sulla via dei Filosofi Ermetici (V parte)
Anche la fantasia necessita un lavoro
di progressiva affinazione.
Quando essa trae origine dall’io,
le sue mete riguardano l’accrescimento del sé,
i suoi prodotti riguardano la sfera personale,
e presto si trasformano nel dramma
dell’impotenza di trasformare l’immaginazione
in realtà.
Quando la fantasia, al contrario, nasce dall’alto,
la sua meta è la creatività pura,
il suo prodotto è l’arte,
e presto si trasforma nella capacità di arricchire
la realtà con immaginazione.
A tutti noi è dato il senso critico
come il martello al carpentiere.
Usato con delicatezza, costruisce.
Usato senza delicatezza, distrugge.
I chiodi, sono i giudizi che diamo.
Il senso critico è come la fune
per l’equilibrista.
Se ci si affretta,
o ci si mette troppa enfasi,
è facilissimo perdere l’equilibrio.
Criticare gli altri è giusto,
criticare noi stessi è necessario.
Tuttavia, per criticare è necessario
saper apprezzare. Ma quanti,
tra coloro che criticano,
sanno anche apprezzare?
Saper apprezzare,
e con ciò intendo non soltanto
apprezzare ciò che tutti apprezzano,
ma anche e soprattutto,
quelle cose che pochi o nessuno
sanno apprezzare;
è ciò che rende fertile
il cuore e l’anima di un uomo.
L’incapacità di apprezzare,
da sola,
può portare la più completa
aridità e desolazione
nell’animo di una persona.
La capacità di apprezzare,
di cogliere il valore di una cosa
dall’apparenza misera e insignificante,
è un tesoro sepolto molto in profondità
tra le capacità dell’animo umano.
Bisogna scavare molto e con impegno,
per trovarla e imparare a praticarla.
Che grande cosa
riuscire a criticare apprezzando!
Significa: gioire dell’aver colto
il valore imprescindibile di una cosa,
la sua preziosa unicità,
e, ciononostante,
intuire come potrebbe essere
ulteriormente migliorata!
L’uomo critica o apprezza
tutto ciò che percepisce attraverso i sensi.
Un’opera d’arte, un profumo, uno spettacolo,
un piatto, un discorso, ma soprattutto le altre persone.
Questa è soltanto una lunga strada per prepararci
a guardare ciò che abbiamo dentro e non passa
attraverso i nostri sensi.
Quando inizieremo a giudicare noi stessi,
criticandoci e apprezzandoci,
come fossimo un’opera d’arte, un profumo, uno spettacolo,
un piatto, un discorso, o un’altra persona,
destineremo molti meno giudizi
a quel che accade all’esterno…
Così come un genitore non può essere
né troppo severo né troppo permissivo
nei confronti dei suoi figli,
così attraverso critica e apprezzamento di sé,
ogni uomo dovrà poco a poco,
diventare genitore e figlio di sé stesso.
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