TESTIMONE ASSOLUTO E CONSAPEVOLEZZA INTEGRALE(Parte 1)


Testimone Assoluto e testimone relativo

Il Testimone Assoluto è Dio, la Reale Identità. Da Lui traggono espressione i testimoni relativi, gli individui.

Sempre privo di esperienza, il Testimone Assoluto rende possibile ogni percezione. Precede il testimone relativo, non in termini di tempospazio, ma di sua assenza. In quanto Senzatempo, è l’Origine del tempo.

Il testimone relativo è invece temporale, è portatore del proprio tempospazio, che inizia e termina con lui. Il principio universale testimone relativo perdura manifestandosi come ogni individuo, ma in quanto singola espressione permane come una vita soltanto.

Precedendolo, il Testimone Assoluto testimonia il testimone relativo (da ora in avanti semplicemente testimone oppure individuo), che a sua volta Lo testimonia in modo perlomeno triplice:

- come Sua manifestazione è la “prova indiretta” del Suo Sussistere;

- maturando spiritualmente, diviene consapevole di Lui;

- una volta Divenuto del tutto, è per l’umanità la prova lucente dell’Esistenza Assoluta definita Dio.

Testimoniare diretto e indiretto

Il testimoniare diretto

Il testimoniare diretto è l’esperienza che l’esserci ha di sé, integralmente o parzialmente, per esempio delle esperienze di sé definite: corpo fisico, aria, acqua, casa, universo, tempo-spazio, sensazioni, emozioni, pensieri, vibrazioni-energie…

L’esserci è il campo esperienziale dell’individuo, la totalità delle sue esperienze in un dato momento, ma anche nel suo complesso, dal concepimento alla morte. Inizia con la percezione primaria di esserci, senza la quale non ci può essere altra esperienza. Termina, da una parte, con l’esperienza di esserci, dall’altra con l’orizzonte ultimo della percezione.

L’esserci è sempre conscio di sé, testimonia sempre se stesso, anche senza constatare intellettualmente la propria esistenza: nella sua essenza precede il pensiero io sono, io esisto. Essere consci del proprio esserci, in senso più ampio della propria esistenza individuale, è il testimoniare primario, che andrebbe utilizzato anche per consapevolizzare la propria Esistenza Assoluta, la Reale Identità. Alla propria base, l’esserci è sempre Pace-Amore-pura Conoscenza, esente da pensieri. La Conoscenza è la reazione all’Amore, che è la risposta alla Pace della pura percezione di esserci. L’esserci non può sperimentare la totalità dell’individuo, ma soltanto se stesso. Il segmento dell’individuo che avviene nell’ambito dell’Attimo presente non è sperimentabile. Le esperienze iniziano con il presente, conseguente all’Attimo presente.

Il testimoniare diretto è:

- totale, quando l’esserci fa esperienza integrale di sé come Vuoto mentale, Pace. Libero dall’identità immaginata, si conosce da una prospettiva globale caratterizzata dall’Amore. Il testimoniare totale è dell’individuo libero dall’identificazione con l’individualità e con il manifesto. L’esserci privo di stati diversi dall’Amore e di pensieri, sperimenta compiutamente il proprio essere Vuoto colmo di Pace. Si tratta della pura Conoscenza di essere applicata all’intero campo esperienziale. L’esserci realizza questo stato, quando le sue vibrazioni sono pienamente armonizzate con quelle del Vuoto esperienziale su cui si basa, cioè con la vibrazione dell’Amore.

- parziale, quando è consapevole soltanto di parti di se stesso, perché condizionato dall’identità immaginata, a causa della quale invece di una prospettiva conoscitiva globale, c’è un punto di osservazione ristretto (conoscitore limitato relativo al segmento di identità immaginata che sta predominando in quel momento), che può essere consapevole soltanto di alcuni segmenti dell’esserci, immaginandoli separati (percezione frammentata) tra loro e da lui stesso, che immagina di essere il fulcro dell’attività conoscitiva.

Nel testimoniare diretto, la sperimentazione e la conoscenza dell’oggetto coincidono. Il conoscitore percepisce l’oggetto che conosce, perché fa parte della stessa percezione. Percepire il mondo è una definizione approssimativa, basata sull’idea errata che il mondo percepito sia esteriore, mentre è interiore perché appare nella percezione. Non esiste la percezione del mondo, ma una percezione definita mondo. Non esiste la separazione “conoscitore”-conosciuto, sono ambedue aspetti della conoscenza in essere, che è un modo di definire l’esserci. Ognuno fa esperienza del proprio mondo in se stesso.

Il testimoniare indiretto

L’individuo, più precisamente l’esserci, può essere consapevole di altri aspetti della Totalità, ma può sperimentare soltanto parti di sé. Il testimoniare indiretto concerne proprio la sua conoscenza riguardo a elementi che lui non è: altri individui, Coscienza Originale, Reale Identità… Nel testimoniare indiretto, la sperimentazione e la conoscenza dell’oggetto non coincidono. L’individuo non fa esperienza dell’elemento che conosce, ma ha conoscenza riguardo al suo esistere.

Per esempio:

- si può essere consapevoli delle emozioni e idee altrui, non percepirle. La percezione di emozioni e di idee definite come altrui, è la produzione di impressioni che si formano in noi, anche come conseguenza dell’influsso di emozioni e idee prodotte da altri. Si tratta di un modo di percepirsi del nostro campo esperienziale, che elabora se stesso condizionato da specifici processi altrui.

- la percezione “del” corpo fisico altrui non è una sperimentazione dello stesso, ma un’elaborazione che avviene in noi, relativa ai processi corpo fisico altrui. Il corpo altrui non si può toccare, vedere… Come tutte le percezioni, la visione e il tatto sono esperienze interiori, non ci possono essere esperienze esteriori.

Il testimoniare indiretto dei processi altrui è una capacità innata, che va migliorata maturando la capacità di Amare, per conoscere senza proiettare. Quella relativa alla Coscienza e alla Reale Identità, non è invece innata e per maturarla bisogna consapevolizzare Ciò che precede l’individuo, cioè Ciò che si è Precedentemente all’individuo.

Qualità del testimoniare

La qualità del Testimone Assoluto è sempre Assoluta; questo è chiaramente soltanto un concetto riguardo a Ciò che precede ogni definizione.

La qualità del testimoniare dipende, invece, in generale dalla maturità spirituale dell’individuo, mentre nello specifico dalla sua capacità di testimoniare (osservare) particolari processi (circostanze, avvenimenti, emozioni, pensieri…).

Per esempio, qualcuno può testimoniare qualitativamente i processi riguardanti il lavoro, che chiaramente appaiono in lui, mentre non riesce a osservare come dovuto la percezione rapporto con i genitori. Altri possono testimoniare con qualità i processi concernenti il rapporto di coppia, non quelli relativi al rapporto con il fratello.

Di solito, è più facile maturare l’osservazione qualitativa in un campo piuttosto che in un altro. La qualità in un ambito specifico dipende primariamente da quanto sono stati trasformati in Amore, i processi relativi alla sfera in questione: lavoro, famiglia, rapporto di coppia, tempo libero… L’avvicinamento alla massima qualità del testimoniare in ogni aspetto della vita, è un indicatore chiaro che si sta divenendo veramente.

L’ambito più qualitativo di testimonianza è l’Alternanza tra l’Estinzione e la Consapevolezza integrale.

La Consapevolezza integrale è Amare (Vuoto mentale, testimoniare totale) nobilitato dal Discernimento del Reale (Reale Identità) dall’irReale (Manifestazione). La Consapevolezza integrale può essere definita anche testimonianza integrale. Durante l’Estinzione il testimoniare cessa temporaneamente, ma l’Estinzione matura la conoscenza illuminata riguardo al Testimone Assoluto.

Qualità del “conoscitore” e del conosciuto

La qualità della testimonianza può essere definita anche in base alla qualità del “conoscitore”, del conosciuto e del loro rapporto.

La maturazione della capacità di testimoniare porta: 1) a consapevolizzare l’unità del “conoscitore” e del conosciuto, 2) a maturare l’eguaglianza dei due, a far emergere la pura conoscenza di essere, e 3) alla temporanea Estinzione della conoscenza in essere. Questa è anche la mappa essenziale del percorso spirituale. L’aumento della frequenza e della durata di questi tre stati (1. percezione unitaria, 2. eguaglianza e 3. Estinzione) rappresenta la sostanza del progresso spirituale. Ignorare ciò, è uno dei motivi fondamentali per cui molti cercano tanto senza scoprire nulla di veramente essenziale.

Il testimoniare non caratterizzato dalla percezione unitaria, immagina il “conoscitore” separato dall’atto conoscitivo e da ciò che conosce, mentre la percezione unitaria sperimenta, giustamente, la loro unità. Va specificato che conoscere l’unità del campo esperienziale significa sperimentarla, essendola, mentre conoscere l’unità della Totalità significa esserne consapevoli, non sperimentarla.

Quando il “conoscitore” e il conosciuto sono dissimili, il campo esperienziale di cui fanno parte, “si muove e si sussegue nel tempo”, nel senso che è uno svolgersi di avvenimenti che vengono percepiti come se fossero in movimento dal passato verso il futuro.

Quando il “conoscitore” e il conosciuto sono eguali, il testimoniare è “immobile”, non c’è più l’abbaglio che il tempo scorra veramente dal passato verso il futuro, c’è la Presenza integrale ora-qui.

Un altro indicatore della qualità della testimonianza, è il grado di (non) attaccamento a se stessa, specificatamente l’attaccamento al corpo fisico, alle emozioni, ai pensieri, ma anche all’Amore, quale esperienza primaria, quindi illusione.

Fonte:http://www.andreapangos.it/advaita_vedanta_testimone_assoluto.html

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