Una vicenda di moderna censura


La vicenda che riporto si è svolta alcuni anni fa, e più precisamente nei mesi subito successivi alla messa in onda, sulla TSI (Televisione della Svizzera Italiana) di una serie di documentari di Werner Weick dedicati allo Gnosticismo, nel dicembre del 2005. La prima lettera che cito è quella con la quale il Vescovo di Lugano, Pier Giacomo Grampa, denigrò questi documentari e con essi tutto il patrimonio storico, culturale e religioso costituito dallo Gnosticismo. La seconda lettera, invece, da me firmata, rappresentò il tentativo di difendere il lavoro di Weick da un lato, e il valore della filosofia gnostica dall’altro. Ebbene, questa lettera non venne mai pubblicata (pur essendo stata inviata alle principali testate giornalistiche ticinesi) con la motivazione ufficiale che il mio scritto era troppo lungo per le pagine della “posta dei lettori”. Motivazione evidentemente falsa (i lettori di tali giornali si saranno più volte imbattuti in lettere ben più prolisse), che serviva a nascondere le motivazioni autentiche di questo rifiuto: la lettera “osava”, e con toni sicuramente più irriverenti di quelli che i media ticinesi usano rivolgere ai membri della Curia, scagliarsi contro i concetti espressi da chi di fatto “guida” l’opinione dei suddetti media… in altre parole, concedetemi l’espressione, si trattò di censura bella e buona.

Se oggi sfrutto la libertà di pensiero concessa dal web per riportare a galla la questione, non è certo per riesumare polemiche ormai spente, ma per dare a tutti voi la possibilità di vedere con i vostri occhi quale sia il livello di libertà d’espressione concesso oggi dai media e come la censura e l’inquisizione non siano mai morte, ma abbiano semplicemente cambiato volto e nome. Se un tempo lo Gnosticismo poteva essere combattuto con il pugno di ferro delle crociate, oggi può essere osteggiato attraverso un uso sapiente e perverso dei mezzi di comunicazione…

 

Un Filo d’Oro “falso”

Di Pier Giacomo Grampa, Vescovo di Lugano

 

Hanno suscitato allarmismo, preoccupazione e in talune persone anche sdegno, le trasmissioni che in preparazione al Natale la nostra televisione ha pensato bene di offrire alla nostra gente col suggestivo titolo di “Filo d’Oro – Le fonti dissepolte”, senza precisare a sufficienza che si tratta di fonti inquinate e fantasiose, con le quali si erano già confrontate le prime comunità cristiane. Si è voluto portare a conoscenza del grande pubblico tematiche obsolete e stravaganti, frutto di menti inquiete e bizzarre, gettando apprensione e confusione nella gente, che chiede al Vescovo una parola di chiarificazione. Senza entrare nel merito dei filmati, ricordo che per fenomeno gnostico si intende un indirizzo di pensiero religioso nel quale confluivano Ebraismo, Cristianesimo e Platonismo, che mirava a condurre l’uomo alla salvezza mistica consistente in una conoscenza (gnosi) divina, identificata con l’intimità stessa con la divinità. Si trattava di una somma di errori che disperdeva e vanificava i dati storici dell’evento cristiano.

Già San Paolo lottò contro le teorie gnostiche presenti fra i Cristiani delle Chiese da lui fondate, come possiamo dedurre dai seguenti passaggi tratti dalla Lettera agli Efesini. “Tra loro vivemmo noi tutti un tempo, presi dai desideri carnali, assecondando gli stimoli della carne e i suoi istinti ed eravamo, per naturale disposizione, oggetto d’ira come tutti gli altri” (2,3).

“A me, il più piccolo di tutti i santi, è stata concessa questa grazia di evangelizzare ai gentili l’inscrutabile ricchezza del Cristo e che tutto Dio, creatore dell’universo, ha tenuto in sé nascosto nei secoli passati per svelare ora ai principi e alle autorità celesti, mediante la Chiesa, la multiforme sapienza divina, secondo il disegno eterno che ha formulato nel Cristo Gesù, nostro Signore, nel quale, mediante la fede in lui, abbiamo libertà di parola e fiducioso accesso” (3,8-11).

Con un auspicio: “… riusciate ad afferrare insieme a tutti i santi, la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” (3,18). Riprende questa problematica nella “Lettera ai Colossesi”: “Badate che nessuno vi faccia sua preda con la ‘filosofia’, questo fatuo inganno che si ispira alle tradizioni umane, agli elementi del mondo e non a Cristo…” (2,8).

L’Apostolo si scontra spesso con i suoi avversari gnostici, come rileviamo da questi passaggi della “Seconda Lettera ai Corinzi”, in cui denuncia coloro che predicano un Vangelo diverso: “Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o si tratta di ricevere uno Spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro Vangelo che non avete ancora sentito, voi sareste capaci di accettarlo” (11,4), affermando che: “Questi tali sono falsi aspostoli, maneggiatori fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo” (11,13).

Nelle lettere pastorali si parla di coloro che si sono dedicati a false verbosità: “Proprio per aver deviato da queste cose, alcuni si sono perduti in fatue verbosità” (1 Timoteo 1,6). Si precisa che sono ingannatori e ingannati: “I malvagi invece e gli impostori faranno sempre maggiori progressi nel male, ingannando gli altri e venendo ingannati a loro volta” (2 Timoteo 3,13). Si sottolinea che “… hanno deviato dalla verità dicendo che la resurrezione è già avvenuta e sconvolgono in tal modo la fede di certuni” (2 Timoteo 2,18). Si precisa che il loro pensiero si esprime mediante favole, miti e genealogie interminabili: “… e dall’attendere a favole e a genealogie interminabili, le quali servono piuttosto a far nascere discussioni che a favorire l’economia divina della salvezza basata sulla fede” (1 Timoteo 1,4).

Chiaro è poi l’invito dell’Apostolo: “Rigetta però le favole profane, cose da vecchierelle. Allenati piuttosto alla pietà…” (1 Timoteo 4,7), mentre è altrettanto fermo il rimprovero verso coloro che “… e storneranno l’udito dalla verità per volgersi alle favole” (2 Timoteo 4,4).

Anche San Giovanni combatte questa battaglia dicendo degli Gnostici: “sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se infatti fossero stati dei nostri sarebbero rimasti con noi; ma doveva essere manifestato che tutti essi non sono dei nostri” (1 Giovanni 2,19).

Non ritengo di aggiungere altro. A riportare serenità e fiducia credo siano più che sufficienti le autorevoli parole di Paolo e di Giovanni. Il resto sono chiacchere e fantasie. Un oro falso.

 

Grampa e il Filo d’Oro

di Sebastiano B. Brocchi

 

Scrivo in riferimento alla critica mossa dal Vescovo Pier Giacomo Grampa ai documentari di Werner Weick della serie “Il Filo d’Oro” intitolati “Le fonti dissepolte” (dedicati ai Vangeli cosiddetti “Apocrifi”), che la TSI ha mandato in onda poco prima di Natale. Premetto che, personalmente, ritengo questi documentari uno dei migliori prodotti culturali trasmessi dall’emittente di Comano negli ultimi tempi (al di là delle opinioni che si possono avere sullo spinoso argomento trattato).

Ma veniamo alla critica del Vescovo, apparsa sul “Giornale del Popolo”. Uno scritto, quello di Pier Giacomo Grampa, a dir poco allucinante, per chiunque abbia un minimo di informazione storica, esegetica e letteraria sullo Gnosticimo e sulle altre tematiche toccate dall’abile teleobiettivo di Weick.

Ma non sono l’ignoranza o la superficialità a colpire e a ferire la sensibilità di chi a questo tema è addentro, quanto piuttosto la scioltezza con la quale il Vescovo si lancia nell’impresa di definire i prodotti della filosofia gnostica come “tematiche obsolete e stravaganti (…) frutto di menti inquiete e bizzarre”, oltre all’immancabile (e a lungo andare stancante) corredo di giudizi lapidari che caratterizza i comunicati della Chiesa.

Parole pesanti, accettabili forse se pronunciate da un Bernardo di Guy o da un Simone di Montfort nell’epoca dello sterminio dei Catari, ma non se a scriverle è il rappresentante di una comunità cristiana dei tempi moderni. Grampa procede poi con l’esposizione di una serie di citazioni neotestamentarie fortemente pretestuose e alterate nella loro semantica originaria; il tutto per dimostrare che la saggezza dei manoscritti di Nag Hammadi sarebbe nient’altro che un’accozzaglia di “errori che disperdeva e vanificava i dati storici dell’evento cristiano”.

Prima di tutto il Vescovo dimentica di specificare quali sarebbero questi “dati storici” contraddetti dallo Gnosticismo (dato che non esiste alcuna prova archeologica e cronistica che avvalori la storicità di un tale evento). In secondo luogo, consiglio a Sua Magnificenza di controllare meglio i riferimenti a frasi evangeliche prima di farne un utilizzo improprio nel tentativo di suggellare le sue tesi estremiste e conservatrici.

Es.: vedere nelle parole di “Efesini” (2,3) un riferimento alla presunta lotta di San Paolo contro le teorie gnostiche è un’impresa notevole, poiché, semmai, esse sembrerebbero avvalorare l’idea opposta. Il passo loda la liberazione dall’asservimento all’apparenza esteriore, alla materia e al dominio delle passioni (una lode, quindi, tipicamente gnostica).

Quell’enigmatico “tra loro vivevamo noi tutti”, non si riferisce certo ai Cristiani Gnostici, come pretende il Monsignore: al contrario essi designano gli uomini “dormienti” (esotericamente parlando), gli “schiavi”, per così dire, della caverna platonica (il che viene ben spiegato nei versetti successivi di “Efesini”, volutamente tralasciati da Grampa).

Parimenti, la citazione dai “Colossesi” (2,8), non si riferisce certo alla filosofia iniziatica gnostica, bensì ai sofismi e alle dispute farisaiche (problema che, in un differente contesto storico e geografico, veniva già segnalato da Socrate, il quale si scagliò a più riprese contro l’uso distorto della dialettica nelle piazze ateniesi).

E ancora, citando il cap.11 vers.4 della medesima lettera paolina, Grampa sembra dimenticare che nei primi secoli non esisteva una Chiesa “Cattolica” su cui basare l’ortodossia della dottrina, dottrina che, a onor del vero, andava sviluppandosi soprattutto in ambiente gnostico (ambiente che, forse a giusta ragione, rivendicava l’autentica paternità del messaggio evangelico).

Ma il fondo viene toccato con l’iperbole conclusiva: persino San Giovanni, secondo il parere del Vescovo, sarebbe contrario al credo delle comunità cristiane gnostiche. Proprio quel San Giovanni che, fra i quattro (presunti) autori dei Vangeli Canonici, si fa maggiore portavoce della filosofia del Logos …

1 commento:

Giulia Svanascini ha detto...

Sono disgustata dalla lettera del Monsignor Grampa, perché in fondo giudica matto chi ha un pensiero diverso dal suo, e perché pretende non solo di possedere la verità assoluta(che si sa, non esiste!) ma anche d'imporla! È (la lettera) ignoranza e dittatura di pensiero.