Preferisco pensare all'ego come ad un'ipotesi di lavoro indispensabile per affrontare la vita. Non-io, non-ego, è rendersi conto che l'io, l'ego, non c'è mai stato. Tutto ciò che percepivamo era solo una modalità di rapporto e confronto dettata dalla dura legge di sopravvivenza in attesa di una consapevolezza tale da riuscire ad espandere la propria visione oltre i limiti dell'ignoranza.
Ovviamente l'ego non va demonizzato, è indispensabile. Il punto è questo: l'ego non è un'entità a se stante, di per sé non esiste. Si tratta semplicemente di una parte della mente che tenta di prendere il sopravvento sul resto. Realizzare l'unità, lo Yoga, significa divenire armonici senza lasciarsi sopraffare.
Pertanto non v'è nulla da bypassare, bensì comprendere la propria attuale, eventuale frammentazione e ricondursi a se stessi ... come agli altri, forse a te piace dire Dio, va bene lo stesso, è solo questione di termini.
Esiste un momento preciso in cui cui si verifica una svolta che possa chiamarsi risveglio e comporti l'estinzione delle limitazioni dell'io? Ti faccio notare che ho scritto "estinzione delle limitazioni dell'io" e non semplice estinzione dell'io. Le limitazioni dell'io sono gli appigli, le identificazioni abnormi, quell'insieme che poi ci condiziona.
Purtroppo la comprensione meramente intellettuale di questi concetti alimenta solo una falsa idea dell'io che s'illude di aver capito. Personalmente penso che non ci sia nulla da comprendere tranne il gioco mentale stesso con cui interpretiamo la realtà.
Quindi non si tratta di negare la mente o l'io, ma d'intenderne i giochi. E quando abbiamo compreso questo gioco della mente che consiste nell'illuderci di aver fatto progressi, ma che nella sostanza è solo un abile tentativo di procrastinare all'infinito se stessa, ovvero il chiacchiericcio che l'aiuta ad illudersi di essere viva e di riuscire a controllare la propria esistenza, quando l'abbiamo compreso ... potrebbe dimostrarsi relativamente semplice fermarsi ... e consentire il silenzio, come il libero flusso di un torrente di montagna. Il tramestio concitato della quotidianità diventa lontano. Lo viviamo ancora, ma senza subirlo. Ci appartiene ancora, ma non ne siamo prigionieri.
Epilogo
Una confidenza. Certe figure carismatiche mi affascinano. Il loro ego è così abnorme che non riesco a comprendere donde tragga origine, cos'è che lo nutre e infine, dove mai sfocerà. Forse schematizzano il contrario di ciò che sono stato, di come vorrei essere e non sarò mai ... infatti se riuscissi a volgermi indietro andando avanti ... suppongo ci troverei uno sconosciuto, un bel signor nessuno.
13-07-09 - nick.salius
Fonte:Meditare.it
2 commenti:
Bel post. Grazie.
A mio avviso l'ego è la somma di ciò che abbiamo acquisito nel nostro cammino terrestre in termini di abitudini, comportamenti, emozioni e pensieri.
Ci serve per interagire con il mondo... è indispensabile. Ma deve essere trasceso affinchè noi capiamo di non essere "di questo mondo"... e che c'è ben di più... oltre i limiti della personalità, oltre i limiti di Matrix. ;)
mi associo a Doc, l'ego non deve comandare ma servire... una volta ridimensionato l'ego, ciò che rimane è la pura espressione del sé! un caro saluto
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