A proposito di bene e male (testo di Ouspensky)(Parte Seconda)


Un altro importantissimo problema da considerare è l'idea di bene e di male, in questo sistema, perché generalmente le idee della gente su questo argomento sono assai confuse ed è necessario che stabiliate da voi stessi come comprenderle. Dal punto di vista del sistema ci sono due cose soltanto che possono essere confrontate e viste nell'uomo: la manifestazione delle leggi meccaniche e la manifestazione della consape­volezza. Se volete trovare esempi di ciò che potete chiamare bene o male, per arrivare ad un certo standard, vedrete immediatamente che quanto noi chiamiamo male è sempre meccanico, non può mai essere consapevole; e ciò che chiamiamo bene è sempre consapevole, non può essere meccanico. Ci vorrà molto tempo prima di scorgere la ragione di ciò, in quanto queste idee di meccanico e di consapevole sono con­fuse nella nostra mente. Non le descriviamo mai nella maníera giusta, questo è quindi il prossimo punto che voi dovete considerare e stu­diare.

Inoltre, nei riguardi del problema di bene e male, dobbiamo cercare di comprendere le posizioni relative di morale e coscienza. Cos'è morale e cos'è coscienza? Possiamo dire prima di tutto che la morale non è costante. È diversa in paesi diversi, in secoli diversi, in diverse decadi, in diverse classi, con gente di diversa educazione, e così via. Ciò che può essere morale nel Caucaso può essere immorale in Europa. Per esempio, in alcuni paesi la vendetta di sangue è cosa moralissima; se un uomo rifiutasse di uccidere qualcuno che ha ucciso un suo lontano zio, sarebbe considerato ímmoralissimo. In Europa invece nessuno la penserebbe così; in realtà la maggioranza delle persone considererebbe che per un uomo è profondamente immorale uccidere chiunque, persino un parente di qualcuno che ha ucciso suo zio. Perciò la morale è sempre differente, cambia sempre. La coscienza invece non cambia mai. La coscienza è un tipo di comprensione emotiva della verità in determinate relazioni definite, generalmente in rapporto al comportamento, alla gente, e così via. Essa è sempre la stessa; non può mutare e non può differire in una nazione o nell'altra, in un paese o nell'altro, in una persona o nell'altra.

Cercate di collegare nella vostra mentre quanto ho detto circa lo studio di bene e male, meccanicítà e consapevolezza, morale e coscienza, e poi ponetevi la domanda: " L possibile il male conscio ». Ciò richierà studio e osservazione, ma dal punto di vista del sistema esiste un principio ben preciso che il male conscio è impossibile; la meccanicità deve essere inconscia.

D. L'idea del male che deve essere sempre inconscio è piuttosto diffìcile da comprendere. Ce la potetie spiegare un po' più diffusamente?

R. Ho detto, prima di tutto cercate,dí trovare da voi ciò che chiamate male, non mediante definizioni ma mediante esempi. Quando avrete un certo numero di esempi, doni andatevi: Potrebbero questi essere consci? Possono cose cattive esser fatte consciamente?". In seguito vedrete che possono esser fatte soltanto inconsciamente. Un'altra risposta è che tutto quanto chiamate male può accadere meccanicamente, e accade sempre ‑meccanicamente, perciò non ha bisogno di consapevolezza.

Ho detto che voi dovreste studiare le idee di questo sistema prin­cipalmente in relazione all'evoluzione dell'uomo, e ho spiegato che per evoluzione dobbiamo intendere un processo cosmico e sforzi consci, continui e connessi. Non esiste evoluzione meccanica come è qualche volta intesa. L'evoluzione, se è possibile, può essere soltanto conscia e il principio dell'evoluzione è sempre l'evoluzione della consapevolezza, non può essere l'evoluzione di niente altro. Se la consapevolezza comin­cia ad evolversi, anche altre cose cominciano a crescere e ad evolversi.

Se la consapevolezza rimane allo stesso livello, ogni altra cosa rimane allo stesso livello.

Ci sono varie cose che è importante comprendere fin dal principio per quanto riguarda l'evoluzione. Prima, che in una grandissima quantità di uomini 1, 2 e 3, soltanto pochissimi possono divenire n. 5, 6 e 7, o addirittura cominciare. Ciò deve essere ben compreso, perché se cominciamo a pensare che ognuno si può evolvere, cessiamo di comprendere le condizioni necessarie per il principio dell’evoluzione come ve le ho descritte nell’esempio dell’evasione di prigione.

INTENZIONE di PACE: Un ESPERIMENTO Globale


Roger Nelson, progettatore del Global Consciousness Project e membro del nostro gruppo scientifico, ha analizzato l'effetto del nostro Esperimento sull'Intenzione di Pace, applicato ai generatori di un evento casuale, esperimento da lui condotto in modo continuativo in tutto il mondo. (A questo proposito vedi >>>anche)

Numerose analisi rivelano che le macchine REG (Random Event Generator) erano influenzate da una meditazione di 40 minuti avvenuta durante gli otto giorni del nostro Esperimento sull'Intenzione di Pace, e tali cambiamenti erano simili a quelli verificatisi nei momenti di meditazione di massa nelle aree in cui si tenta di ridurre la violenza.

Analizzando i dati dell'intera settimana, Nelson e i suoi collaboratori riscontrarono un modello giornaliero coerente. Gli aumenti nell'ordine dei risultati REG erano simili ai cambiamenti stabiliti dal nostro protocollo, durante i 20 minuti di preparazione, o “Powering Up”, di osservazione del target dello Sri Lanka, e successivamente ai 10 minuti dell'effettivo invio dell'intenzione. Nonostante le macchine mostrassero un cambiamento già nella fase di Powering Up, quando i nostri partecipanti erano pronti, l'effetto fu più impressionante proprio nei 10 minuti dell'esperimento, mentre inviavamo l'intenzione.

“In particolare, la forte inclinazione dei dati nei 10 minuti di meditazione sembra uguale a quella osservata nell'esame degli stessi durante le Meditazioni Trascendentali dei meditatori di livello avanzato” scrive il Dottor Nelson. “Questi esperimenti del tipo “calmanti sociali” erano infatti serviti da modello per l'esperimento sull'intenzione di pace”.

Come alcuni potranno ricordare, l'Esperimento sull'Intenzione di Pace nacque al tempo dai numerosi studi sulla MT (Meditazione Trascendentale). Questi dimostrarono che quando una massa critica di patedipanti all'esperimento medita regolarmente in un'area, l'indice dei reati o dei conflitti armati diminuisce.

Ma gli studi sulla MT esaminano semplicemente l'effetto di pratiche calmanti di “attenzione” come la meditazione trascendentale, appunto. Il nostro esperimento si è spinto un po' oltre esaminando cosa accade quando un grande gruppo manda un'intenzione di cambiamento estremamente chiara.

Come funziona il Global Consciousness Project(Progetto di Coscienza Globale):

Un REG, costruito per esaminare l'effetto della mente sulla macchina, rappresenta l'equivalente elettronico del XXI secolo del lancio di una moneta.

Il risultato di queste macchine (l'equivalente computerizzato di “testa o croce”) è controllato da una frequenza casuale alternata di impulsi positivi e negativi. Dato che la loro attività è del tutto casuale, le macchine producono “teste” e “croci” quasi la metà delle volte, secondo le leggi di probabilità.

Nelson ha messo a punto un programma computerizzato e centralizzato, per far si che i REG localizzati in 60 posti su tutto il globo, e funzionanti ininterrottamente, producano continuamente una corrente di bit casuali di dati in un immenso hub centrale attraverso Internet.

Nelson e i suoi collaboratori studiano periodicamente questi flussi di corrente confrontandoli con le maggiori e più recenti notizie, cercando di stabilire ogni sorta di connessione statistica. Metodi e analisi standardizzate mostrarono ogni manifestazione di ordine - un momento in cui il risultato della macchina mostrava meno casualità del solito - e se il tempo generato corrispondeva a quello di un evento mondiale più importante.

Fino a oggi i risultati sono stati messi a confronto con centinaia di eventi più o meno recenti, tra cui la morte della Principessa del Galles, la tragedia dell'11 settembre, le reazioni alla guerra in Iraq e al presidente Bush. Ogni volta che qualcuno mostrava reazioni di grande gioia o spavento di fronte a un evento importante, anche le macchine sembravano reagire. Inoltre, il grado di “ordine” nel risultato della macchina sembrava incontrare l'intensità emotiva degli eventi, soprattutto quelli tragici: maggiore era l'orrore, maggiore l'ordine.

Perché questo risultato è così importante.

Nelson ci avverte che un singolo studio come questo produce solo un effetto statistico minimo, quindi conosceremo veramente la “prova” scientifica di un effetto solo se ripeteremo questo genere di studio ancora molte volte. "Tuttavia, il fatto che durante lo studio abbiamo rilevato un effetto tutti i giorni, dimostrando un impeto di cambiamento proprio durante il periodo di 10 minuti del vero esperimento - afferma Nelson - evidenzia una 'prova importante dell'effetto di consapevolezza e sensibilità della rete del GCP a un livello imprevedibilmente dettagliato”.

Puoi >>>partecipare anche tu alla nostra valutazione dell'Esperimento sull'Intenzione di Pace

Ora che è trascorso tempo a sufficienza per analizzare il vero effetto delle nostre intenzioni e raccogliere la testimonianza scientifica finale, ci serve anche la tua energia.

Abbiamo bisogno di sapere se e come avete partecipato, le vostre difficoltà, e cosa vi è accaduto a livello personale durante e dopo l'esperimento.

Per esempio, avete sperimentato la pace nella vita?

Abbiamo organizzato per voi una semplice indagine on-line. Il questionario non richiede dati personali, come nome, cognome o indirizzo, ma dettagli sulla vostra esperienza circa l'Esperimento di Pace e le sue conseguenze. Ogni informazione da voi fornita sarà usata solo nell'ambito di articoli scientifici, o come parte delle mie relazioni personali sull'esperimento, su queste e-news, e altrove.
Niente del materiale usato vi identificherà personalmente.

Dedicateci cinque minuti. Il vostro aiuto fornirà dati preziosi sull'esperimento e offrirà suggerimenti sul modo di migliorare il nostro sistema per i futuri Esperimenti sull'Intenzione.

Grazie in anticipo per aver trovato un minuto per partecipare all'indagine cliccando qui.

Fonte:Scienza e Conoscenza

Meditare senza pensare


La maggiore difficoltà quando si comincia a praticare qualsiasi tipo di meditazione è la frenetica attività della mente. Non appena ci si siede a occhi chiusi i pensieri prendono il sopravvento…

Quando cominciamo a meditare ci accorgiamo di vivere immersi in una corrente ininterrotta di pensieri, che si presentano indipendentemente dalla nostra volontà, uno dopo l’altro, in rapida successione.
All’inizio della pratica della meditazione seduta, l’attività dei pensieri distrae continuamente l’attenzione dal compito primario che ci siamo proposti e cioè l’osservazione del respiro.

Per dare continuità e impulso alla meditazione dovremo continuare a ricordarci di ritornare al respiro, quali che siano i pensieri che hanno assorbito la mente in quegli istanti. I pensieri si susseguono nella nostra mente per lo più al di sotto della soglia della consapevolezza, fino al momento in cui, improvvisamente, ci accorgiamo che non stiamo più osservando il respiro e non sappiamo nemmeno da quanto tempo.

A quel punto ti dici:”Va bene ora torno ad osservare il respiro e lascio andare i pensieri che ho in questo momento, qualsiasi essi siano”.

Cerchiamo di trattare i pensieri come dotati dello stesso valore, indipendentemente dal loro contenuto, semplicemente come eventi che si presentano nel campo della nostra consapevolezza, tenendo presente che lasciarli andare non significa reprimerli.

Può essere molto liberatorio renderti conto che i tuoi pensieri sono semplicemente pensieri e non sono ‘te’, né tantomeno la realtà: per esempio, se pensi di dover fare certe cose durante la giornata e non lo riconosci semplicemente come un pensiero, crei con ciò una realtà che ti può opprimere, costringendoti a fare tutte quelle cose.

Il solo fatto di riconoscere i tuoi pensieri come tali, ti libera dalla realtà distorta che possono creare e ti consente di gestire la tua vita con maggiore fluidità.

Questa liberazione dalla tirannia della mente pensante nasce spontaneamente dalla pratica della meditazione, mano a mano che la mente è meno identificata con il contenuto dei pensieri aumenta la sua capacità di concentrazione e calma. Ogni volta che riconosciamo un pensiero come tale e ritorniamo all’osservazione del respiro rafforziamo la consapevolezza e impariamo a conoscerci e ad accettarci di più, non come vorremmo essere, ma proprio così come siamo.

(Giancarlo Giovannini - tratto da Lista Sadhana - Yahoo )

Fonte:Pomodorozen.com

Il Re Sole, dietro la Maschera di Ferro


Il 19 novembre del 1703, a Parigi, viene annunciata la morte di quello che sarebbe divenuto il più celebre fra i detenuti della Bastiglia. Sto parlando del “prisonnier au masque de fer”, il prigioniero dalla maschera di ferro. Un uomo di cui non si conosceva né il motivo di detenzione, né il vero nome, benché venne poi sepolto come Philippe Marchiali…
I fatti storici: «il 4 settembre 1687, durante il regno di Luigi XIV, una gazzetta manoscritta, informava i suoi lettori che un ufficiale, M. de Saint-Mars, aveva condotto “per ordine del re”, un prigioniero di stato al forte dell’isola di Sainte-Marguerite, in Provenza. “Nessuno sa chi sia; è vietato dire il suo nome e vi é l'ordine di ucciderlo se l’avesse pronunciato; costui era chiuso in una portantina e portava una maschera d’acciaio sul viso, e tutto quel che abbiamo potuto sapere da Saint-Mars è che questo prigioniero era da molti anni a Pignerol, e che la gente lo credeva morto mentre non lo era”.
Dopodiché, il 29 settembre 1698, un’altra gazzetta annunciava che “M. de Saint-Mars, che era governatore delle isole di Saint-Honorat e di Sainte-Marguerite, è arrivato qui da qualche giorno per prendere possesso del governo della Bastiglia, di cui è stato incaricato da Sua Maestà”.
Il 3 ottobre, la stessa gazzetta aggiungeva che “M. de Saint-Mars ha preso possesso del governo della Bastiglia, dove ha fatto mettere un prigioniero che aveva con sé, e ne ha lasciato un altro a Pierre-en-Cise, passando a Lyon”
» (da wikipedia.fr, TdA).

Gli storici sostengono che in realtà la maschera di ferro fosse utilizzata soltanto durante le trasferte del prigioniero, per evidenti motivi igienici e sanitari. In alcuni resoconti dell’epoca si parla addirittura di una maschera di tessuto nero… che la leggenda popolare avrebbe ingigantito, fino a renderla d’acciaio.
Sempre nella realtà storica, l’uomo dalla maschera di ferro fu probabilmente un nobile, detenuto per motivi ignoti, e forse tenuto prigioniero invece che giustiziato poiché caro alla famiglia reale. Le ipotesi e le identità proposte sono molte.

Certo è che da questi pochi elementi storici, la letteratura (a partire dal Settecento) e il cinema (ai giorni nostri) hanno tratto lo spunto per una mole impressionante di opere, spesso di grande valore artistico e culturale. Almeno nove romanzi, due drammi teatrali e non meno di cinque pellicole cinematografiche sono stati dedicati o si sono ispirati, negli ultimi tre secoli, alla vicenda del misterioso prigioniero.
Ma le opere forse più significative in assoluto, almeno per quel che riguarda l’importanza della loro paternità, sono il romanzo “Le Vicomte de Bragelonne” (1848-1850), di Alexandre Dumas, e la piece incompiuta “Les Jumeaux” (scritta nel 1839 ma pubblicata postuma soltanto nel 1933), di Victor Hugo. Senza dimenticare la splendida pellicola “The Man in the Iron Mask” (1998), lungometraggio firmato Randall Wallace.

In queste opere, l’ignoto prigioniero diventa nientemeno che il fratello gemello di Luigi XIV (Re Sole), e per meglio dire il legittimo erede al trono, vittima di un piano politico che mirava a far incoronare il fratello. In certe versioni del racconto (quelle che fra l'altro hanno riscosso maggiore successo), è addirittura il fratello prigioniero che, una volta ripristinato in trono, passerà alla storia come Re Sole.
Ora, quel che vorrei evidenziare e portare alla vostra attenzione in questa sede, è come in queste opere (ed in particolare, a mio modo di vedere, ne “Les Jumeaux”), il fatto storico sia stato trasfigurato, come spesso è accaduto in passato, in racconto simbolico o “fiaba esoterica”.
Hugo e Dumas, forse i maggiori scrittori della loro epoca, non erano certo estranei a conoscenze di tipo ermetico. Lo dimostra, ad esempio, il libro “Il Conte di Montecristo, favola alchemica e massonica vendetta”, di C. Miccinelli e C. Animato, o le allusioni di Hugo alle conoscenze criptiche celate nella Cattedrale di Notre-Dame de Paris.

Se entrambi i romanzieri erano a conoscenza di verità e dottrine esoteriche, tuttavia, come dicevo, è in particolare Hugo a portare il simbolismo dell’homme au masque de fer ad un livello più elevato, proprio in ragione della maggiore trasfigurazione che ne dà rispetto all’evento storico. Infatti, mentre in Dumas i toni del racconto rimangono legati al mondo aristocratico, e la prigionia del gemello di Luigi appare piuttosto come un elegante “isolamento”; in Hugo il prigioniero è detenuto in condizioni quasi disumane, vivendo nella desolazione e nell’oscurità di un carcere idealizzato tanto da renderlo l’archetipo stesso della captivitas. Questo è solo uno dei tanti esempi, ma per una visione più ampia e approfondita delle differenze che separano i due racconti, rimando all’ottima analisi di Julie Anselmini, “Le Masque de Fer, de Hugo à Dumas”.

Quel che mi interessa in questa sede è mostrare la grande rilevanza filosofica dei simboli messi in gioco da “Les Jumeaux”. A partire dai gemelli stessi.

«Infatti la riflessione sulla gemellarita' e' consustanziale alla nostra vita materiale ed immateriale, biologica e psicologica. Sui gemelli, vi e' spesso nelle famiglie un mito: uno e' assennato, l'altro ha un temperamento artistico. Non e' invece affatto un mito che noi abbiamo un simile paio di gemelli nella testa. Piu' precisamente, le due metà del nostro cervello che non costituiscono affatto un apparentemente inutile doppione ma sono- come oggi sappiamo- due veri e propri cervelli con funzioni differenti. Un po' piu' concretamente di come l'aveva inteso Goethe , il medico anatomista Wigan stabili' nel 1844 che non nel nostro petto, bensi' nella nostra testa abbiamo due anime. - Credo di poter dimostrare che, in primo luogo, ogni cerebro rappresenta di per se un organo integrale di pensiero,ed in secondo luogo che procedimenti di pensiero e riflessioni separati e diversi possono avere luogo contemporaneamente nelle due metà del cervello-. Ma tutto nell'universo e' doppio. Il mondo visibile ed invisibile;e''doppio il nostro corpo, la nostra anima. Infatti Freud inventando l'inconscio ha inventato il nostro doppio. Ed allora quello dei gemelli e' un tema cosmico un tema su cui si potrebbe fondare una metafisica cioe' una riflessione sull'essenza della realtà. Non a caso questo tema e' ripreso nelle tradizioni mitologiche dei gemelli divini : da quella egizia con Shu e Tefnet dio dell'aria e dio dell'acqua, Geb e Nut, dio della terra e dea del cielo, Iside e Neftis chiamati i due gemelli, a quella greco romana, con Apollo ed Artemide rappresentazione del sole e della luna e Castore e Polluce i Dioscuri, ed ebraica, con Caino ed Abele che secondo alcune versioni sarebbero gemelli. Cio' che ci offre pero' una immagine plastica e metaforica dell'essenza del reale e va al cuore dell' ontologia stessa del nostro essere e' la configurazione strutturale del nostro cervello con l'emisfero destro e quello sinistro ed il corpo calloso che come una misteriosa e soffice galleria li collega. L'emisfero sinistro il luogo della razionalità, dell'analisi, della logica, del particolare. Quello destro capace di cogliere l'insieme, esperto nella registrazione delle sensazioni, delle immagini, abile nello sguardo simbolico. Qual e' il senso di questa differenza, qual e' la ragione del loro collegamento e come e perche' il cervello e' la metafora della realtà? Lo ha scoperto Georg Wilhelm Friedrich Hegel che con la sua dialettica degli opposti, ( tesi, antitesi e sintesi ) si e' calato nei recessi insondabili della realtà per comprenderne le infinite contraddizioni. La tesi indica la cosa in se', la sintesi indica cio' che la cosa sarà alla fine del processo, l'antitesi esprime la fase intermedia di passaggio, caratterizzata dalla negazione. Perche' questo? Perche' la negazione e' la chiave del mutamento! Senza un momento negativo di opposizione, non potrebbe esserci alcuna trasformazione. C' e' un gemellaggio biologico, la cui dialettica e' carnale e muta, quella dei due emisferi cerebrali, ed un gemellaggio antropologico e psicologico, in cui la dialettica e' tra il mondo della coscienza ed il mondo infero, il mondo dell'Ego ed il mondo del Se'. Il mondo della scienza, quello della luce apollinea, della perfezione formale corrispondono all'emisfero sinistro; il mondo infero, della magmaticità e contraddittorietà delle sensazioni, dei notturni mondi onirici all'emisfero destro. Cosa succede quando manca dialettica fra questi mondi, cosa accade quando ciascuno di essi si lascia possedere da istanze imperialistiche tanto da voler escludere il gemello? E' di scena la patologia , il disagio, il conformismo, il delirio, la follia. Nel caso in cui c'e' dialogo riluce quella sintesi che chiamiamo creatività e genialità: soprattutto perche' in questo caso il mondo dell'emisfero destro e quello infero contengono la cifra segreta di ogni individuo, piantata all'inizio dei tempi da mani misteriose, che compare quando, con l'emisfero sinistro ed il mondo dionisiaco, quello della coscienza instaura un fitto dialogo per evocarla. Ed e' cosi' che si fronteggiano da una parte i concetti del mondo che ha tentato di forgiarci e dall'altro le smentite del nostro essere che riaffiorando in questo processo dialettico che rimodella noi per farci rimodellare il mondo» (dal comunicato stampa della mostra “I Gemelli”, tenutasi a Taranto dal 18 maggio al 20 giugno del 2008).

La riflessione insita ne “Les Jumeaux” ci induce inoltre a considerare il rapporto fra i due Sé gemelli in cui è diviso il nostro spirito, ovvero l’Ego inferiore e l’Ego superiore (o Super-Io).


«Herman Hesse, nel suo libro Siddartha, paragona l'uomo ad una goccia d'acqua del mare che, in questo caso, rappresenta Dio. Ogni goccia, fintanto che resta nell'oceano, fa parte del tutto e non possiede una coscienza separata con cui affermare "Io sono un goccia e come me ne esistono altre".
Solo quando l'acqua evapora ed il vapore si condensa, appaiono le gocce separate. Ognuna di esse, volendo, può darsi un nome e proclamare "Io sono N...". Così accade per lo Spirito dell'uomo che si è separato dal Fuoco Divino diventandone una scintilla (detta Monade o Jiva) che è scesa ad abitare nel Mondo Monadico.
La Monade, fintanto che resta nel Mondo monadico, non può avere una coscienza individuale, perché in tale Mondo ogni parte condivide la coscienza universale del Tutto.
Pertanto la Monade, pur restando nel suo Mondo, scende con una parte di sé nei Mondi spirituale, intuitivo e mentale superiore. Quando arriva a ricoprirsi con la sostanza del Mondo mentale superiore, possiede finalmente un involucro abbastanza denso da consentirle di sentirsi isolata e distinta.
La Monade, così individualizzata, costituisce la parte immortale ed immateriale dell'uomo. E' il Maestro interiore di ognuno di noi, chiamato anche Ego, Sé superiore, Anima, Angelo solare, Cristo interiore.
La Filosofia esoterica insegna che vi sono due Ego:
1. L'Ego superiore, che ha una coscienza universale e tende al benessere di tutte le cose; non è toccato dall'egoismo e, pur essendo isolato, si sente parte integrante del Tutto.
2. L'Ego inferiore, generalmente chiamato "Io" o "personalità", che è tendenzialmente egoista e pesantemente influenzato dai desideri e passioni del Mondo astrale
» (da Mario Rizzi, “La luce dell’Anima, lettera nr.17”).

È proprio questa distinzione a celarsi nella simbologia dei Gemelli, di cui uno, autentico erede al trono, è prigioniero nelle tenebre dell’inconscio, e l’altro, finto re, siede sul trono della coscienza. Questo scenario viene tuttavia invertito, nel racconto, con la liberazione della Maschera di ferro dal carcere e la sua sostituzione al sovrano. Sarà infatti il prigioniero liberato, e non il re illegittimo, a diventare il Re Sole. Considerando che Sole equivale ad Oro, la metafora alchemica è abbastanza palese: l’uomo “di ferro” diventa il “Re Sole”, in altre parole viene liberato dal suo aspetto grezzo e sublimato nel metallo dei Saggi. Si è compiuta una trasmutazione di tipo mistico: si é liberato l'oro dal piombo, il Re Sole dalla Maschera di Ferro...

A proposito di bene e male(testo di Ouspensky)(Parte1)


Cercherò di darvi alcuni esempi di come dovrebbe cominciare lo studio di noi stessi. Abbiamo già parlato del mentire e io ho dato una possibile definizione della psicologia come studio del mentire. Quindi una delle prime cose, e tra le più importanti per voi da osservare, è il mentire. Le nostre illusioni, convinzioni errate, punti di vista sbagliati e così via sono molto simili al mentire. Tutte queste debbono essere studiate perché, finché non cominciamo a comprendere le nostre illusioni, non potremo mai vedere la verità. In ogni cosa dobbiamo fin dal principio separare le nostre illusioni dai fatti. Soltanto allora sarà possibile vedere se possiamo realmente apprendere qualcosa di nuovo.

Una delle più importanti e più difficili illusioni da debellare è la nostra convinzione di poter 'fare'. Cercate di comprendere ciò che questo significa. Noi pensiamo di fare un piano, di decidere, di cominciare e finire ciò che ci pare, ma il sistema spiega che l'uomo 1, 2 e 3 non può 'fare', non può far nulla, ogni cosa gli accade. Ciò può parer strano, particolarmente ora che ognuno pensa di poter far qualcosa. Ma, poco a poco, comprenderete come parecchie cose che siamo abituati a dire sull'uomo in generale potrebbero essere vere soltanto se dette sull'uomo di livello superiore e che non si applicano all'uomo del nostro basso livello. Se dite che l'uomo può 'fare', ciò sarebbe giusto nei riguardi dell'uomo n. 7 o n. 6. Persino l'uomo n. 5 può fare qualcosa in confronto a noi, ma noi non possiamo far nulla. Potreste dire anche chepensate che l'uomo ha consapevolezza. Ciò sarebbe giusto in relazione all'uomo n. 5 ' 6 o 7, cominciando dal n. 5; e se voi diceste che l'uomo ha coscienza, ciò sarebbe giusto in relazione all'uomo n. 4, ma non in relazione all'uomo n. 1, 2 e 3. Dobbiamo cominciare a distinguere a quale categoria di uomo si riferiscono le cose, perché alcune cose sono giuste in relazione ad una categoria ma errate in relazione ad un'altra.

È importantissimo comprendere che l'uomo non può 'fare' perché questa è la base della nostra visione di noi stessi, e persino quando diveniamo delusi di noi stessi pensiamo che altre persone possano 'fare'. Non possiamo accettare completamente e pienamente che le cose accadano meccanicamente e che nessuno gli dia una spinta. Da principio è difficile vedere ciò su grande scala, ma lo vedrete prestissimo in voi stessi. Nello studio di voi stessi, se cercate di fare determinate cose che generalmente non fate, per esempio se cercate di ricordare voi stessi, se cercate di essere consci di voi stessi, allora vedrete prestissimo se potete

'fare' qualcosa o no. E, nella maggioranza dei casi, vi accorge­rete di non poterla fare.

D. Se non possiamo far nulla di noi stessi come uomini 1, 2 e 3, dob­biamo rivolgerci a quálche potere esterno per essere consci?

R. Non esistono poteri esterni cui possiamo rivolgerci perché siamo meccanicí. Non possiamo far nulla, ma esistono differenze nel fare e l'osservazione di voi ve lo mostrerà; per esempio, possiamo dar prova di una certa resistenza. Possiamo avere qualche desiderio, qualche ten­denza, ma possiamo opporle resistenza e possiamo continuare a resi­ste e ogni giorno. In cose di piccolissima importanza abbiamo scelta, cosi, sebbene non possiamo 'fare' tra virgolette, ci sono parecchie pic­cole cose che ora possiamo fare. Per esempio, possiamo cercare di essere consci di noi stessí. Certamente non lo possiamo fare per lungo tempo.

Ma ci proviamo o. no? Questo è il problema, Osservando queste nostre diverse azioni vediamo che, come principio generale, anche se l'uomo 1, 2 e 3 non può 'fare' nulla, se è interessato in qualcosa, se comincia a desiderare qualcosa più delle cose comuni, allora egli non sta sempre allo stesso livello e può scegliere momenti in cui può cominciare a fare in un senso assai elementare.

Continua...


svegliamoli

Un tenace strato conservava la tenuta stagna del cranio in una verginità tale, che neanche il più fine pulviscolo lo poteva contaminare penetrandovi.

Ancora mi sovviene alla memoria di quella “intuizione”che si manifestava con cicli quasi equinoziali, rari.

Quando veniva manifestata suscitava solo ilarità e sorrisi… e allora ancora chiusura…

Solo lo scorrere delle stagioni ha vinto lo strato di protezione indebolendolo… il quale si è sgretolato solo, quando fisicamente ho picchiato la testa!!

Tutto è apparso più chiaro, il coraggio e la consapevolezza di esistere si manifestarono rendendomi conscio della precedente fase!!

Questa nuova mi accompagna da tempo fiero di procedere.

Mi guardo attorno e vedo esseri umani in divisa, la più strana che vedo è quella con macchie di leopardo, indumenti che l’uomo usa per andare a caccia di altri uomini.

Ci sono ragazzi che ancora non hanno avuto la chiarezza di scegliere…

E con la promessa di un lavoro sono diventati mercenari.

Tutto per una bella auto e una casa.

L’immagine del mercenario nell’immaginario collettivo è distorta…

Solo perché si guarda indietro ai tempi dell’impero romano o nel futuro di cybercop, ti fa pensare di essere nel giusto!!

Vedere questi ragazzi che si privano della loro “nudità” per seguire i suggerimenti di altri meno ragazzi che all’interno della divisa si sono calcificati innesca un turbine vorticoso molto potente.

Proviamo a spogliarli…

Ascoltiamo il corpo...


Oggi parliamo di una tecnica meditativa che ha lo scopo di eliminare l'impulsività (che è conseguenza delle emozioni negative), senza reprimerla, ovviamente, perchè non c'è cosa peggiore che la repressione. Ma ovviamente non si può nemmeno esprimerla, perchè anche esprimerla è negativo: reprimere l'impulsività o una emozione è negativo per se stessi, e esprimerle è negativo per gli altri; nel primo caso feriremo noi stessi e nel secondo caso feriremo gli altri; oltre il fatto che dopo averle espresse ci sentiremo in colpa verso l'altro.
Ma c'è una terza via che non è repressione nè espressione dell'emozione negativa o dell'impulsività: la trascendenza.
La meditazione è trascendenza delle emozioni negative e quindi dell'impulsività e a quel punto non danneggeremo nessuno.
Ma passiamo alla tecnica per trascendere le emozioni negative che danno avvio all'impulsività.

Meditare vuol dire: "ascoltare" con il corpo

Ogni giorno ci troviamo ad affrontare situazioni che ci causano malumore e che non ci fanno vivere serenamente la nostra vita quotidiana. Ogni piccolo momento passato nell'ansia, nel nervosismo, nell'arrabbiatura ecc., si ripercuote negativamente sulla nostra salute.
Ma basta poco per incidere negativamente sulla salute, anche se non ce ne rendiamo conto, presi come siamo da tanti impegni. Anche perché di motivi per arrabbiarsi ogni giorno la vita ce ne offre tanti; l'automobilista indisciplinato, le persone scortesi, un collega antipatico, la fila per pagare le bollette, il vicino di casa che non rispetta le regole condominiali, la suocera, ecc. ecc.

Non sappiamo però, che il malcontento che queste situazioni generano in noi, dipendono da come noi le affrontiamo.
Un vecchio proverbio cinese (credo), dice in sintesi "che noi non possiamo cambiare il mondo se prima non cambiamo noi stessi." In altre parole se il nostro approccio col mondo esterno cambia, cambia il mondo esterno.

Cosa vuol dire "ascoltare con il corpo".

Generalmente, quando ascoltiamo una persona, la nostra attenzione è focalizzata su quella persona, e noi siamo completamente dimentichi di noi stessi. Noi non siamo presenti. E' come quando in una casa manca il padrone: gli invasori hanno campo libero.

Ora immaginiamo che questi invasori siano nel nostro caso, la rabbia, l'ansia, l'irritazione, il turbamento, e tutte quelle emozioni negative che cerchiamo con tutte le nostre forze di controllare ogni volta, ma che sistematicamente ci sopraffanno, lasciandoci sempre amareggiati, oppure se per caso le reprimiamo, ci danneggiamo comunque, e prima o poi esploderanno con ancora più forza, minando la nostra salute e quella degli altri. Ascoltare con il corpo allora, significa essere presenti, e se noi (il padrone) siamo presenti, gli invasori (emozioni negative) avranno vita dura.......diciamo anzi che non possono proprio convivere.

Quando siamo costretti a interagire con una persona che ci provoca quelle emozioni negative, cerchiamo di percepire il nostro corpo, la nostra presenza. Per prova, lo potremmo fare davanti alla televisione con quei personaggi che ci sono antipatici.
Noi ascoltiamo quel personaggio e subito sentiamo una sensazione sgradevole; la nostra mente immediatamente avrà dato il suo giudizio negativo. Allora cominciamo ad ascoltare, percependo contemporaneamente il nostro corpo, la nostra presenza.
Quindi, ascoltando mentre si è consapevoli di se stessi.

Quando siamo presenti noi, l'emozione negativa scompare. Non sto dicendo che improvvisamente la persona antipatica ci apparirà simpatica, ma non sarà presente l'elemento di disturbo, la cui presenza ci farebbe interloquire in maniera negativa con quella persona. In altre parole, l'approccio con l'altro non sarà più influenzato dal nostro atteggiamento negativo, perché non ci sarà l'emozione negativa che lo provocherebbe.
E non saremo preda delle emozioni negative e quindi nemmeno dell'impulsività che ne segue.

Fonte:Cosenascoste.com

Cosa è la consapevolezza


Ci sono mille modi per definire la Consapevolezza, quello stato di meditazione che l’uomo cerca di rincorrere da sempre per far cessare la sua infelicità.
E ci sono mille modi per definirla perché essa non può essere definita e per poter sapere di cosa si tratta la si deve sperimentare.
Ma allora perché definirla? Perché perdere tempo in una impresa già fallimentare in partenza?
Perché in qualche modo si cerca di dare delle indicazioni come in un gioco in cui, grazie a degli indizi, bisogna trovare un oggetto nascosto. Ecco, potremmo dire che la Consapevolezza è un oggetto nascosto e le definizioni sono gli indizi per poterlo trovare. E’ una caccia al tesoro, in definitiva, perché trovare la Consapevolezza è come trovare un tesoro, e anzi, molto più di un tesoro. Perché un tesoro, per quanto grande sia, prima o poi finisce, mentre la Consapevolezza non finirà mai, perché essa è l’Esistenza e come può finire l’Esistenza?
Può finire il mondo materiale, fisico, perché esso può essere distrutto, ma l’Esistenza non può finire perché essa non è fisica, non è materiale e ciò che non è materiale è eterno.
E allora cominciamo col dare una prima definizione: la Consapevolezza è immateriale e per tanto è eterna.
E da questo punto di vista la Consapevolezza può essere paragonata allo Spirito, perché anche esso è eterno; e infatti per me Consapevolezza e Spirito sono la stessa cosa, solo che lo Spirito ha i connotati del divino, mentre la Consapevolezza è di matrice non divina; il primo appartiene ai soli credenti mentre la seconda a tutti.
Essere Consapevoli vuol dire anche essere nel tempo presente, perché solo il presente è eterno ed è l’unica dimensione che Esiste; passato e futuro in realtà non Esistono perché essi sono solo nella mente e tutto ciò che è nella mente non Esiste.
Come avrete notato ho scritto la parola Esiste, maiuscolo, e questo per mettere in risalto che per esistenza intendo qualcosa che E’ in questo momento, e solo nel presente le cose Sono; l’albero E’ in questo preciso istante, e questo istante è il presente che appena pronunciato già non Esiste più.
E allora quando dico che il presente Esiste e il passato e il futuro non esistono, voglio dire che il presente è tangibile, osservabile, udibile, gustabile, odorabile; ma la stessa cosa non può essere detto del passato e del futuro, perché essi non possono essere percepiti coi 5 sensi, e possono essere “visti” solo con la mente. E quando si “vede” con la mente, dove per vedere con la mente intendo il pensare, si è o nel passato o nel futuro: il primo non Esiste più e il secondo ancora non Esiste.
Ciò che Esiste, ciò che ha esistenza, è solo il tempo presente e allora, un’altra definizione di Consapevolezza può essere il vivere nel presente, quel piccolo spazio tra passato e futuro al di fuori del tempo. Talmente piccolo che non può definirsi spazio e che in realtà è un punto, perché lo spazio richiama automaticamente il tempo, mentre il presente è al di fuori del tempo perché è eterno.

Fonte:Cosenascoste.com

Sulla meditazione...



Apriamo questo 2009 con la conoscenza e l'approfondimento della MEDITAZIONE.
Il termine meditazione (dal latino meditatio, riflessione) indica in generale la pratica di concentrazione su uno o più oggetti, immagini, pensieri (o talvolta su nessun oggetto) a scopo religioso, spirituale, filosofico o semplicemente di miglioramento delle condizioni psicofisiche.
"È uno stato della coscienza che può essere ottenuto mediante l'indirizzamento volontario della nostra attenzione verso un determinato oggetto (meditazione riflessiva) o mediante la completa assenza di pensieri (meditazione recettiva).La meditazione recettiva ha come scopo l'assenza di pensieri e permette alla di raggiungere un livello di "consapevolezza senza pensieri". È un tipo di meditazione tipica di numerose filosofie e religioni orientali.Nella meditazione riflessiva l'oggetto della meditazione può essere qualsiasi cosa. In genere nella pratica vengono utilizzate visualizzazioni di oggetti fisici oppure semplicemente oggetti che riguardano il mondo interiore come emozioni o qualità, oppure immagini o testi sacri. Questo tipo di meditazione è più vicina alla cultura occidentale."
(Fonte:Wikipedia.it)

Questa è la definizione(credo esauriente) della Meditazione.Ma ora passiamo alla pratica:
Pubblicherò adesso la prima tecnica fondamentale(o primaria) per fare una buona meditazione per chi è alle prime armi:

1)Siediti comodo. Un posto tranquillo e' consigliato, ma non necessario.
2)Chiudi gli occhi. Respira naturalmente. Siediti per circa un minuto prima di iniziare a pensare al mantra per permettere al tuo cuore e respiro di rallentare.
3)Con dolcezza porta la tua attenzione sul tuo respiro e inizia a pensare al mantra, senza sforzarti. Lascialo venire, non forzarlo. Pensa "am" quando inspiri e "sa" quando espiri. Lasciati andare in questo.
4)Permetti ai tuoi pensieri e emozioni di venire e andarsene con distacco. Non provare a controllarle in alcun modo. Notali solo, e quando scopri che non stai piu' ripetendo il mantra, ricomincia a ripeterlo con dolcezza. Non provare a forzarti a pensare al mantra sino all'esclusione di tutti gli altri pensieri. Potresti provare un profondo stato di rilassamento. Medita in questo modo per 20 minuti (per i bambini un po' meno).
5)Quando hai fatto, prenditi un minuto per ritornare lentamente allo stato di attenzione naturale. Non sforzarti ad aprire gli occhi o alzarti dopo la meditazione. Alzarti troppo in fretta dopo lo stato di profondo rilassamento che risulta spesso dalla meditazione non fa bene al tuo cuore. Nota: va bene dare un'occhiata a un orologio. **Non usare un orologio con suoneria.**

Fonte:Etanali.it

Se volete condividere le vostre prime impressioni o esperienze con questa tecnica,potete farlo nei commenti.Grazie e Buon 2009.