo allora non ci saranno perdite. La Via del Guerriero, l'Arte della Politica, consiste nel risolvere il problema prima che salti fuori. Implica la sconfitta spirituale degli avversari, facendo loro capire la follia delle loro azioni. La Via del guerriero genera armonia."

Tecniche Sogni Lucidi- 2)La Porta



Si tratta di un esercizio di visualizzazione che permette di entrare in sogno consapevolmente a partire dalla veglia. Il momento più adatto è quello dopo un risveglio, quando hai ancora tempo per dormire e ti senti molto rilassato.

Quando ti senti molto rilassato immagina di trovarti davanti ad una porta . osservala con attenzione: è antica o nuova? di che colore è ? é di legno grezzo o verniciata, magari con qualche colore particolare?Oppure è di metallo? che forma ha? ci sono delle scritte su di essa? Prova a toccarla e a sentire le venature del legno,la forma degli angoli, prova a sentire se ha qualche profumo particolare.Dopo averla osservata bene, scrivi su di essa , o incidi : PORTA DEI SOGNI.. Di a te stesso che quando varcherai quella porta ti troverai in un sogno consapevole . Ci sono modificazioni nella porta dopo che hai scritto su di essa quelle parole ?Osserva il pomolo della porta : che forma ha ? cosa rappresenta? prova a toccarlo e ad aprire la porta centimetro per centimetro... che cosa vedi di là? Quello che vedi è il mondo onirico in cui stai per entrare consapevole . Continua la visualizzazione immaginando di essere in un sogno lucido e di fare tutto quello che vorresti fare, nel modo più vivido possibile utilizzando i tuoi 5 sensi : guarda , tocca, ascolta, gusta, odora ... Se ti addormenti senza riuscire ad entrare in un sogno lucido direttamente dalla veglia , non preoccuparti, perchè potresti fare un sogno lucido più tardi , nel corso della notte.

Fonte:http://www.sognirisposta.it

Tecniche Sogni Lucidi- 1)La scala colorata

http://www.sognirisposta.it/images/scala_sogni.JPG

Introduzione:

Da ora in poi ci soffermeremo su varie tecniche per poter effettuare dei sogni in modo consapevole(tutto questo ci porterà anche nell'ambito dei viaggi astrali di cui parleremo in futuro).Vi lascio a questa prima delle tante tecniche che andremo ad analizzare.
Buona sperimentazione!

Tecnica:
Ho elaborato e sperimentato varie volte questo esercizio di visualizzazione che permette di entrare in sogno consapevolmente a partire dalla veglia con buoni risultati . Il momento più adatto è quello dopo un risveglio, quando hai ancora tempo per dormire e ti senti molto rilassato . Se però vuoi provarlo prima di dormire ti consiglio di rilassarti il più possibile prima di iniziarlo , magari utilizzando il metodo del training alfagenico Quando ti senti rilassato al punto di non avvertire più il tuo corpo fisico , immagina davanti a te una scala colorata che conduce verso il basso, verso il gorgo del sonno. Di a te stesso che ti stai per avvicinare al sonno e ad un sogno consapevole . Cerca di visualizzare i gradini e di sentire la sensazione del tuo corpo che li percorre uno ad uno. Mentre posi il piede sul primo immagina di sentire una voce che dice : "Questo è un sogno, tu stai sognando".

Oppure puoi pronunciare tu le parole, mentalmente , man mano che scendi, ad ogni gradino: l'importante è non pronunciarle meccanicamente o distrattamente, ma consapevoli e attenti al significato della frase. Continua a scendere i gradini e appena ne tocchi uno col piede ripeti la frase ricordando a te stesso che stai entrando nel sonno e in un sogno lucido. Se riesci a mantenere la visualizzazione abbastanza a lungo vedrai che l'immagine della scala ad un certo punto cambierà senza che tu lo voglia : lascia andare l'immagine liberamente, ma continua a ripeterti che stai sognando : è questo il momento in cui stai entrando nel mondo dei sogni e cerca di ricordare il significato delle parole che stai pronunciando da un pò di tempo per rammentare a te stesso che sei in un sogno e sii consapevole di esserlo.

Per esperienza infatti so che la difficoltà principale risiede qui: nel mantenere la mente concentrata e attenta mentre "vai alla deriva" nel sonno e nel sogno. La visualizzazione dovrebbe aiutarti a concentrarti, ma sono soprattutto le parole che dovrebbero aiutarti a conseguire la lucidità . Se sei una persona capace di visualizzare senza difficoltà. ti consiglio una variante dell'esercizio che uso sempre : praticamente mentre scendi i gradini, oltre che pronunciare o sentire la frase "Sto sognando, questo è un sogno" , potresti immaginare di scrivere queste stesse parole su ogni gradino che scendi,magari con colori differenti e brillanti. In questo modo rinforzi grandemente la visualizzazione

Fonte:http://www.sognirisposta.it

Intervista di Enzo Biagi a Osho(12/01/1986) - (Seconda parte)

http://blog-static.excite.eu/it/blogs/solenascente/share/img/Osho%20bn.jpg

BIAGI: Come spieghi l'effetto carismatico che hai sulla gente?

OSHO: E’ molto semplice. Io non sono un politicante. Gli uomini politici esprimono in parole ciò che la gente desidera sentire. Io esprimo con le parole la mia esperienza. Senza preoccuparmene se piace o non piace a chi mi ascolta.. Quando parlo, parlo con tutto il mio cuore, senza rispettare affatto le tue reazioni. La mia è semplicità, onestà. Non cerco in nessun modo di influenzarti. Non ho affatto il desiderio di convertirti. Mi limito a condividere la mia esperienza e questo mi diverte, mi allieta. Al mondo troverai persone interessate a te solo perché vogliono convertirti. Non troverai persone che abbiano il semplice desiderio di condividere con te il loro cuore e la loro anima. Non so cosa sia il carisma, perché non ho mai incontrato nessuna personalità carismatica, nel mondo intero. Non mi interessa influenzare nessuno.. Mi rende incredibilmente felice condividere con te la mia visione. E forse la mia schiettezza, la mia verità, l'autorità che traspare dietro alle mie parole, hanno su di te un effetto carismatico. E quando parlo di 'mia autorità', questo non significa che sono una persona autoritaria. Esiste una differenza abissale che deve essere ricordata. Un uomo autoritario ha sempre un'autorità fittizia. Quando Gesù dice: "Ascoltami, perché le mie parole vengono da Dio", parla in modo autoritario. Usa il nome di Dio per rafforzare la propria autorità, Quando il papa parla, parla in nome di Gesù Cristo. E' autoritario. Io non lo sono, perché non parlo in nome di nessuno. Non ho Dio che mi sostiene, né una sacra bibbia. Parlo semplicemente per esperienza personale; e questo mi dà un'incredibile autorità.. Forse, tutte queste qualità sommate, l'autorità che si intravede dietro le mie parole, la mia esperienza, il mio desiderio di non influenzarti, la schiettezza con cui espongo la verità, la mia riconoscenza a te, che mi ascolti... non sei tu a dovermi riconoscenza. Io ti sono riconoscente, perché mi hai dato l'opportunità di alleggerirmi il cuore: è carico, come lo è una nuvola di pioggia; da qualche parte vuole riversare la sua acqua. Ha la stessa fragranza di una rosa che schiude i suoi petali: desidera una brezza che porti quanto più lontano possibile il suo profumo... per questo ti sono riconoscente. Forse è tutto questo ad averti dato l'impressione del carisma.
Altrimenti io sono un semplicissimo essere umano. Non faccio miracoli, non trasformo l'acqua in vino, perché non sono un criminale e quello è un crimine: sofisticare l'acqua! Non rivendico di essere l'unigenito figlio di Dio. Non dico che devi credere in me; al contrario, ti provoco a pensare, a dubitare, a essere scettico. Perché so che se dubiti, se ti interroghi, troverai inevitabilmente la verità che io stesso ho trovato. Solo le persone che dubitano della loro verità ti forzano a credere, ad aver fede. Perché hanno paura che, se ricerchi in prima persona, non troverai nessun riscontro di ciò che dicono. Il loro insistere sulla fede dimostra che loro stessi non sanno. Altrimenti, perché avere paura del dubbio e della ricerca? Io invito a ricercare, a indagare, perché so che qualsiasi cosa io dica esiste dentro di te, proprio come esiste in me.

BIAGI: E’ stato detto che nelle tue comuni esiste un'attività sessuale continua e frenetica.. E’ vero ? Inoltre, cos'è il sesso e cosa l'amore?

OSHO: Innanzitutto un'attività sessuale continua e frenetica non può esistere. La biologia lo vieta, non è in tuo potere: quante volte puoi fare l'amore in una notte? Sai che non può andare avanti all'infinito, esiste un limite e lo scopri molto presto. Dire che nella mia comunità esiste un'attività sessuale continua e frenetica è assurdo. In realtà accadevano attività di ogni tipo e colore e nessuno aveva tempo per attività sessuali. Certo, io non sono favorevole alla repressione, ma questo non significa che io dica alla gente di fare una vita dissoluta.
Quando dico di non reprimersi, voglio semplicemente dire: "Ascolta il corpo. Ha una sua saggezza". Quando mangi, puoi mangiare senza fermarti mai? Sai benissimo che il corpo ti invia segnali chiarissimi, ti indica senza ombra di dubbio quando ti devi fermare. E se ascolti il corpo, starai meglio in salute. Esistono due tipi di estremisti: chi digiuna e non ascolta il corpo che borbotta per la fame, e chi continua a mangiare anche quando il corpo si ribella perché è pieno. Ho saputo che in America ci sono trenta milioni di persone che stanno morendo perché non hanno cibo, né vestiti, né una casa. E lo stesso numero esatto di persone, trenta milioni, sta morendo perché mangia troppo! Di certo dobbiamo vivere in un mondo assolutamente folle. Si dovrebbe capire una cosa elementare e agire di conseguenza: sessanta milioni di persone stanno morendo a causa di un semplice malinteso. Di solito si sa quando smettere di mangiare, né si beve senza mai fermarsi: quando ti sei dissetato, smetti. Come mai il sesso dev'essere un problema?
Esiste un limite... ed è un bene che ci sia! Nella mia comune il sesso è una cosa naturale, come lo è tutto il resto. Non occorre abusarne, né reprimerlo. La Via Auréa è la via mediana.
Inoltre, mi chiedi: "Cos'è il sesso e cos'è l'amore?" Il sesso è una funzione biologica. Tutti gli animali sono esseri sessuali. Solo l'uomo ha il privilegio di avere qualcosa di più elevato: non il semplice incontro di due corpi, ma l'incontro di due anime. E questo è l'amore. L'amore può contenere in sé il sesso. Il sesso non può inglobare in sé l'amore. Il sesso è una cosa minuscola. L'amore è vasto e tremendo. Può esistere anche senza il sesso. Un rapporto d'amore non deve necessariamente implicare il sesso. Anzi, per esperienza posso dire che più ci si eleva oltre il sesso e più si inizia a gioire di una comunione spirituale con un amico, una donna, un uomo. Da quello stato di comunione il sesso sembra così distante, così vittima della biologia, se confrontato con la libertà che dà l'amore, con la crescita e l'espandersi che continua ad avere, che è possibile non desiderare più di scendere nelle valli oscure della sessualità. Ma io non impongo limiti di nessun tipo. Dico semplicemente che quando l'amore cresce in profondità, il sesso impallidisce. E quando l'amore raggiunge la sua estrema fioritura, il sesso scompare. Diventa una cosa infantile. Pensaci, mettiti in disparte e guardati fare l'amore. Resterai esterrefatto: tu che fai tutti quegli esercizi ginnici? Ti sembra stupido, idiota!
L'amore è la vera trasformazione dell'energia sessuale. Ma accade solo quando accetti il sesso come una cosa naturale. Non potrà mai verificarsi con i monaci di tutte le religioni del mondo. Sono tutte persone cui manca l'amore. Non possono amare, perché non si sono neppure addentrate nel sesso.. Hanno evitato di conoscere l'energia primaria che può essere trasformata in amore; ragion per cui, possono parlare d'amore, ma i loro discorsi non sono altro che sacrosante stronzate. Non sanno nulla dell'amore e non lo possono capire. E’ necessario fare un passo alla volta e il corpo rappresenta il primo passo. Non lo puoi ignorare, è essenziale perché ha le sue radici nell'esistenza. Ignorarlo vuol semplicemente dire suicidarsi. Ignorarlo vuol dire aprire le porte alla perversione. Per cui
tutti i monaci e tutte le suore, di tutte le religioni, sono pervertiti, per quanto riguarda il sesso. Cercheranno altre scappatoie: diventeranno omosessuali e lesbiche. E questo è disgustoso....
Le religioni hanno costretto le persone a diventare omosessuali, lesbiche, a fare l'amore con animali, ma ancora continuiamo a rispettare il celibato. Dovrebbe essere dichiarato un atto criminale. Nessuno può restare celibe, perché è contro natura. Devi imparare ad accettare la natura e tramite quell'accettazione vi è la trascendenza. Vivendo un rapporto fondato sul sesso, probabilmente, con l'intimità, si creerà qualcosa di nuovo e cioè l'amore. E mentre l'amore cresce, il sesso si ritira: è la stessa energia che trasmuta, si sposta in una forma superiore. E quando l'amore raggiunge la sua maturità, il sesso scompare. Questo è il vero celibato. Tu non fai nulla per ottenerlo. Ti viene dato in dono dalla natura. Quando affiora come dono naturale dell'esistenza, ha una sua bellezza incredibile; ma quando te lo imponi produci omosessualità, finché un giorno spunta anche l'AIDS. Proprio l'altro giorno qualcuno mi ha detto che Madre Teresa sta aprendo a New York un ospizio per malati di AIDS: "Sta compiendo una grandissima opera umanitaria, ha commentato chi me ne parlava. "Non dire assurdità," ho ribattuto, "è questa gente che ha creato l'AIDS. Se adesso apre ospedali, sanatori, non è altro che un'azione dettata dal pentimento". Non è affatto un'opera umanitaria. L'intero Vaticano dovrebbe essere trasformato in un sanatorio per malati di AIDS, visto che loro ne sono i responsabili. Io mi limito a insegnare ad accettare la tua natura e attraverso quell'accettazione accadono trasformazioni gigantesche. Ma sono spontanee, non le si deve forzare. L'amore ha una sua bellezza. Il sesso è brutto. Il sesso assomiglia alle radici di un roseto: saranno inevitabilmente brutte. L'amore è simile alle rose... ma quelle radici continuano a mandare energia alle rose ed è quell'energia che dà vita alle rose, per cui non dirò mai: "Taglia le radici, perché non sono belle!" Non tagliarle, aiutale a rafforzarsi e vedrai fiorire migliaia di rose. Allora sperimenterai ciò che io chiamo amore.

BIAGI: L'ultima domanda, qual è la tua ricetta per essere felici?

OSHO: Ogni bambino nasce felice. Ogni bambino nasce innocente e meraviglioso. Ma poi accade qualcosa e tutti quei bambini meravigliosi si perdono; la loro innocenza viene distrutta. Tutta la loro felicità si trasforma in disperazione. Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell'uomo più ricco del mondo. Qual è il suo segreto? Quel segreto è anche il mio. Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l'aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia. E’ qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro. E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa. Il segreto della felicità è tutto qui: qualsiasi cosa fai non permettere al passato di distrarre la mente e non permettere al futuro di disturbarti. Perché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora. Vivere nei ricordi, vivere nell'immaginazione significa vivere una vita non esistenziale; e vivendo fuori dall'esistenza ti sfugge cosa l'esistenza è. Sarai inevitabilmente infelice, perché per tutta la vita ti lascerai sfuggire la vita stessa. Perdi un'occasione dopo l'altra, ma la vita non ti dà due istanti contemporaneamente: te ne dà solo uno alla volta! E quell'istante può essere vissuto oppure ce lo si può lasciare sfuggire. Esistono due modi per farselo sfuggire o ci si lascia appesantire dal passato. Oppure ci si fa attrarre dal futuro... e l'istante scompare! Ci si lascia sfuggire ciò che è reale desiderando ciò che reale non è: l'infelicità umana è tutta qui. Io cerco di aiutare i miei amici a capire una cosa sola: vivi nel presente. In questo istante, ora, non esiste infelicità, né sofferenza, né angoscia.
Se ti allontani dal presente, entri in un mondo irreale... e l'irrealtà sarà inevitabilmente fonte di infelicità. La realtà è estatica e il solo modo per collegarsi al reale è non lasciarsi sfuggire il momento presente. Se conosci il gusto, se anche una sola volta hai assaporato cosa si prova a essere nel presente - a volte, mentre guardi un'alba o un tramonto, sii semplicemente presente, così potrai assaporare il gusto - ti stupirai, ma possiederai per sempre la chiave che ti introduce nel reale. Una chiave universale che può aprire tutte le porte dei misteri della vita, delle sue estasi e delle sue bellezze. Non avete bisogno di un Gesù Cristo che vi conduca in paradiso; siete in grado di essere in paradiso qui e ora. Perché il paradiso non è da qualche parte nell'alto dei cieli. E’ qui, da qualche parte! Mi ricordo di un ateo che in salotto aveva scritto la frase che riassumeva la sua filosofia: "Dio non é da nessuna parte (nowhere, in inglese, n.d.t.)". E tutti coloro che andavano a trovarlo non potevano fare a meno di vederla, ragion per cui da li partiva ogni discussione.... un giorno all'ateo nacque un figlio, che crebbe fino all'età in cui si impara a sillabare. Un giorno il bambino era seduto in braccio al padre, fu attratto dalla scritta sul muro e si mise a leggerla. Riuscì a leggere "Dio", ma "nowhere" era una parola troppo lunga. Per cui la divise in due e lesse: "Dio è qui ora", ('now here' in inglese, n.d.t.). Il padre rimase sconvolto, non aveva mai pensato a quella possibilità di lettura... si dice che la sua filosofia di ateo andasse in frantumi. Iniziò a pensare alle implicazioni di quel qui e ora. Nel qui e ora non troverai Dio, ma qualcosa di più grande: troverai un'essenza divina. Questo è il termine che designa l'esperienza suprema della beatitudine. Ricorda quelle due parole: qui e ora, e conoscerai il segreto della felicità suprema. Non è mai esistito altro segreto, né mai ne esisterà un altro. E tutto qui! Ed è semplicissimo, facilmente a portata di mano di ogni essere umano. Non occorre appartenere a una chiesa o a un'organizzazione. Non devi portare con te una sacra Bibbia, i Veda, la Gita o il Corano. Devi solo capire un po' di più la tua mente e le sue funzioni, come agisce. La mente non è mai nel presente, mentre il tempo è sempre presente; per cui la mente e il tempo non si incontrano mai. Ecco dov'è la tragedia: a ogni istante ti sfugge il treno e continuerai a perderlo per tutta la vita. Un grande mistico stava morendo. I suoi discepoli gli erano vicini e gli chiesero: "Maestro, qual è il tuo ultimo messaggio?" Il Maestro morente aprì gli occhi e indicò col dito il tetto della sua capanna. Uno scoiattolo stava giocando; tutti i discepoli guardarono verso l'alto e per un istante vi fu un silenzio assoluto. Il Maestro disse: "Questo è il messaggio di tutta la mia vita. Vivi nel momento. E’ meraviglioso ascoltare lo scoiattolo che gioca sul tetto, senza preoccuparsi di altro". E aggiunse: "Ora, posso morire" e morì col sorriso sulle labbra, il volto soffuso di beatitudine. Perfino nell'ultimo istante della vita il suo messaggio fu: sii qui e ora. Quello è anche il mio messaggio.

Fonte:http://www.gianfrancobertagni.it

Intervista di Enzo Biagi a Osho(12/01/1986) - (Prima parte)

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ENZO BIAGI: Come prima cosa vorrei chiederti qual è il tuo insegnamento.


OSHO: Io non ho nessun insegnamento. Non sono un insegnante. Non do nessuna filosofia della vita, né alcuna disciplina, né programmi da seguire. Ho un approccio alla vita ben preciso, che condivido con i miei amici. E il mio approccio inizia con una deprogrammazione. Per ciò che mi riguarda questa è la parola chiave. Essere iniziati alla mia amicizia significa essere iniziati a un processo di de-programmazione. Ogni essere umano viene programmato dalla nascita a essere cristiano, hindu, ebreo, mussulmano. Il bambino nasce innocente, ma immediatamente viene appesantito da migliaia di concetti, coi quali vive poi tutta la vita. In questo modo si vive una vita fasulla; non è autentica, non è onesta perché non ti appartiene. Non hai scoperto tu le cose che tenti di vivere... ecco perché, come prima cosa, aiuto la gente a liberarsi da tutti i suoi condizionamenti. Chi viene da me, anche se è cristiano, non lo sarà più; anche se è un hindu, non lo sarà più; anche se è mussulmano, non lo sarà più. Io mi limito a ridare a ciascuno la propria innocenza, la propria umanità, la propria purezza, la propria individualità. Il mio lavoro tende essenzialmente a distruggere i condizionamenti di quanti vengono da me. Ed è un lavoro semplicissimo, perché nessuno di quei condizionamenti ha basi logiche, nessuno si fonda sull'intelligenza. Sono tutte superstizioni, sorrette da impalcature logiche, ma quella logica è falsa. Non esiste nulla di autentico. Ad esempio, tutte le religioni si fondano sulla menzogna più grande che esista al mondo: Dio. Nessuna religione è riuscita a dimostrare in maniera logica e scientifica la sua esistenza; tuttavia, tutte continuano a inculcare in ogni bambino l'idea di Dio. E’ semplicissimo eliminarla: si deve solo far vedere a chi ti sta di fronte che si tratta di un'idea imposta. La tua intelligenza non l'ha mai accettata. Viceversa si tratta di una corruzione della tua innocenza da parte di genitori, insegnanti, preti, che con la logica ti hanno plagiato. Tutte le religioni affermano che Dio è necessario, altrimenti chi avrebbe creato l'esistenza? C'è l'esistenza, quindi ci deve essere un creatore. Senza un creatore, come può esistere la creazione? Ma poi non vanno oltre. Una persona intelligente andrebbe oltre e chiederebbe: "Ma in questo caso, chi ha creato Dio?" Se Dio esiste senza che esista un creatore, dove va a finire la vostra logica? L'esistenza ha bisogno di un creatore, ma il creatore no? Non è logico. Questo non è altro che un'ingannevole manipolazione dell'innocenza umana; un bambino non è in grado di mettersi a discutere. Si limita ad accettarla come un dato di fatto. Mi ricordo un aneddoto molto bello. All'università di Parigi insegnava un professore di filosofia un po' eccentrico, cosa non rara. Era preside della facoltà ed era sua abitudine fare affermazioni assurde, finché un giorno superò ogni limite. Iniziò la lezione dicendo: "lo sono l'uomo più importante del mondo intero".
Era troppo! Uno studente si alzò e disse: "Sei un grande filosofo, un logico eccezionale, per cui devi dimostrare logicamente ciò che hai detto". Il professore non solo era pronto, ma ne fu felice. Srotolò un planisfero e chiese: "Qual è la nazione più grande del mondo?" Tutti, ovviamente, risposero: "La Francia!" il professore rise, senza che gli studenti ne capissero il motivo. Quindi proseguì, chiedendo: "E in Francia qual è la città più sacra, la più importante?" In coro risposero: "Parigi.. E la più bella!" Di nuovo rise. Gli studenti si sentirono a disagio. Probabilmente stava guidandoli verso conclusioni logiche a loro sconosciute, che ancora non vedevano.
La domanda successiva fu: "E qual è il luogo più importante nella città più bella del mondo?" "L'università ovviamente, il tempio della saggezza", fu la risposta. Di nuovo il professore rise e chiese: "E quale facoltà è la più importante nell'università?" Gli studenti si trovarono in trappola. Riconobbero che aveva costruito un'argomentazione artificiale. Sembrava logica senza esserlo... a quel punto dovettero dire: "La nostra facoltà naturalmente". La risata finale fu fragorosa: "Ora capite perché ho detto che sono la persona più importante del mondo? Io sono il preside di questa facoltà".
Tutti gli argomenti riguardanti Dio, il paradiso, l'inferno, seguono la stessa linea. Il mio lavoro tende a distruggere la falsa struttura della logica, a quel punto le vostre fondamenta iniziano a sgretolarsi, scompaiono le vostre mitologie, lasciandovi uno spazio incontaminato, da cui sorge la vostra individualità. A quel punto non sei più parte di una folla. Il mio lavoro fondamentale è questo: renderti un individuo, non un semplice ingranaggio dei sistema, non una particella della massa. Voglio darti un'integrità, una libertà dell'anima, in modo tale che tu non sia più vittima di alcuna schiavitù, detta cristianesimo, induismo, ebraismo: per la prima volta sarai semplicemente te stesso. A quel punto entrerà in gioco la tua ricerca della verità, la tua indagine nella verità. E ricorda, tutte le risposte che ti sono state date da altri non potranno mai salvarti. Solo la tua risposta, quella che troverai con le tue mani, con la tua ricerca, potrà liberarti dall'ignoranza, dall'infelicità, dall'angoscia. Io non ho insegnamenti. Offro solo espedienti, stratagemmi. Non sono un insegnante, sono un Maestro. Gli insegnanti offrono insegnamenti, i Maestri possiedono espedienti, stratagemmi, metodologie per trasformare la gente.

BIAGI: Perché sei stato arrestato in America e poi sei stato costretto ad andartene?

OSHO: Perché Socrate fu avvelenato? Perché Gesù fu crocefisso? Perché tante volte si attentò alla vita di Buddha? A me non hanno fatto un gran male, si sono limitati ad arrestarmi senza un mandato, senza spiegarmene il motivo, senza permettermi di chiamare i miei avvocati, come era mio diritto. Non risposero alle mie domande, la sola risposta evidente erano quei dodici fucili carichi che mi erano stati puntati contro. In ogni caso, quell'esperienza mi ha divertito. Sono stati molto più gentili con me di quanto non furono con Socrate. Non mi hanno avvelenato. Sono stati molto più gentili con me di quanto non furono con Gesù. Non mi hanno crocifisso. Si sono limitati a maltrattarmi per dodici giorni spostandomi da un carcere all'altro. Di fatto è stata un'esperienza eccezionale: ho sempre desiderato visitare l'inferno, sebbene non esista. L'America mi ha concesso l'opportunità di visitarlo. Ma dopo dodici giorni, poiché non esisteva alcuna accusa contro di me, visto che non ho mai fatto del male a nessuno, non ho mai commesso crimini... il mio solo crimine è stato di aver creato una comune in cui cinquemila persone vivevano così felici e così festanti che quella felicità e quella beatitudine suscitarono la gelosia dei vicini, dei politicanti e in particolare dei cristiani. I cristiani sono venuti in Oriente e hanno convertito milioni di persone al cristianesimo. Ora, per la prima volta, qualcuno sottraeva migliaia di cristiani al loro gregge, senza che loro potessero fare qualcosa... Inoltre, la gente convertita in Oriente non era istruita, erano sempre gli analfabeti, i poveri, mai gli strati più elevati della società. In Oriente i cristiani hanno convertito mendicanti, aborigeni, tribù primitive, orfani, gente che stava morendo di fame per le strade. Mai sono riusciti a convertire un solo intellettuale, una sola persona intelligente, in tutto l'Oriente! Ovviamente si sentirono tremendamente offesi, perché io non convertivo mendicanti, orfani, bensì le loro menti migliori, convertivo solo l'intelligentzia. E non la convertivo a un'altra religione: sarebbe facile toglierti di mano un giocattolo per dartene uno nuovo. Tutti sono felici di avere un giocattolo nuovo. Quello vecchio era ormai sporco, consumato, andava in pezzi, è stato usato da un'infinità di persone per secoli... è molto più bello trovarsi in mano un giocattolo nuovo. Ma io non convertivo questa gente a un'altra religione: mi sono limitato a deprogrammarla... Dunque, sono stati i cristiani alle spalle dei politici a spingerli perché venissi scacciato dagli Stati Uniti. Questa è la prova di quanto sia povera la teologia cristiana, altrimenti sarebbero usciti allo scoperto: io ero pronto a discutere su tutto ciò che volevano. La mia espulsione dagli Stati Uniti dimostra quanto sia povera di argomenti la teologia cristiana. Se avessero avuto coraggio, mi avrebbero invitato a una discussione pubblica. Sapevano, purtroppo di non avere argomenti validi a loro sostegno. Per cui misero in atto un piano criminale per arrivare a espellermi. Ma tutto questo non mi fermerà. Ovunque sarò, continuerò ad attuare il mio metodo. Non possono espellermi da questo pianeta! La mia espulsione non è altro che un segno di sconfitta del cristianesimo, della grande potenza, gli Stati Uniti d'America: non riuscirono a trattare con un individuo, che da solo, senza appoggio di eserciti, si era posto loro davanti, con il solo scopo di proporre un modo nuovo di guardare le cose. Hanno preferito restare ciechi. Ma è l'esperienza di tutta la mia vita: io vendo candele in una città di ciechi! Non è colpa loro se sono in collera con me. E’ un mio errore, ma sono impotente, non posso fare altro: lo commetto e continuerò a commetterlo fino a quando esalerò l'ultimo respiro.

BIAGI. Come avete fatto tu e la tua comune a diventare tanto ricchi?

OSHO: Io non ho fatto nulla per arricchirne. Solo chi è ricco è attratto da me; perché solo le persone intelligenti sono attirate da me. Devi capire che esiste una gerarchia di valori.
Non chiedi mai: "Come mai un povero non è attirato dai dipinti di Picasso?" né chiedi: "Come mai un mendicante non si interessa alla musica di Mozart?" Tuttavia si continua a chiedere come mai solo i ricchi, persone colte, intelligenti, istruite, sono attratte da me. La religione è il lusso supremo. Ovviamente, ne saranno attratte solo le persone che se lo possono permettere. Non si adatta al povero, il povero non ha bisogno di religione. E in nome della religione al povero sono stati dati solo oppio e consolazioni. In nome della religione al povero è stato dato qualcosa di falso, un surrogato. Al povero, che sta morendo di inedia, che è malato, stanco, non si addice la vera religione. Non gli è possibile interessarsi ai voli della consapevolezza. Vuole qualcosa da mangiare, vuole una casa, degli abiti. Fa freddo, è nudo e tu gli parli di meditazione e di consapevolezza? Gli vai a parlare di come conseguire le vette supreme dell'essere? E’ semplicemente assurdo! Quindi, non è vero che la mia gente si è industriata per arricchirsi.. In realtà chiunque venga a me è già ricco. E per quello che viene da me: la religione ha inizio solo quando sei stufo della tua ricchezza, quando possiedi tutto ciò che il denaro ti può dare e tuttavia ti ritrovi vuoto. Hai tutto ciò che puoi possedere, tuttavia scopri che ti manca qualcosa che il denaro non è in grado di darti, per cui devi cercare altre strade. Quando il denaro ti ha dato tutto, quando tocchi il fondo delle sue capacità, il gioco finisce: presto inizi a esserne annoiato e stanco. A quel punto o ti suicidi, oppure inizi una ricerca che ti può condurre a un uomo come me. Io attraggo i ricchi e non fornisco nessun oppio a chi viene da me, ragion per cui il mio stile di vita non si addice al povero.

Fonte:http://www.gianfrancobertagni.it