TESTIMONE ASSOLUTO E CONSAPEVOLEZZA INTEGRALE(Parte 3-ultima parte)



Testimoniare il tempo-spazio

Affermare la verità il tempospazio è in me, può sembrare irrazionale. Invece, è irragionevole affermare mi trovo nel tempospazio, perché è un’affermazione basata sull’errata identificazione con il corpo. La logica comune è molto spesso irrazionale, ma sembra razionalità perché esprime credenze comuni assimilate in modo dogmatico, figlie del non aver riflettuto sufficientemente a fondo sulla loro (non) veridicità.

Ognuno testimonia il proprio tempospazio, perché appare sempre in noi stessi, ma percependolo in modo illuminante si può maturare la comprensione che:

- come Assoluto Si è l’Origine del tempospazio.

- siccome il tempo e lo spazio sono percepiti dal nostro campo esperienziale in lui stesso:

• non ci troviamo nel tempospazio, che, invece, è in noi;

• come individui siamo anche il tempo-spazio;

• il tempospazio è individuale, nel senso che ogni individuo ha il proprio tempospazio, che viene a essere con il suo concepimento e scompare definitivamente con la sua morte. Non si viene al mondo, è il mondo a venire a essere con noi nel momento della fecondazione, la quale è un “vero e proprio” Big Bang, l’inizio di un nuovo universo individuale. Maturare la conoscenza riguardo al proprio universo individuale, fa crollare le credenze e i convincimenti basati sulle false convinzioni che l’universo esiste anche senza il “conoscitore” e che tutti percepiscono lo stesso universo. Gli individui producono/percepiscono l’universo in modo molto simile tra loro, perché: il software di elaborazione (percezione) e quasi uguale per tutti e perché le fondamenta dell’universo sono i processi della Coscienza Originale, che è una e ogni individuo è una Sua espressione.

L’attimo del concepimento, che avviene nel tempospazio dei genitori, fa parte dell’avviamento di processi che permettono l’espressione di nuove vibrazioni (di un nuovo individuo) e quindi di un nuovo tempospazio (quello del neoconcepito), come manifestazione dei processi della Coscienza Originale.

Tutte le vibrazioni ed energie dell’individuo, quindi anche tutto il suo tempospazio e i cosiddetti corpi sottili, iniziano a formarsi con il suo concepimento. Ciò che Precede l’individuo, cioè la Reale Identità e la Coscienza Originale, non è vibratorio. È proprio il concepimento a stimolare l’espressione di un’entità vibratoria (individuo) da stati non vibratori (Reale Identità e Coscienza Originale). Va inoltre considerato che, come ogni avvenimento spaziotemporale, anche il concepimento e ciò che lo precede (nel tempospazio dei genitori) è un’espressione dei processi della Coscienza Originale.

La maturazione della testimonianza qualitativa del tempospazio, può essere favorita:

- dalle espressioni: Sono aperto a scoprire il tempospazio in me; Mi apro a consapevolizzare l’Origine del tempospazio e Sussisto Origine del tempospazio.

- dalle domande, poste in modo illuminante: A chi appare il tempo-spazio? Il tempo passa, oppure è fermo e soltanto sembra passare? Dove e a chi avviene? Esiste senza un conoscitore? Esiste uno spazio interiore e uno esteriore, oppure è tutto interno all’esperienza di esserci? Cosa ci fanno il tempo e lo spazio in me? A chi appare il corpo? Chi lo percepisce? Dove appare? Dove appare il mondo? A chi? Chi ne fa esperienza? Cercando risposte veritiere a queste domande, si apre la porta a constatazioni profondamente logiche, per esempio che:

• il corpo e il mondo appaiono in noi, sono nostri modi di percepirci, di fare esperienza di noi stessi;

• non ci può essere alcuna separazione tra il corpo e il mondo, sono ambedue aspetti della percezione (di esserci);

• il corpo non è il vero conoscitore, ma è un aspetto del conoscitore effettivo (conoscenza in essere), espressione del Conoscitore Reale (Testimone Assoluto).

Si tratta di conclusioni profondamente razionali, alle quali si può giungere, anche senza una grande maturità spirituale, con un profondo ragionamento veritiero sulla percezione, per esempio:

- Visto che il mondo che percepisco appare nella percezione, è impossibile che sia esteriore, esterno a me.

- Dato che il corpo appare a me, nella mia percezione, il corpo fa parte di me.

- Siccome sia il corpo sia l’universo che percepisco avvengo nella mia percezione, non ci può essere alcuna separazione tra il corpo e l’universo. Un modo per giungere a questa definizione è cercare in modo illuminante il (presunto) confine tra corpo e mondo “esteriore”, anche trasbordando dal concetto confine al termine nesso.

- Siccome l’universo appare in me, come individuo sono anche l’universo percepito.

- Dato che l’universo percepito è una questione di percezione, non può esistere un universo “esteriore” uguale a quello che percepisco.

- Dato che tutto lo spazio che percepisco è in me: dov’è il fuori, l’esterno?, Cos’è, c’è?

- Poiché tutto il tempo che percepisco è una mia percezione, non può esserci senza di me. Allora, esiste il prima di me? Per chi?

Queste riflessioni possono portare a volgersi talmente verso l’Origine, da far ritrarre completamente il conosciuto nel “conoscitore” e far cessare le percezioni corpo e universo. Così può essere sperimentato integralmente il nucleo del campo esperienziale, che è vibrazionale e contiene il potenziale dell’universo materiale, che si presenta come tale con l’attivazione dei cinque sensi. Questo fa comprendere che la pura esperienza di esserci (stato vibrazionale) è più “reale” della materia, perché ciò che è percepito come materia, alla base è vibrazione. Scomparsa, con l’Estinzione, la pura esperienza di esserci e poi riapparsa, si può comprendere che anche questo stato vibrazionale è irReale e che il Testimone Assoluto è l’unica Realtà.

La mancanza di Presenza integrale, rende la percezione/idea che il tempo scorra dal presente verso il futuro, formando così il passato. Invece, esiste soltanto il presente, che in sostanza è un’espressione delle vibrazioni dell’Attimo presente. Il tempospazio della testimonianza totale è “unidimensionale”, è pura conoscenza in essere, senza “separazione” in “conoscitore” e conosciuto. Meno il tempo è percepito come (se fosse) tripartito in passato, presente e futuro, meno lo spazio è sperimentato come (se fosse) “diviso” in altezza, larghezza e profondità. In sostanza, lo spazio può essere definito come espressione del Tempo, inteso come Attimo presente. Con l’Estinzione cessa la produzione/sperimentazione del tempospazio. Permangono, impercettibili, la Reale Identità, la Coscienza Originale e l’Attimo presente.

Questo processo di consapevolizzazione si può sollecitare anche con il seguente esercizio meditativo per la liberazione dal passato e dal futuro:

1. Dedico questa meditazione all’Attimo presente.

Visualizzazione: il terzo occhio, “guardando” dal centro del cervello verso il centro della fronte. Tempo: 1’-2’

2. Chiedo la meditazione massima.

Visualizzazione: testa. Tempo: 2’-3’

3. Chiedo la riprogrammazione del passato.

Visualizzazione: il terzo occhio, “guardando” dal centro del cervello verso il centro della fronte. Tempo: minimo 3’

4. Chiedo l’eliminazione della proiezione futuro.

Visualizzazione: il terzo occhio, “guardando” dal centro del cervello verso l’esterno. Tempo: minimo 3’

5. Abbandono il passato e il futuro all’Attimo presente.

Senza visualizzare. Tempo: minimo 3’

6. Chi vuole liberarsi dal passato e dal futuro?

Senza visualizzare. Tempo: minimo 3’

La mente si domanda: Chi vuole liberarsi dal passato e dal futuro?, per rendersi Vuota.

Altre espressioni utili:

- Chiedo l’eliminazione delle cause delle percezioni passato e futuro.

- Abbandono alla Reale Identità le percezioni passato e futuro.

- Mi apro a consapevolizzare l’Attimo presente.

- Chi sta consapevolizzando l’Attimo presente, come?

Testimoniare il punto esperienziale primario

La consapevolizzazione del “nesso-confine” tra l’esperienza di esserci e la sua assenza, è uno dei processi fondamentali della maturazione della consapevolezza. Il ricercatore saggio punta direttamente l’attenzione su questo “punto” esperienziale primario (di ciò che lo precede non può essere fatta esperienza). In sostanza, la vera concentrazione meditativa esperienziale è il concentrarsi su questo “punto”, mentre quella non esperienziale e il focalizzarsi sulla (ricerca diretta della) Reale Identità.

Tendendo a consapevolizzare il punto esperienziale primario, ci si concentra sull’essenziale e si stimola la trasformazione qualitativa di altri segmenti dell’esserci. Si rende così il percorso spirituale un tragitto sempre più sostanziale, anche perché questo consente di diminuire il rischio di: a) impaludarsi in zone improprie, che può sembrare di grande importanza esaminare, senza però esserlo, e b) crearsi un itinerario di ricerca zigzagante o peggio ancora circolare, per percorrere il quale si bruciano molte energie e si consuma molto tempo, senza però incenerire gli ostacoli per il divenire veritiero. Tendere direttamente a consapevolizzare il “punto” esperienziale primo e ultimo, è anche la via diretta verso il Discernimento del Reale dall’irReale.

La maturazione della testimonianza indiretta

Nessuno ha mai visto veramente la propria madre, nessuno ha mai abbracciato altri, nessuno ha mai sentito i Beatles, soltanto Bob Marley ha sentito Bob Marley.

Solamente Bob Marley ha potuto percepire direttamente la propria voce (percezione dell’individuo Marley che percepisce la voce di Marley). Gli altri, più precisamente le altre percezioni, hanno sentito la propria elaborazione di alcuni processi stimolati dal cantare di Bob Marley.

I Beatles, invece, non hanno sentito nemmeno loro stessi. Ognuno dei quattro ha udito in sé un’elaborazione di ciò che è definita musica dei Beatles. Ha sentito: direttamente un quarto dei Beatles (la parte della band rappresentata da lui stesso) e indirettamente gli altri tre quarti della band, elaborando nella propria percezione i processi stimolati dai suoi tre compagni.

Abbracciare altri significa prendere tra le braccia segmenti di se stessi. L’abbraccio avviene nella propria percezione. In un abbraccio tra due persone ci sono due abbracci, uno per partecipante. Ognuno fa l’esperienza abbraccio nel proprio mondo, campo esperienziale.

Percepire la propria madre significa elaborare dei processi relativi a lei, non vuole dire sperimentarla direttamente. Nella percezione appare una figura che è definita madre, che è una proiezione del “conoscitore” sullo schermo conosciuto. È un gioco del campo esperienziale con sé in sé.

Chi è attaccato (tra l’altro: Chi è questo chi?) all’idea sbagliata di percepire un mondo veramente esteriore, può reputare negativo il fatto che non si possa veramente abbracciare l’altro o percepire la propria madre. Invece, non si tratta di qualcosa di negativo, ma di un’impossibilità del tutto naturale. Negativo, perché abbagliante, è ritenere che il mondo percepito sia esteriore. Quasi paradossalmente, nonostante non ci sia alcuna separazione, è impossibile fare esperienza di altri.

Può essere veramente difficile far crollare i convincimenti che si basano sull’esistenza di un mondo esteriore, ma l’idealizzazione della vita impossibilita la vita vera. Le certezze basate sull’idea che c’è un mondo esteriore sono false. Come potrebbe essere diversamente, visto che si basano su una percezione non corrispondente all’effettivo stato dei processi?! Le vere certezze sono incrollabili, quelle che possono crollare non sono sicurezze, ma abbagli. La Certezza da maturare è che Dio è l’unica Realtà e Reale Identità. Maturandola, emerge la Sicurezza che qualsiasi cosa accada all’individuo e al mondo in lui, non tange minimamente Quello che si è in Realtà: il Testimone Assoluto.

La conoscenza che il mondo “esteriore” è interiore, fa comprendere, tra l’altro: a) che i conflitti percepiti come esteriori sono invece interni; b) che quelle che si percepivano come lacune altrui sono, in effetti, proiezioni delle proprie (ritenute) mancanze. Chi non sente carenze, non proietta lacune e proprio per questo può constatare l’effettivo stato delle cose, molto sobriamente e senza giudizio.

Immaginare l’esistenza di un mondo esteriore può fare comodo a chi (chi è questo chi?) vuole addossare ad altri le colpe del proprio malessere, ma per maturare il BenEssere dell’Amore è necessario assumersi la responsabilità del proprio mondo, migliorandone la qualità e accettando pienamente l’umanità percepita come propria illusoria proiezione. Immaginare un universo esteriore impedisce la scoperta che la propria sofferenza e felicità sono sostanzialmente mali/beni del prodotto interno, non prodotti importati.

Scoprire che il cosiddetto mondo “esterno” è dentro di noi, fa crollare l’abbaglio di poter incontrare qualcuno. Si può incontrare solo se stessi (l’esperienza di esserci è in perdurante meeting con sé), più precisamente si è sempre soli con se stessi. Essere pienamente consapevoli di questa solitudine significa essere in compagnia di tutti: la piena percezione di essere sempre soli con se stessi fa sperimentare la compagnia di ognuno. Il senso di vuoto, nel senso di perdita, conseguente a un abbandono, alla fine di un rapporto, alla morte di una persona cara…, è causato dalla scomparsa del proprio segmento percettivo rappresentante quella persona. L’unica vera soluzione, per colmare compiutamente il vuoto emotivo lasciato dalla scomparsa di “qualcuno”, è rendere il campo esperienziale vuoto di ogni percezione di separazione, rendendolo integralmente Amore.

Testimoniare emozioni e idee altrui

Durante la testimonianza non totale:

- il “conoscitore” proietta i propri contenuti su ciò che conosce. Dunque, anche su ciò che percepisce come altri individui, immaginando che facciano parte di un mondo esteriore.

- la percezione è in gran parte diversa dalla Pace ed è automaticamente in conflitto anche con gli altri, c’è ostilità tra i suoi segmenti.

- non essendo integralmente Amore, l’esserci prova/produce verso gli altri emozioni diverse dall’Amore, perché costituisce in sé un mondo che non vibra di Amore.

Soltanto la Consapevolezza integrale può avere una visione chiara delle emozioni e dei pensieri altrui. Essendo priva di proiezioni, può essere nitidamente consapevole dei processi altrui. La Consapevolezza integrale è anche un grande aiuto per gli altri, perché i loro processi sono trasformati positivamente dal suo ascolto silente. Più la testimonianza è integrale, meglio testimonia le emozioni e le idee altrui, influendo beneficamente sulla loro trasformazione positiva.

Affrancata da ogni conflitto, compiutamente Amore e pienamente consapevole dell’unità, la Consapevolezza integrale non ha la possibilità di proiettare i propri contenuti su altri. Poiché è anche eguaglianza del “conoscitore” e del conosciuto, non sperimenta la molteplicità (nel senso di percezione di separazione tra i vari elementi percepiti) ed è consapevole che tutto ciò che percepisce sono suoi contenuti. Inoltre, a differenze delle emozioni diverse da Lui, l’Amore non può essere proiettato, perché implica l’assenza di uno schermo (su cui proiettare) diverso dallo spettatore. Quando c’è Amore, il campo esperienziale Lo è integralmente ed è quindi caratterizzato dall’uguaglianza tra soggetto “conoscitore”, atto conoscitivo e oggetto conosciuto.

Testimoniare la Coscienza e il Testimone

Precedenti l’individuo e inspiegabili, la Coscienza Originale e il Testimone Assoluto possono essere consapevolizzati (non sperimentati), anche con l’aiuto delle seguenti:

- affermazioni: Sono Dio, Sussisto Assoluto, In Realtà sono il Testimone

- richieste: Mi apro a consapevolizzare la Coscienza Originale; Mi apro a consapevolizzare la Reale Identità; Chiedo alla Reale Identità di eliminarmi gli ostacoli per l’Estinzione

- domande: Chi sono in Realtà?; Qual è la Reale Identità?; Cos’è la Coscienza Infinita?; Cos’è il Testimone Assoluto?...

Testimoniare la Coscienza Originale significa anche essere consapevoli del suo più che spontaneo esprimersi e del fatto che le idee e le emozioni diverse concretizzano il potenziale espressivo della Coscienza Originale, in forma di avvenimenti spaziotemporali.

Testimoniare il Testimone significa essere pienamente consapevoli che Dio è l’Unica Realtà e la Reale Identità, l’Origine Reale dell’irReale Manifestazione. Vuole cioè dire anche Discernere la Realtà (Testimone) dal suo esprimersi (Coscienza, vibrazioni, energie, materia).

Fonte:http://www.andreapangos.it/advaita_vedanta_testimone_assoluto.html

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